Il capitano nerazzurro, da inizio stagione, tra competizioni intercontinentali e nazionale argentina ha percorso quasi 107.000 km. E non sono inclusi quelli tra Serie A e Champions League con l'Inter...
Chi meglio di Lautaro Martinez rappresenta la definizione di stacanovista? Nessuno. E se servisse una conferma basta citare un numero: 107.000. Sono i chilometri percorsi dal capitano nerazzurro dall'inizio della sua stagione, peraltro senza aggiungere quelli "obbligati" tra Serie A e Champions League. Il conteggio include il Mondiale per Club americano (perché un vero e proprio distacco tra la stagione passata e quella in corso effettivamente non c'è mai stato) ma soprattutto i viaggi intercontinentali che il Toro è chiamato a superare durante ogni sosta nazionali: Cile, Argentina, Ecuador, Usa. E ritorni. Oggi persino Africa - Lunda - a causa di un'amichevole con l'Angola, un domani nemmeno troppo distante Doha, in Arabia Saudita, non per la Supercoppa in cui sarà protagonista la squadra di Chivu ma per la "Finalissima" tra Spagna e Albiceleste dopo i trionfi delle due nazionali rispettivamente all'Europeo e in Coppa America.
Per intendersi, la lunghezza del globo terrestre (o circonferenza equatoriale) si attesta circa a quota 40.000 km. Lautaro l'ha quasi triplicata in meno di 6 mesi. Milano è sempre al centro della vita - sportiva e non - del capitano nerazzurro, che però mai si sognerebbe di attaccare il telefono ad una chiamata del ct argentino Lionel Scaloni. Nemmeno per un'amichevole sulla carta più che evitabile. Ecco spiegato il perché di una condizione non sempre ottimale, di periodi opachi sotto porta che puntualmente Lautaro spazza via dopo appena 2-3 partite al massimo, e perché no anche di un nervosismo che emerge troppo spesso anche a causa della stanchezza.
strascichi
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La stagione scorsa, per Lautaro e per l'Inter tutta, si era chiusa con la delusione più profonda a Monaco di Baviera contro il Psg. E dopo il 31 maggio è successo di tutto: l'addio di Inzaghi, l'arrivo di Chivu, le polemiche a distanza con l'ex partente Calhanoglu, il Mondiale per Club, l'eliminazione per mano del modesto Fluminense, pochi giorni di distacco per ricaricare le pile. Sembra una vita fa, eppure si tratta di fatti accaduti (molto) di recente. Poi si è ripartiti, quasi subito. Una manciata di amichevoli e via dentro la nuova stagione. Con una costante: Lautaro sempre protagonista, sempre stacanovista, sempre in viaggio. L'avvio leggermente sottotono (rispetto agli standard) del Toro è anche, se non soprattutto, figlio di stagioni estenuanti in cui l'argentino è sempre protagonista assoluto: Lautaro non rinuncia mai al suo ruolo primario, l'Inter mai rinuncia a lui e per di più non lo fa neppure l'Argentina, nemmeno in amichevoli contro Angola, Portorico e Venezuela o nei turni di qualificazione al prossimo Mondiale. Ma è nella natura del Toro, anche guardandola da un piano "zodiacale": tenace e testardo, affidabile e leale. Rinunciare a qualcosa? No, non se ne parla.










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