Longevità, il segreto è in una proteina speciale prodotta dai muscoli

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Longevità, il segreto è in una proteina speciale prodotta dai muscoli

Una ricerca pubblicata su Nature rivela l'esistenza del CLCF1, una molecola in grado di proteggere ossa e muscoli dall'invecchiamento. Ma come attivarla?

Eugenio Spagnuolo

14 luglio - 12:24 - MILANO

Mentre sollevano pesi in palestra o si sfidano in sessioni di allenamento ad alta intensità, migliaia di persone in tutto il mondo non sanno di essere coinvolte in un piccolo miracolo biologico. Nello sforzo, infatti, stanno producendo una proteina speciale che agisce come una macchina del tempo molecolare, potenzialmente in grado di fermare alcuni degli effetti dell'invecchiamento su muscoli e ossa. Si chiama CLCF1 (cardiotrophin-like cytokine factor 1) e, secondo alcuni scienziati sudcoreani potrebbe spiegare perché alcuni ottantenni riescono a surclassare quarantenni sedentari e perché l'esercizio fisico rimane la nostra migliore arma contro il passare del tempo.  

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Quando i muscoli parlano alle ossa

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Il CLCF1 appartiene a una famiglia di proteine chiamate miochine, messaggeri chimici che i muscoli rilasciano durante l'attività fisica. In pratica, è come se i nostri muscoli invitassero messaggi al resto del corpo per aggiornarlo su cosa sta succedendo durante l'allenamento. Alcuni di questi messaggi, per esempio, dicono alle cellule grasse di bruciare più energia, altri ordinano alle ossa di diventare più forti, alcuni raggiungono persino il cervello per migliorare umore e memoria.

Il CLCF1 è interessante perché colpisce sia i muscoli che le ossa contemporaneamente. Con l'età, entrambi questi tessuti tendono a indebolirsi, un processo che può portare a fragilità, cadute e fratture. E sapere che esiste una singola molecola in grado di affrontare entrambi i problemi rende la scoperta interessante anche dal punto di vista terapeutico.

Proteina della longevità: lo studio

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I ricercatori hanno capito l'importanza del CLCF1 analizzando l'attività dei geni in campioni di tessuto muscolare di persone di diverse età, prima e dopo l'allenamento. Ma mentre i giovani producevano naturalmente buone quantità di CLCF1 durante lo sforzo, gli adulti più anziani ne producevano meno. E il calo dei livelli di CLCF1 potrebbe essere una delle ragioni per cui l'esercizio fisico diventa meno efficace nel mantenere la salute di muscoli e ossa con l'avanzare dell'età.

Alcuni esperimenti su topi anziani (equivalenti a ottantenni umani) hanno confermato i sospetti dei ricercatori: dopo due settimane di trattamento con CLCF1, le cavie mostravano miglioramenti nella forza di presa e resistenza alla corsa. Le fibre muscolari crescevano e le ossa diventavano più dense. E quando è stata bloccata l'attività del CLCF1, l'esercizio fisico perdeva gran parte dei suoi effetti benefici. I topi correvano ancora, ma senza ottenere grandi miglioramenti. 

Come sempre in questi casi, la domanda è: i risultati si applicano anche agli esseri umani? Per averne conferma, i ricercatori hanno esaminato campioni di sangue di persone di varie età e abitudini di esercizio. E la scoperta è stata che i livelli circolanti di CLCF1 calano naturalmente con l'età negli esseri umani, proprio come nei topi. E l'esercizio fisico sembra invertire questo declino. Quando giovani adulti eseguivano allenamenti di forza o a intervalli ad alta intensità, i loro livelli ematici di CLCF1 aumentavano significativamente. Ma anche gli adulti più anziani che hanno partecipato a programmi di allenamento di resistenza di 12-16 settimane hanno visto aumentare i loro livelli di CLCF1, anche se meno rispetto alle persone più giovani. 

Si è scoperto, inoltre, che diversi tipi di esercizio, inoltre, producono risposte diverse. L'allenamento di resistenza e gli intervalli ad alta intensità aumenterebbero i livelli di CLCF1, ma l'esercizio aerobico a intensità moderata no. Il rilascio di CLCF1 potrebbe, dunque, richiedere una certa soglia di intensità dell'allenamento. 

I limiti della ricerca

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Lo studio, per ora, ha coinvolto gruppi relativamente piccoli di partecipanti e gli autori riconoscono che la maggior parte degli effetti anti-invecchiamento sono stati dimostrati nei topi, non negli esseri umani. Ecco perché potrebbero volerci anni prima di che vedano la luce a terapie basate sul CLCF1, ma i risultati rafforzano l'importanza di rimanere fisicamente attivi per tutta la vita. E l'allenamento con carichi e pesi e l'esercizio ad alta intensità potrebbero essere strumenti particolarmente efficaci per un invecchiamento sano. Visto che per ora - ammettono gli stessi ricercatori - il modo migliore per aumentare i livelli di CLCF1 rimane quello tradizionale: continuare ad allenarsi anche dopo i 60 anni e lasciare che i muscoli facciano il loro lavoro per la longevità. 

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