A scuola di sicurezza con la Polizia locale di Roma Capitale

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È il progetto "Contro alcool e droga per guidare sicuri", un percorso educativo e formativo svolto in alcune scuole del Comune di Roma dagli agenti capitolini. Lezioni per far apprendere agli studenti, dalle elementari alle superiori, i giusti comportamenti da adottare in qualità di utenti della strada, nonché futuri conducenti. Abbiamo intervistato quattro "protagonisti", tra i tanti, che con impegno, passione e perseveranza, oltre all'immancabile "spirito di corpo", hanno aderito e portato avanti questo progetto nelle scuole incontrando studenti di ogni ordine e grado, indossando, oltre alla loro adorata divisa, anche le vesti di educatore

Umberto Schiavella

14 luglio - 15:04 - MILANO

Rafforzare il presidio sul territorio e migliorare l'efficacia dei controlli, ma allo stesso tempo promuovere una cultura della sicurezza stradale fondata sulla prevenzione, sulla responsabilità e sulla consapevolezza. Sono questi i principi cardine del progetto "Contro alcool e droga per guidare sicuri", finanziato dal dipartimento per le Politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri, e avviato nel 2023 dalla Polizia locale di Roma Capitale. Il progetto, promosso da Roma Capitale, è coordinato dal Comando generale e vanta la collaborazione della Prefettura, della Procura della Repubblica di Roma e di diversi enti scientifici e accademici con l’obiettivo di ridurre l’incidentalità legata all’uso di alcool e droga attraverso azioni mirate di prevenzione, controllo, comunicazione, formazione e studio del fenomeno. Gli agenti capitolini sono saliti in cattedra per diffondere le buone regole in tema di sicurezza stradale coinvolgendo gli alunni di ogni età: dai più piccoli delle materne, delle elementari e delle medie, attraverso attività ludiche e giochi di ruolo, fino agli studenti delle classi superiori, con i quali approfondire gli aspetti legati ai comportamenti più rischiosi, come il consumo di alcool e droga alla guida. Lezioni mirate, volte a spiegare l’importanza del rispetto delle regole del Codice della strada e strutturate in maniera tale da trasmettere nozioni e norme comportamentali anche ai genitori. Ma anche un'occasione unica di incontro, confronto e riflessione tra la Polizia locale e la comunità cittadina, un percorso fortemente voluto dal Comando generale e dagli agenti romani per far comprendere, ai giovani e agli adulti, quanto il rispetto di semplici regole sia determinante per la salvaguardia, non solo della propria vita, ma anche di quella altrui. Abbiamo intervistato quattro "protagonisti", tra i tanti, che con impegno, passione e perseveranza, oltre all'immancabile "spirito di corpo", hanno aderito e portato avanti questo progetto nelle scuole incontrando studenti di ogni ordine e grado, indossando, oltre alla loro adorata divisa, anche le vesti di educatore. In particolare, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Roberto Meco, funzionario del Comando generale della Polizia locale di Roma Capitale, Alessandra Fabrizi, funzionaria 5° Gruppo Prenestino, Giulio Della Corte, 6° Municipio, e Roberta De Palma, funzionaria dell'11° Gruppo Marconi. E questo è quello che ci hanno raccontato.

Un cartellone realizzato dagli studenti più piccoli durante una lezione

A chi è rivolto il progetto “Contro alcool e droga per guidare sicuri” nato nel 2023?

