L'ex centrocampista brasiliano parla così della sfida di sabato: "Mourinho mi voleva all'Inter già nel 2009, ma la Fiorentina mi mandò a Torino. Voglio fare l'allenatore"
Felipe Melo ha avuto paura una volta sola. A 15 anni, in Brasile, si ritrovò faccia a faccia con un narcotrafficante alto e tatuato. "Ogni tanto frequentavo giri un po’ così. Un giorno quest’uomo mi prese da parte, mi guardò con due occhi che non ho mai dimenticato e disse che se mi avesse visto bazzicare ancora lì intorno mi avrebbe sparato. ‘Hai un futuro nel calcio, qui non ti voglio più vedere’. Gli ho dato ascolto. Ora non so che fine abbia fatto, credo sia morto". Felipe Melo è il solito fiume in piena. Rompe gli argini parlando di Inter, di Juve, del suo futuro da allenatore e del suo passato.
Se non avesse fatto il calciatore cosa avrebbe fatto?
"Forse sarei finito in brutti giri, ringrazio i miei genitori. Papà operaio, mamma casalinga. Sono cresciuto azzannando la vita e le difficoltà".
Del resto, la chiamano Pitbull.
"Un soprannome che ho amato. La gente si ricorda di me solo per i brutti falli, ma ho sempre avuto qualità. Al Mondiale 2010 realizzai l’assist più bello di tutta l’edizione: quello per Robinho contro l'Olanda, dove fui espulso. Un passaggio in verticale di venti metri che lo mise davanti alla porta...".
Sabato c’è Juve-Inter, la sua partita.
"Bei ricordi. Alla Juve ho giocato quasi cento partite, ma ero giovane e immaturo. Ho commesso dozzine di errori e li ho pagati tutti".
Del tipo?
"Una volta persi palla, il pubblico fischiò e mandai tutti a quel paese. Quando rientrai a casa mia moglie mi rimproverò. Ero un ragazzino: litigavo con tutti, rispondevo male, ero scontroso e nervoso. Discussi anche con Chiellini, com’è noto. Ormai abbiamo fatto pace: ci siamo salutati con affetto al Mondiale per Club. C’erano anche Infantino. È geniale: sta cambiando il calcio e lo stimo".
L’Inter la voleva già nel 2009.
"Sì, ma Corvino mi disse ‘o vai a Torino o vai a Torino. Non hai altre scelte’. I bianconeri pagarono la clausola di 25 milioni e infilarono Marchionni nella trattativa. Firenze non la prese bene, mi contestò parecchio: lì è nata la mia prima figlia, ho amato il Franchi e la città".
Inutile chiederle per chi tiferà sabato.
"L’Inter è nel mio cuore. A casa ho ancora la prima pagina della Gazzetta dopo un mio gol al Verona, quando andai a baciare mia moglie. Era il 2015, c’è scritto ‘fuga al bacio’. Quando Mancini mi chiese di venire non esitai, mi dispiace essere rimasto poco".
Se si trovasse davanti Frank de Boer cosa le direbbe?
"Di calcio non ha mai capito niente, non è capace. Parlò male anche di Gabigol, chiamandolo ’Gabi-ex-gol’. Non parlava italiano, stava sulle palle a tutti nello spogliatoio. Infatti è durato tre mesi e poi ha collezionato disastri ovunque. Grazie a Dio quell’anno arrivò Pioli".
La nuova Inter la convince?
"Al Mondiale avrebbe potuto fare di più, ma ci sta. Chivu è arrivato da poco e sta provando a tracciare una nuova linea dopo i quattro anni di Inzaghi, e quindi di automatismi. Mi piace Sucic, penso possa diventare determinante, e poi stravedo per Pio Esposito e Dumfries. È un periodo d’oro per lui: la palla gli sbatte addosso ed entra".
Lautaro Martinez è tra i primi cinque attaccanti al mondo?
"No… è tra i primi tre! Nel 2024, al Pallone d’Oro, avrebbe meritato ben più del settimo posto".
La Juve può lottare per lo scudetto?
"La gara con l’Inter dirà se potrà farlo. Ho visto i bianconeri al Mondiale: contro il City sono stati vergognosi. Tudor non mi fa impazzire, non sembra niente di eccezionale. E' partito bene, ma è contro squadre come l’Inter che deve fare la differenza".
Chi è la favorita per vincere il titolo?
"L’Inter è la più forte, ma il Napoli ha qualità".
Il giocatore imprescindibile per i bianconeri?
"Bremer. L’anno scorso è mancato come l’aria".
E per l’Inter?
"Calhanoglu: è ancora la mente".
Come finisce sabato?
"Spero di vedere tanti gol".
Un giocatore per cui avrebbe corso il triplo?
"Calhanoglu e Yildiz. Il modo con cui il turco tocca la palla mi fa impazzire. Avrei battagliato per lui fino alla fine".
Pochi mesi fa disse: "Nel 2026 mi vedrete in panchina: spero di allenare in Serie A". La sua idea di calcio qual è?
"Voglio gente coraggiosa e di qualità. Se non infili la gamba in un contrasto, non giochi. Io sono stato un gran giocatore, lo dico con serenità. Randellavo e facevo gol: di mediani così ce n'erano pochi. Come dico sempre con Felipe in campo poteva essere difficile, ma senza Felipe lo era ancora di più".