Manovra al via giovedì, sacrificato il ddl concorrenza

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La manovra prenderà il via ufficialmente in Senato giovedì. Un giorno dopo rispetto alle ipotesi inizialmente circolate ma che consente alla maggioranza di risolvere la 'grana' del ddl concorrenza. Il testo, varato a giugno in Consiglio dei ministri è tra gli obiettivi Pnrr e va approvato entro il 31 dicembre ma è rimasto fermo in commissione per mesi con un carico di emendamenti, circa 160, molti anche di maggioranza, da votare. Il tutto entro l'avvio della sessione di bilancio che blocca i provvedimenti che contengono spese.

Per giorni la maggioranza ha tentato interlocuzioni con l'opposizione per provare a ottenere un via libera a un deroga per l'esame del provvedimento in sessione di bilancio, opzione che non può prescindere dall'ok di tutti. Da ultimo il centrodestra ha mandato segnali di fumo con Forza Italia che ha ritirato il contestato emendamento per consentire ai gestori un innalzamento delle tariffe telefoniche collegato all'inflazione.

E con una riformulazione della proposta di modifica per togliere il divieto di cartelloni pubblicitari sessisti che manteneva comunque lo stop nei casi di contenuto osceno o sessualmente esplicito, o di incitazione a reati. Niente da fare. La riunione della conferenza dei capigruppo non ha potuto far altro che ratificare la mancata intesa. E dunque l'unica soluzione possibile per il governo: mandare il ddl concorrenza in fretta e furia in Aula senza relatore e con tutti gli emendamenti decaduti con buona pace delle richieste anche della stessa maggioranza. Un volta votato, con la fiducia, potrà poi partire la sessione di bilancio.

Il no delle opposizioni alla deroga, evidenzia il capogruppo Pd Francesco Boccia, è un no a una "forzatura" tentata dal centrodestra peraltro su "emendamenti che disegnano un ritorno al passato, sulle assicurazioni, sull'energia, sulle ricariche telefoniche". "Dopo tre anni non sanno ancora come si lavora...", ironizza il presidente dei senatori pentastellati Stefano Patuanelli su tutta la vicenda. Il testo, osserva, "era incardinato da luglio e si accorgono ora che deve essere approvato entro fine anno e che si apre la sessione di bilancio, dove senza la deroga all'unanimità non si può procedere. Cosa ci fanno al Governo da tre anni?". Esultano i consumatori che avevano fortemente criticato l'emendamento che apriva all'innalzamento delle tariffe nelle tlc: "meglio una scatola vuota che una schifezza", dice l'Unc.

Manovra al via, dunque, giovedì. Mentre restano tutti sul piatto i nodi in maggioranza: dalle banche agli affitti brevi ai dividendi. Domani la Lega in tarda mattinata riunirà i responsabili economici con Matteo Salvini e il ministro Giancarlo Giorgetti per fare il punto. Ma le richieste sul piatto da parte dei leghisti, dalle banche alla rottamazione agli affitti brevi sono già chiari. Così come lo sono quelle degli alleati. Difficile capire quali saranno, però, i margini anche se il governo non ha chiuso del tutto la porta a patto che i saldi restino invariati.

A chiedere modifiche sono anche le professioni che mettono nel mirino l'articolo 129 che "subordina il pagamento dei compensi" agli autonomi da parte delle Pubbliche amministrazioni alla verifica della loro regolarità fiscale e contributiva. Non è è escluso, però, si spiega da fonti parlamentari di maggioranza, che la norma possa cambiare nel corso dell'esame in Parlamento.

Dalla prossima settimana, intanto, prenderanno il via le audizioni sul provvedimento. Le indicazioni più precise ci saranno nell'ufficio di presidenza della commissione Bilancio. Si terranno tra lunedì 3 novembre e giovedì 6 e si giovedì con il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti alle 14.30.
   

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