La nuova Superbike di Hamamatsu festeggia i 40 anni della famiglia GSX-R con aggiornamenti meccanici, elettronica evoluta e un design che omaggia la storia del modello. Euro 5+, 195 cavalli, aerodinamica affinata e una dotazione pensata per la pista e la strada. Così torna il modello che, negli anni ‘80 aveva riscritto la storia delle supersportive
Se certe moto avessero un curriculum, quello della GSX-R 1000 R sarebbe lungo come i moduli del commercialista. Debutto che ha cambiato il segmento delle supersportive, titoli nel Mondiale Endurance, chilometri di pista e garage pieni di adesivi “Gixxer inside”. Ora, nell’anno del 40° compleanno della famiglia GSX-R, Suzuki riporta in scena la sua mille con un aggiornamento che sa di celebrazione e continuità. Un ritorno che sembra dire: niente nostalgia, qui si continua a correre. L’obiettivo? Restare fedele alla frase che ha accompagnato generazioni di smanettoni: “Designed to Perform, Built to Thrill”.
1 Motore da leggenda, rifinito per tempi moderni
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Il cuore è quello che ha reso questa supersportiva un’icona: quattro cilindri in linea da 999,8 cc, ora omologato Euro 5+ ma sempre pronto a scatenare ben 195 Cv a 13.200 giri/min. Nonostante le regole più severe, il carattere resta quello della “Regina delle Sportive”. Iniettori rivisti, condotti ottimizzati, pistoni più leggeri, rapporto di compressione più alto: insomma, niente lifting estetico, ma quelle attenzioni che garantiscono un motore capace di urlare in rettilineo e girare rotondo nel quotidiano. La Sr-Vvt (distribuzione a fasatura variabile all’aspirazione) resta uno dei gioielli della casa: un sistema compatto, efficace. Una scelta tipicamente giapponese quando tutto il mondo si complica la vita. Risultato? Coppia più lineare, tanto allungo e un rombo che fa venire voglia di cercare il prossimo cordolo… anche se davanti c’è solo la rotonda del supermercato.
2 Telaio da pista, ma senza laurea in ingegneria
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Il telaio doppio trave in alluminio e il forcellone rinforzato confermano l’anima racing, ma senza trasformare ogni buca urbana in un percorso di guerra. Cerchi a sei razze, gomme Bridgestone RS11, freni Brembo radiali con dischi anteriori da 320 mm di diametro e sospensioni pluriregolabili. Anche i dettagli parlano la lingua delle competizioni: leve regolabili, sottocoda snellito, possibilità di montare ali in carbonio (per quei weekend in cui si sente il bisogno di qualche chilo di downforce morale). Tutto, però, resta nel solco GSX-R: leggero, diretto, sincero. Qui non si guida un computer che permette di correre: si guida una moto che chiede di correre e la tecnologia si occupa del resto.
3 Elettronica moderna, spirito libero
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L’evoluzione è evidente nel pacchetto elettronico, più completo e raffinato. Tre mappe motore, controllo di trazione a 10 livelli, launch control, limitatore di impennata, controllo di trazione, Cornering Abs, quickshifter bidirezionale e persino gestione della frenata in discesa. Tutto orchestrato per essere meno alieno e più… umano. Chi entra in pista apprezzerà la logica della GSX-R 1000 R: non toglie le sensazioni, amplifica la fiducia. Chi gira su strada troverà comfort nei piccoli gesti: Easy Start, Low Rpm Assist, nuova batteria al litio più leggera e un cruscotto chiaro, senza quiz per capire se le mappe sono in modalità “A per Attack” o “C per Caffè e rientro tranquillo”. Il design, poi, parla da solo: linee affilate, airbox Srad in bella vista, livree celebrative che sanno di poster anni ’90 e un logo celebrativo che merita una cornice. Perché certe storie non si archiviano: si festeggiano. Se c’è una frase che riassume la nuova GSX-R 1000 R, è questa: evoluzione tecnica, anima intatta. La leggenda continua, col suono metallico del quattro in linea che ricorda perché questa moto è stata pensata per piacere a tutti.








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