Dito puntato sulla gratificazione istantanea data da cibo industriale e calorie in eccesso
Giacomo Martiradonna
9 settembre - 20:15 - MILANO
Nel comune sentire, si dà spesso per scontata la correlazione tra obesità e mancanza di attività fisica e dunque, per estensione, a pigrizia e forza di volontà. Eppure, diversi studi recenti dimostrano una realtà ben più complessa, in cui lo stile di vita è solo la tessera di un mosaico più grande. Alla base dell'obesità c'è spesso un problema di dipendenza, un'attivazione alterata dei circuiti cerebrali della ricompensa, oltre a questioni psicologiche individuali e predisposizioni genetiche che vanno oltre i fattori ambientali. E una responsabilità rilevante ricade sull'industria alimentare, che negli ultimi decenni ha promosso il consumo di cibi ultra-trasformati, ricchi di calorie vuote e capaci di attivare una gratificazione immediata che in alcuni può spingere all'eccesso.
Obesità e sedentarietà, lo studio
—
Un importante studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, condotto dalla ricercatrice Amanda McGrosky, ha analizzato i dati relativi a dieta, attività fisica e composizione corporea di 4.213 adulti, provenienti da 34 popolazioni in sei continenti. I partecipanti, di età compresa tra 18 e 60 anni, sono stati sottoposti alla misurazione di diversi parametri: il dispendio energetico totale (TEE), il dispendio energetico derivante dall’attività fisica (AEE), quello basale (BEE), oltre alla percentuale di grasso corporeo e all’indice di massa corporea (BMI). Dall'analisi è emerso che la responsabilità principale dell'obesità risiede nell'eccesso di calorie ingerite, soprattutto sotto forma di alimenti ultra-trasformati, come piatti pronti, snack dolci e preparati industriali. La ricerca sottolinea, infatti, che "la percentuale di UPF nella dieta era correlata positivamente alla percentuale di grasso corporeo", mentre l’attività fisica risulta avere un impatto marginale sull'obesità.
E d'altro canto questo non sorprende; dopotutto si tratta delle leggi della termodinamica: per ingrassare bisogna introdurre più calorie di quante se ne consuma. Sic et simpliciter.
Obesità e sviluppo economico
—
Un'altra conclusione significativa dello studio riguarda il rapporto tra sviluppo economico e dispendio energetico. I dati raccolti mostrano che, nelle popolazioni economicamente più sviluppate, si osserva una lieve riduzione (circa 6-11%) del dispendio energetico totale e basale rispetto ai Paesi meno sviluppati. Tuttavia, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, l'energia spesa per attività fisica rimane complessivamente superiore nelle nazioni più ricche. Un dato che evidenzia come la sedentarietà non possa essere considerata la principale causa dell'aumento del BMI o del grasso corporeo nei Paesi avanzati. Anzi, il dispendio energetico totale risulta correlato solo debolmente con l'obesità: incide per appena il 10% sull'aumento dell'incidenza nelle popolazioni economicamente avanzate. Quindi l'attività fisica non serve per perdere peso? Non proprio.
l’attività fisica resta comunque essenziale
—
L'attività fisica resta un'abitudine cruciale per la salute. Gli autori dello studio ribadiscono che, sebbene non rappresenti la principale causa o la soluzione definitiva per l'obesità, una vita attiva ha comunque importanti benefici per la prevenzione di numerose patologie croniche e per il benessere psicologico. L'indicazione principale? Muoversi con regolarità e, contemporaneamente, ridurre il consumo di calorie, soprattutto quelle provenienti dai prodotti alimentari industriali altamente trasformati. In soldoni, rinunciare alla praticità del banco frigo per abbandonarsi a una dieta decente.