Milan, quella brutta abitudine... arrivare al rush finale di mercato con l'attacco incompleto

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Come un anno fa (quando arrivò Abraham), il Diavolo si ritrova con la casella centravanti da riempire negli ultimissimi giorni di mercato, dopo che le piste precedenti si sono rivelate impercorribili

Marco Pasotto

Giornalista

27 agosto - 10:56 - MILANO

La vera, grande novità dell'estate rossonera 2025 è stata sicuramente l'entità delle voce cessioni. Una vera e propria campagna come non si vedeva da tempo, che ha sfoltito ampiamente la rosa. Un po' per necessità, dal momento che non ci saranno impegni infrasettimanali in Europa, e un po' per scelta, dal momento che il club ha deciso di cambiare la serratura dell'armadietto a diversi giocatori. A Milanello, da giugno in poi, c'è stato parecchio viavai tra entrate e uscite, eppure i movimenti non sono finiti. Cioè: non sono ancora finiti anche quelli importanti, come racconta bene l'evoluzione lungo le settimane per l'arrivo di un centravanti da affiancare a Gimenez. Siamo agli ultimi giorni di agosto e il club rossonero è ancora in ballo, peraltro con un profilo che non era la prima scelta. Come mai?

vantaggio

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Domanda da cento milioni di dollari, soprattutto alla luce di un paradosso che suona più o meno come una condanna: il Milan si sta ritrovando a dover completare la rosa negli ultimi spiccioli di mercato nonostante sia partito per primo. Sprecato, in pratica, l'unico vantaggio di un'annata fallimentare, ovvero la possibilità di poter progettare quella successiva con buon anticipo rispetto alla concorrenza. E sprecato l'anticipo, sempre rispetto alla concorrenza, con cui Allegri ha fatto scattare la stagione (tradotto: prima si inizia, prima si capiscono le esigenze della rosa, soprattutto da parte di un allenatore nuovo). E quindi ci si ritrova a fine agosto con il centravanti ancora da formalizzare e l'esigenza evidente di portarsi a casa un difensore centrale di spessore. Cosa che, quanto meno a giudicare dalle fresche parole di Tare, non avverrà.

costi

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Perché il Milan si è ridotto all'ultimo per la punta? Perché, per un motivo o per l'altro, i vari obiettivi si sono rivelati non percorribili. Vlahovic, per il quale si potrebbe tenere ancora una porticina socchiusa, è come se abitasse in un caveau: stipendio improponibile per il Milan (e, in generale, per un club italiano), a cui si aggiunge un costo del cartellino che permetta alla Juve di non generare minusvalenza. Hojlund sembrava essersi avvicinato parecchio, ma restavano ancora due nodi abbastanza complessi da sciogliere: la sua esigenza di avere garanzie sulla permanenza post prestito e le richieste complessive dello United, ovvero un affare da circa 50 milioni. Il Milan ragionava nell'ottica dei 40. Poi è stata la volta di Boniface e della surreale due giorni milanese da cui sono emerse le criticità fisiche. E così ecco la virata definitiva su Harder, che però di base resta una scommessa. In questi giorni si è discusso sull'opportunità di portare a Milanello non una, ma due punte centrali: per ora non arrivano conferme dal club, anche se non è uno scenario da scartare a priori. Resta, però, il fatto: ridursi al fotofinish, o quasi, dove per "ridursi" non si intende una colpa esclusivamente del Milan, presenta sempre rischi e incognite. Fu così anche un anno fa: in avanti il Diavolo sembrava a posto con Morata, Jovic e Okafor, ma poi l'infortunio di Alvaro e la pessima partita di Parma in chiave offensiva indusse la dirigenza a prelevare Abraham in prestito secco dalla Roma l'ultimo giorno di mercato. Non è finita benissimo.

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