Roberto Meco: "Le categorie degli utenti che abbiamo raggiunto con i nostri corsi sono i giovani delle scuole, in particolare quelli delle ultime classi che si apprestano a prendere la patente. Abbiamo offerto dei pacchetti formativi ad ogni scuola coinvolgendo 40 scuole selezionate su tutto il territorio del Comune. Le scuole hanno espressamente richiesto di trattare un particolare argomento, ovvero l'incidentalità legata all'uso di alcool e droga. Abbiamo potuto offrire vari pacchetti perché abbiamo coinvolto anche altri soggetti che quotidianamente si preoccupano di questo fenomeno. Parliamo di soggetti con i quali abbiamo sviluppato un accordo di collaborazione tra cui gli psicologi del Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio che si occupa di problemi di alcool che, insieme a noi, oltre all'aver seguito alcuni controlli e aver effettuato la profilazione degli utenti coinvolti, sono venuti con noi nelle scuole a spiegare la dipendenza dall'alcool. Abbiamo fatto un accordo con il laboratorio forense di Tor Vergata, l'unico, insieme ad un altro laboratorio a Roma, si occupa dei test secondo livello legati all'articolo 187 del Codice della strada, ovvero la guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti o psicotrope, e insieme a noi, unitamente al magistrato Stefano Pesci, altro partner, vengono illustrate le conseguenze legali, tutto quello che accade dal processo in poi, tutto quello che avviene successivamente ai nostri accertamenti. Con questi partner stiamo sviluppando un protocollo d'intesa in cui tutti i flussi operativi di controllo del 186 e del 187 seguiranno una sorta di protocollo che varrà rispettato da noi, dal laboratorio forense e dalla magistratura, in modo tale da migliorare l'applicazione della normativa e per tutelare il cittadino. Il laboratorio forense ha illustrato con i suoi biologi negli interventi nelle scuole spiegando ai ragazzi cosa vuole dire sostanza stupefacente, quali sono le più comuni, quali sono le conseguenze, cose che noi non avremmo potuto spiegare più di tanto, oltre il controllo noi non possiamo dare queste delucidazioni. Poi abbiamo coinvolto il dipartimento di ingegneria dell'Università Roma 3. Con loro avevamo già un progetto in atto (chiamato "Analisi dell'ambiente stradale) e abbiamo deciso di coinvolgerli perché dispongono di un simulatore di guida in grado di riprodurre la percezione dell'ambiente sotto effetto di alcool e/o droga che fa vedere come viene compromessa la reazione durante guida. Questo è stato spiegato in classe, ma anche durante una serie di eventi che si sono svolti nelle università. Non solo guida. Abbiamo coinvolto il nucleo operativo della Prefettura di Roma che si occupa, soprattutto, di detenzione e spaccio, e abbiamo fatto capire ai ragazzi quanto la detenzione di droga e lo spaccio possono complicare e compromettere la vita non solo ai ragazzi coinvolti, abuso, dipendenze, problemi con la legge, ma anche ai loro genitori. L'associazione magistrati e la Procura, insieme al Ministero della Salute hanno fatto altri interventi, ma è importante ricordare l'intervento di alcuni testimonial alcuni genitori di ragazzi deceduti in incidenti stradali, dei privati, persone che conosciamo che collaborano con noi per fare comunicazione che abbiamo portato nelle scuole per far capire ai ragazzi quanto poi cambia la vita, come viene stravolta. Veri collaboratori che fanno capire quanto sono difficili quei momenti per la famiglia, ma anche per noi, quanto sia problematico comunicare un decesso ai genitori. Un processo di sensibilizzazione". 

Quale è stata la risposta degli studenti? 

"In alcune scuole addirittura abbiamo trovato i ragazzi che sapevano più di noi sugli articoli dedicati al possesso di droga, anche il magistrato ne è rimasto meravigliato. Ho seguito questo progetto dall'inizio fino ai controlli su strada, abbiamo riscontrato anche sui casi positivi e sui controlli di pre test ai giovani fatti in orari particolari e molti hanno capito, cerchiamo di parlare con loro e fare profilazione in maniera anonima, sanno che se escono devono stare attenti e abbiamo scoperto che tra i giovani c'è sempre uno che guida che non fa uso né di alcol e né di droga, qualcosa che pensavo fosse scritto solo sui giornali o che avveniva in altri paesi europei. Invece ho riscontrato che c'è un cambiamento in atto, dovuto anche a tutte queste azioni. Riscontrare questo mi ha fatto piacere, riscontrare che la società sta cambiando e non dobbiamo sempre colpevolizzare i giovani associandoli a condotte sbagliate. Segni di cambiamento che mi fanno piacere, ma c'è da lavorare ancora". 

Quali sono i punti di forza di questo progetto? 

"Tutti questi progetti sono partiti anche non strutturati, la differenza l'hanno fatta i colleghi che si sono esposti anche oltre il loro compito d'istituto, ci hanno messo la faccia e l'anima. In alcune scuole hanno partecipato attivamente all'organizzazione delle lezioni anche dal punto di vista logistico, magari manca una Lim, un collegamento internet. La cosa più importante di questo progetto è stata la possibilità di fare sistema con tutti i soggetti coinvolti. Questo progetto ha dato vita a una serie di protocolli normativi. Da soli non si fa nulla. Non è importante fornire dei numeri ai ragazzi, ma spiegare chiaramente cosa accade in queste situazioni, quali sono le ripercussioni sulla vita. Ogni volta dico ai ragazzi che la morte per incidente stradale è la prima causa di morte tra i giovani di tutto il mondo in età compresa tra i 15 e i 20 anni. Questa è la realtà, a loro le conclusioni. Fare sistema per risolvere i problemi è l'unica maniera possibile". 

