Francesco Palma
3 novembre - 18:04 - MILANO
Dai criteri con cui si valuta l'introduzione dei medicinali (o gli interventi chirurgici) alle terapie più efficaci: le risposte del dottor Alessandro Giovanelli
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Le risposte del dottor Giovanelli
Negli ultimi anni il tema dell’obesità ha assunto una rilevanza crescente, sia nel dibattito scientifico che nella società. Oggi, anche in Italia, si è compiuto un passo importante: l’obesità è stata ufficialmente riconosciuta come una malattia cronica. Come spiegato dal dottor Alessandro Giovanelli, responsabile dell’istinto Nazionale per la cura dell’obesità INCO all’IRCCS Ospedale Galeazzi- Sant’Ambrogio di Milano, questa svolta ha delle implicazioni importanti: “Viene finalmente riconosciuto ciò che il mondo scientifico sostiene già da molto tempo: quando parliamo di obesità non parliamo di una responsabilità o di una colpa del paziente, ma di una vera e propria malattia, e questo ha molte conseguenze dalla prevenzione al trattamento fino al mantenimento dei risultati. Quindi un primo grande riconoscimento è che il malato non è più stigmatizzato come colpevole. Da un punto di vista pratico la legge pone molta attenzione sulla prevenzione. Si rivolge quindi molto anche alla pediatria, proprio per prevenire, quando possibile, le condizioni che portano il bambino a diventare sovrappeso o obeso. In sostanza è un piccolo capitale, anche ai fini delle campagne a favore della prevenzione, e istituisce un osservatorio che annualmente riferirà sull’andamento di questo fenomeno. I farmaci non vengono ancora rimborsati dal sistema sanitario, sono quindi a carico del paziente, mentre gli interventi chirurgici sono già coperti quando rientrano nei parametri previsti”.
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