Reaves, i Lakers si godono il ragazzo di campagna che è entrato nella storia

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Coi 51 punti segnati ai Kings ha affiancato le leggende gialloviola e non fatto rimpiangere le assenze di LeBron e Doncic. Un talento nato in provincia e andato oltre ogni aspettativa

Riccardo Pratesi

Collaboratore

27 ottobre - 21:09 - MILANO

Cinquantuno punti. Il quinto giocatore dei Lakers degli anni Duemila a realizzarne almeno 50 in una singola partita. Non è un nuovo acquisto di Los Angeles, è una faccia nota e conosciuta: Austin Reaves. “Non ho parole”. Lui si conferma uomo del fare, più che del dire. Sembra l’intruso della Settimana Enigmistica nel mondo dello show business - spesso da cinema - dei Lakers. Lui è un ragazzo di campagna, orgoglioso prodotto dell’Arkansas. Non era previsto che giocasse in Nba e proprio non era immaginabile che diventasse una stella. E invece… 

impresa

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Ok, facile però contro i Sacramento Kings - direte, forse -. Beh il 27enne dal 2021 ai Lakers anzitutto li ha ottenuti con un’efficienza clamorosa. Tirando 12/22 dal campo, realizzando 15 punti nel 4° periodo, segnando 4 tiri liberi negli ultimi 32 secondi. Abbinando la super prestazione al successo di squadra. Conta di più, così. Poi ci ha messo accanto, a quei 51 punti, anche 11 rimbalzi e 9 assist, sfiorando la tripla doppia. Per mettere le cose in prospettiva un partitone di questa portata la franchigia gialloviola non lo esibiva dai tempi di Baylor, dal 1963: allora Elgin mise assieme 50 punti, 15 rimbalzi e 11 assist contro Boston. C’è di più. Reaves è stato il salvagente Lakers nella sera in cui Doncic ha dovuto fermarsi, acciaccato. Il ragazzone che al college ha giocato a Wichita State e Oklahoma University, nel Midwest, periferia rispetto ai palcoscenici degli atenei di nome e location più acclamate, ha dovuto inventarsi primo terminale offensivo della squadra di JJ Redick che era anche senza LeBron James, che deve ancora esordire. Detto, fatto. Certo, i Kings non sono da titolo, ma hanno un perimetro importante, con Schroeder, Westbrook, LaVine, Monk e DeRozan, talenti disfunzionali l’uno di fianco all’altro, ma di qualità. Insomma Reaves ha compiuto un’impresa autentica, persino in stagione regolare. Perché davanti ai propri tifosi a inizio stagione non vuole perdere nessuno. E per i Kings i Lakers sono il nemico storico. Però non avevano fatto i conti con Reaves.

 Rui Hachimura #28 congratulates Austin Reaves #15 of the Los Angeles Lakers after they beat the Sacramento Kings at Golden 1 Center on October 26, 2025 in Sacramento, California. Reaves finished with a career high 51 points. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and/or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement.   Ezra Shaw/Getty Images/AFP (Photo by EZRA SHAW / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)

quanto vale?

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Ha cominciato dal basso, coi Lakers. Giocando la Summer League. Non aveva il fisico e il pedigree per “fare la squadra” in teoria. Solo in teoria, però. Perché ha dimostrato le doti offensive per stare nella rotazione gialloviola e poi l’intensità per tenere il campo in difesa. E strada facendo la forza mentale per non farsi venire il mal di testa dai saliscendi repentini degli umori di casa Lakers, quelli che hanno invece messo ko tanti gialloviola con nomi altolocati e effetti speciali atletici che lui neanche si sogna. Reaves fa il suo cammino, non si mette fretta. Ha aumentato la quota punti che porta in dote ogni stagione: dai 7.3 di quattro anni fa è arrivato ai 20.2 dello scorso. E ora... Non è un realizzatore puro. Sa passare la palla. Creatore di gioco secondario perfetto complemento di Doncic per non tirare il collo allo sloveno. E ottimo rimbalzista: 4.5 per gara l’anno scorso, lo screenshot della ferocia agonistica che dimostra su ogni possesso nella propria metà campo. Non scala le marce in difesa: non sarà mai un super atleta, rapido o esplosivo, ma è alto 196 centimetri, sa leggere il gioco e ci mette l’anima. Lo aiuta a limitare i danni, perlomeno. Certo quando ai playoff i Lakers sono usciti presto, troppo per i tifosi gialloviola, è stato facile affibbiargli le colpe. Il capo d’accusa? Meno brillante rispetto alla stagione regolare. Serviva un capro espiatorio. Però ai playoff la differenza la fanno i capobranco: LeBron, Davis e Doncic, nel recente passato dei Lakers. Nel bene e nel male. I Lakers del 2025 avevano un organico incompleto, un quintetto integrato da comprimari. Quando le spaziature saltano e i raddoppi aumentano chi paga dazio è più un Reaves di un Doncic. Naturale, non ne cambia il valore assoluto, solo la contingenza specifica.

 Austin Reaves #15 of the Los Angeles Lakers goes up for a shot on Russell Westbrook #18 of the Sacramento Kings at Golden 1 Center on October 26, 2025 in Sacramento, California. Reaves finished with a career high 51 points. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and/or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement.   Ezra Shaw/Getty Images/AFP (Photo by EZRA SHAW / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)

lui e doncic

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Con un ruolo più centrale nel progetto Lakers Reaves “rischia” la convocazione all’All Star Game se continua così. Redick l’ha visto trascorrere l’estate in palestra a lavorare sul fisico, a rinforzarsi. E dire che di tentazioni la città degli angeli ne offre parecchie, ma per un ragazzo dell’Arkansas la palestra basta e avanza. Reaves ha fatto un favore ai Lakers quando due stagioni fa ha rinnovato per “appena” 53 milioni di dollari per quattro anni. Un contratto a prezzo di saldo, per le cifre che corrono. Tra due stagioni dovranno rinnovarlo, stavolta i Lakers dovranno rompere il salvadanaio. Vale la pena? Non fa scopa con Doncic in difesa, non diventa troppo dover proteggere due giocatori sul perimetro? Più no che sì. Nel senso che Luka, dimagrito, alto e comunque grosso, ora può difendere su chiunque, quando vuole. E Marcus Smart, “cane da guardia” se ce n’è uno, può coprire le spalle a entrambi, ora. Reaves è perfetto terzo violino per una squadra di vertice e con LeBron che sembra destinato a ritirarsi a fine stagione e che la nuova proprietà comunque non vuole più ai Lakers, lasciare andare Reaves, la strada vecchia per quella nuova, pare un rischio imprudente. Scambiarlo poi non ha senso: alle cifre che guadagna non si ottengono giocatori migliori e nemmeno più funzionali.

le parole

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“Cinquantuno punti? Quello che conta è aver vinto”. Reaves è più bravo a tirare che con le parole. Ma il sorriso diceva tutto, ne smascherava la felicità. Come un bambino beccato mentre mangia le caramelle, sapeva di averla combinata grossa persino per i suoi standard da underdog. “Io come i grandi Lakers del passato? Non ho parole, li guardavo in tv. Ma domani abbiamo un’altra gara dura, dobbiamo farci trovare pronti”. Sempre sul pezzo. Non ha il talento naturale per mollare un attimo. I Lakers lo immaginano futuro di franchigia e pazienza se qualche tifoso gli chiederà sempre più di quanto possa dare. Redick se lo coccola con lo sguardo. Averne...

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