Non solo corsi pensati per gli studenti, il progetto “Contro alcool e droga per guidare sicuri” fa parte di un piano più ampio... 

"Il progetto, realizzato grazie alla partecipazione a un bando finanziato dalla presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento per le politiche antidroga, ha portato una grande innovazione al nostro interno. Questo finanziamento ci ha permesso di acquistare nuovi strumenti per il lavoro relativo al controllo dell'alcool, nuovi etilometri che hanno sostituito i vecchi strumenti con tempistiche e reazioni diverse. Con questi nuovi strumenti, in pochissimi secondi, si possono fare più misurazioni e rilevamenti quantitativi diversi. Dopodiché abbiamo preso anche i famigerati pre test per quanto riguarda i test salivari per riconoscere la condizione di guida sotto effetto di stupefacenti e poi abbiamo due strumenti che stiamo testando e che saranno validi per eventuali variazioni normative che potrebbero verificarsi. In più, abbiamo istituito un laboratorio di analisi medica, un camper omologato come laboratorio medico che può ospitare medici a bordo e inizialmente era usato per il riconoscimento della guida sotto effetto di sostanze stupefacenti, una presenza obbligatoria come era previsto dalla normativa precedente, oggi usato per la somministrazione dei pre-test salivari. Questo viene utilizzato nei pattuglioni, nei controlli un po' più specifici, e per il fatto che la normativa è abbastanza attenta anche alle condizioni in cui il test viene somministrato, questo diventa uno strumento innovativo di nostra proprietà".

Un momento delle lezioni tenute dagli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale

Come si insegna l'educazione stradale ai più piccoli? 

Alessandra Fabrizi: "Sono assegnata al Gruppo Prenestino, ma collaboriamo insieme al Gruppo Casilino perché facciamo parte tutti del Quinto Municipio, una realtà un po' particolare, chi conosce bene il territorio, il Quarticciolo, sa che è alle cronache, abbiamo un'utenza molto particolare. Collaboriamo molto bene e insieme, da qualche anno abbiamo cominciato, grazie a questo progetto del Comandante generale Mario De Sclavis, a collaborare anche con le scuole. Come Casilino-Prenestino abbiamo iniziato con la materna, le elementari, dove abbiamo avuto un riscontro bellissimo, e le medie, dove i bambini ci hanno fatto delle domande meravigliose. Una bambina alla quale abbiamo spiegato come si va in bicicletta correttamente il giorno dopo si è presentata vestita di tutto punto perché si era appuntata tutto nei minimi particolari. È stato veramente bello, i bambini sono delle spugne. E poi sono molto attenti anche ai genitori, li controllano. Ci è molto piaciuto questo. Abbiamo fatto anche una lezione con i genitori, li abbiamo voluti con noi proprio per capire questo rapporto con i bambini che li riprendevano nelle loro abitudini quotidiane". 

E ai più grandi? 

Quest'anno ci siamo occupati anche di un istituto superiore (quarte e quinte) dove, anche qui, abbiamo avuto un riscontro meraviglioso. I ragazzi a fine lezione ci hanno fermato e ci hanno detto di non sapere in cosa consistesse l'attività della Polizia locale nel comune di Roma, non sapevano che potessimo trattare tutte queste materie e soprattutto pensavano che fosse il solito progetto poco interessante voluto dai professori. Hanno fatto delle domande pertinenti, soprattutto sulle tematiche della guida in stato di ebrezza e sotto effetto di sostanze stupefacenti, erano molto interessati, sono stati contentissimi, la professoressa ci ha richiamato per riprovare questa esperienza e siamo molto contenti per questo. Percorriamo i tragitti con le biciclette spiegando come ci si comporta in strada. Comportamenti che fanno loro e che diventano abitudine. Con alcuni ragazzi grandi poi ci si rapporta alla pari, quando scatta l'applauso significa che abbiamo raggiunto l'obiettivo. È successo di ricevere i complimenti alla fine della lezione con i ragazzi che hanno capito in cosa consiste veramente il nostro lavoro. Addirittura alcuni ragazzi mi hanno chiesto come fare il concorso per entrare nella Polizia locale, una cosa che mi ha dato un'enorme soddisfazione riconoscendo così il valore del corpo a cui appartengo, sono stata molto felice. Come dico sempre a fine lezione, soprattutto ai ragazzi più grandi, se io sono arrivata e almeno la metà di voi ha appreso quello che io vi ho raccontato, noi della Polizia locale abbiamo già vinto".

