Il coach del n.1 dopo la finale persa allo Us Open: "Jannik non gioca solo contro l’avversario dall’altra parte della rete. Gioca contro le aspettative di un Paese intero"
I giorni dopo una finale sono sempre i più complessi. Specialmente dopo una finale persa, che porta con sé tutta la scia di delusione e le critiche riguardo gli aspetti più svariati del gioco. Non ne è stato esente Jannik Sinner, che è stato in realtà il primo a riflettere su sé stesso dopo la sconfitta in finale allo Us Open contro Carlos Alcaraz. Ha preso la parola in merito anche coach Simone Vagnozzi, come riportato da RaiNews: "Jannik non gioca solo contro l’avversario dall’altra parte della rete. Gioca contro le aspettative di un Paese intero".
la pressione è un macigno
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Il "contro" va ovviamente interpretato nel modo giusto. Per quanto infatti le aspettative siano positive, create in fin dei conti anche dai numeri da capogiro di cui è stato negli ultimi due anni protagonista Sinner, diventano in campo un ulteriore elemento di pressione. Che, in alcune occasioni delicate come una finale Slam, la terza della stagione contro lo stesso avversario, possono assumere tratti ancora più pesanti. Vagnozzi non usa mezzi termini: "Tutti vedono la sconfitta, ma non vedono le notti in cui piangeva, i giorni in cui non riusciva nemmeno ad alzare il braccio per la stanchezza". Sinner ha con sé uno staff forte, consapevole e capace di limare i limiti e lavorare bene su cosa migliorare. Sono già pronti a ripartire, lasciando alle spalle qualsiasi critica.