Dal calcio
al cinema, passando dalla questione stadio del Napoli "pronto
tra tre anni" alle piattaforme in streaming come Netflix "che
hanno ucciso il cinema", in un incontro senza filtri: un'ora e
più a rispondere alle domande dei giurati del Giffoni Film
Festival per Aurelio de Laurentiis, giunto oggi a Giffoni Valle
Piana per l'inaugurazione del festival del cinema per ragazzi.
Prima parte dell'incontro dedicata al suo Napoli, una squadra
che vince ma anche un'azienda che sta sul mercato con successo
in un contesto, quello della serie A che De Laurentiis definisce
"fallimentare": "Io non mi vergogno, come fanno molti oggi, di
fare anche la bassa macelleria - ha detto il patron azzurro -.
Siamo poco più di 100 persone a lavorare nel Napoli. In altri
club sono in 500, 600. Questa è la differenza. Questa è la
sostenibilità vera". "Di questo passo - l'allarme del patron
azzurro - se non si prendono decisioni il calcio rischia di
sparire nel giro di due-tre anni". E ne ha pure per il calcio
femminile: "I costi sono arrivati alle stelle. Senza fondi
pubblici è solo un peso. Prima servono strutture,
organizzazione, sponsor veri. Altrimenti restano solo belle
parole".
Poi il racconto della svolta nella gestione del merchandising
del club: "Non ero d'accordo ad arricchire Nike, Adidas, Puma.
Quando il mio fornitore mi disse 'con il Covid non posso darti i
7 milioni', gli risposi 'teniti il 10%, il resto lo gestisco
io'. Alla fine avevano venduto solo cinque maglie in America. Ho
letto il contratto, c'era una clausola per la disdetta da
esercitare entro febbraio. Feci una raccomandata e via".
E' nato così il nuovo progetto interno: "Ho chiamato Giorgio
Armani. Gli dissi 'mi serve un brand divino'. E lui ha detto sì.
Poi ho coinvolto mia figlia, che faceva la psicologa. Le ho
detto 'lascia la psicologia, mi servi in azienda'. Ora abbiamo
una vera e propria divisione che produce, vende e incassa. Ieri,
solo online, abbiamo fatto mezzo milione di euro".
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