Come sono strutturati i vostri corsi? 

Giulio Della Corte: "La nostra condivisione tra colleghi ci ha consentito di effettuare una programmazione vincente in ragione delle strategie utilizzate anche nell'insegnamento. La nostra non è una mera didattica, ma un approccio che consente un dialogo con i ragazzi, dai più piccolini, ai più grandi. Chiaramente gli argomenti cambiano e sono pertinenti all'età. Ai più piccoli, alle elementari, si parla del seggiolino e del modo corretto di viaggiare in auto, trattiamo tutti argomenti che per loro sono la quotidianità: come arrivano a scuola, come vanno via dalla scuola, quali mezzi utilizzano. In questo modo riusciamo a dar loro delle informazioni che li interessano nel quotidiano, non un qualcosa che rimane vago, ma che offre delle indicazioni valide tutti i giorni che loro fanno proprie. Soprattutto a queste età hanno la volontà di raccontare la loro esperienza e si rendono partecipi l'un l'altro raccontando come viaggiano, chi li accompagna. A volte danno delle indicazioni un pochino al limite, ma la cosa più divertente, nonché il punto informativo più importante, è il confronto con i genitori. Con i bambini parliamo volentieri e siamo sicuri che riportano quello che raccontiamo a casa, e questo lo dico con certezza, perché spesso e volentieri, dopo gli incontri con i genitori abbiamo un riscontro da parte loro, i figli danno indicazioni ai genitori, li riprendono perché sono convinti che il giusto comportamento sia quello. È bello quando facciamo un confronto diretto tra genitori e alunni, difficile a volte da gestire per il numero di persone, ma quando parliamo dei comportamenti da seguire in auto dei bimbi ci raccontano delle cose non proprio correttissime noi la mettiamo sul divertente facendoci indicare i genitori. Con un po' di ilarità evidenziamo alcuni comportamenti scorretti". 

Qual è stata la risposta dei genitori? 

"Tutti i genitori che hanno partecipato hanno riconosciuto il nostro intervento, anzi hanno ritenuto che le nostre lezioni sono state molto importanti. Tutti hanno ammesso che nella quotidianità, solitamente durante piccoli spostamenti va bene mettere solo la cinta invece del rialzino. Piccole cose che cerchiamo di correggere perché a volte è nella semplicità della quotidianità e nel gesto ordinario che si nasconde l'insidia. Non mettere il rialzino sembra qualcosa di irrilevante, comunque la cintura la metto, sì, ma la cintura arriva all'altezza del collo e rischiamo lesioni ancora più gravi perché la cintura non è al posto giusto. Ad esempio facciamo una simulazione con un laccetto di una cartellina per mostrare come il posizionamento della cintura cambia tantissimo. Loro sono consapevoli, si rendono conto che l'insidia si nasconde nel quotidiano e cercano di aggiustare il tiro, sono molto propostivi. Con i più grandi facciamo vedere dei video di crash test con bambini a bordo e molti rimangono molto colpiti. Spesso ci chiedono di non fargli vedere certe cose, ma noi insistiamo, li mostriamo in via preventiva perché andare a 30 km/h o 40 km/h all'interno del centro abitato non è più sicuro di andare a 120 km/h in autostrada, come molti credono e molti ci dicono. La sicurezza è la prima cosa, soprattutto negli spostamenti che coinvolgono altri bambini perché tante volte un genitore ne porta altri". 

Ci sono altri temi, sempre legati all'educazione civica, per i quali gli studenti hanno dimostrato interesse? 

