Anche Bublik e Zverev criticano il fondo della campo lento della nuova Defense Arena
Dal “campo pronto per il vero tennis” al “salviamo solo il servizio” il passo è sicuramente… lento. Parole di Carlos Alcaraz, contesto scintillante ma particolarmente nefasto: la Defense Arena di Parigi, palcoscenico di un Masters 1000 praticamente nuovo di zecca dopo il trasferimento da Bercy. Lo spagnolo è mestamente uscito di scena al primo turno contro Norrie, riaprendo la corsa al numero 1 che sembrava, se non sigillata fino a fine anno, quantomeno discretamente indirizzata. E ha puntato l’indice sul campo indoor francese: “Non sento assolutamente la palla, zero. Qua non posso giocare”. Il problema non si porrà fino all’anno prossimo, vista l’eliminazione.
sorriso e rabbia
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Alcaraz ha ragione, vale la pena precisarlo. L’indice di velocità (CPI) del Centrale a Parigi è 35,1. Lo scorso anno, a Bercy, aveva toccato il picco degli ultimi cinque anni: 46,6. Una marea di punti persa per strada, qualcosa di intuibile anche osservando le altre sfide. Il problema è che Carlos non pensava che i campi potessero essere così lenti. Alla vigilia sorrideva: “E’ molto diverso rispetto all’anno scorso. È molto più lento, ma a me piace. Possiamo vedere del vero tennis: ci sono scambi lunghi, non solo servizi e punti brevi. Per me è buono: ho sempre detto che preferisco i campi più lenti”. Dal sorriso alla rabbia, durante il secondo set contro Norrie: “Non posso giocare qua, è come giocare su terra, è peggio di Montecarlo (dove si gioca su terra, ndr). Salvo solo il servizio”. Sul resto ha influito anche il CPI, indice di velocità del campo. Si tratta di un coefficiente basato su due variabili: l’attrito della superficie e la restituzione verticale.
bublik condivide
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La questione della velocità del campo a Parigi era già stata affrontata prima del Masters 1000. Era noto che alla Defense Arena volessero rallentare gli scambi rispetto alla supersonica Bercy: si parlava di un CPI (Court Pace Index) di circa 40 per avvicinare le condizioni di gioco il più possibile all’Inalpi Arena di Torino, sede delle Finals. Ma è andata più… lenta del previsto. Lo ha detto anche Bublik: “Sono sicuro, è il campo indoor più lento su cui abbia mai giocato in tutta la mia vita. E nettamente, anche. L’anno scorso, in confronto, sembrava di pattinare sul ghiaccio: era velocissimo. Ne ha parlato anche Zverev: “A Bercy i campi di allenamento erano migliori. E qua alla Defense si sente il rumore degli altri campi e degli altoparlanti. C’è più confusione”. Anche in senso figurato, sembra.







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