"Nelle classi più grandi alziamo il tiro, parliamo di argomenti, non solo educazione stradale, ma anche argomenti che riguardano il diritto, abbiamo aggiunto anche l'educazione e il rispetto al trattamento degli animali, il regolamento presente in Roma Capitale che tratta della gestione degli animali. Un riferimento ad un regolamento importante e fare un appunto sul diritto sulla responsabilità oggettiva al mantenimento di un animale è importante, perché a 13 o 14 anni molti portano a spasso un cagnolino o a volte anche un cane più importante e ci sono delle conseguenze. Devono capire che queste conseguenze sono dirette e importanti. Devono capire come gestire il cane con accuratezza e intelligenza. E poi a seguire una serie di comportamenti che devono essere tenuti per la tutela e la salvaguardia di tutti gli animali; anche qui sono molti i racconti dei partecipanti che a volte possiedono anche gli animali più stravaganti. Anche su questo tema c'è una grande partecipazione perché ormai gli animali fanno parte della nostra famiglia, cagnolini e gattini, ci fanno sempre più compagnia. Furetti, pappagalli, iguane, addirittura dei pitoni. Gli chiediamo se lo portano a spasso, cosa gli danno da mangiare, a volte sono proprio i bambini a raccontarci tutto e ai quali spieghiamo che anche gli animali hanno dei documenti e degli obblighi, come i vaccini, il chip. Avere un animale è importante rispettando tutti i criteri normativi. Gli ricordiamo anche che chi vuole prendere un cane può recarsi in canile e adottarne uno". 

Quale è stata la soddisfazione più grande? 

"La soddisfazione più grande è stata quella dei genitori che sono disposti a partecipare nonostante gli orari e le difficoltà di lavoro. Sono riusciti a partecipare pregandoci di continuare a fare questa attività perché per loro è l'unico modo per garantire una maggiore tutela ai propri figli che stanno crescendo, utenti della strada sempre più esposti. Molti temono l'uso del monopattino elettrico, utilizzato sempre più in maniera indiscriminata e che noi cerchiamo di reprimere. Scoprire che i genitori ci vedono come una solida speranza per poterli aiutare dall'interno e coadiuvarli nell'insegnare ai loro figli a correre meno rischi sulla strada ci ha colpito molto. In tanti ci hanno detto perché non lo abbiamo fatto prima. Un feedback molto importante. Vederli in questa veste disponibili e grati per quello che stiamo facendo è molto bello, solitamente ci troviamo a parlare con loro quando parcheggiamo in doppia fila per lasciare i ragazzi a scuola. Una bellissima senzazione; abbiamo capito che stiamo facendo qualcosa di importate e che vale la pena continuare". 

Su quali elementi cercate di fare leva per far capire l'importanza della sicurezza stradale? 

"Cerchiamo di scollegare quel nesso automatico che lega la violazione di una norma del codice della strada alla multa, alla conseguenza economica. Stiamo cercando di scardinare questa conseguenza diretta che è una conseguenza della norma, ma non la ratio della norma. Se la norma mi impone di non parcheggiare, ad esempio, in prossimità di un incrocio, al di là della questione economica, la ratio è quella di evitare che quella macchina crei intralcio, oppure se in prossimità delle strisce pedonali possa limitare la visibilità a chi deve attraversare. Ci sono delle conseguenze che sono molto diverse dalla mera conseguenza legata alla sanzione. Poi ovviamente nessuno vuole perdere soldi pagando multe, però cerchiamo di farli ragionare sul motivo per cui bisogna rispettare la regola, non perché mi tolgono i soldi, anche perché potrei superare la norma nel momento in cui ho molti soldi. Invece non è questa la soluzione giusta. L'aspetto economico non può essere l'unico deterrente, cerchiamo di sensibilizzare i ragazzi attraverso l'immedesimazione: e se ti trovassi tu in difficoltà per chi ha parcheggiato male, o un tuo familiare? La frase "se capitasse a te" li fa soffermare sul punto e ha effetto, ha presa. Vale la pena? Il ragionamento in quel momento passa e qualcosa rimane".

Un'attività che va oltre le mere lezioni? 

Roberta De Palma: "Il nostro territorio come competenze va da Corviale, al Trullo, alla Magliana e a tutta la Portuense. Noi da più di dieci anni ci occupiamo di educazione stradale sul nostro territorio con moltissime richieste da parte di scuole dell'infanzia, materne elementari e medie. Purtroppo non siamo riusciti ad evaderle tutte. Con la nostra attività cerchiamo di smussare alcune ostilità, di entrare un po' più a contatto con le utenze che sono molto diverse, eterogenee, a seconda del territorio in cui ci troviamo per fargli capire chi siamo e che siamo soprattuto un punto di riferimento, che si possono rivolgere a noi in qualsiasi momento, parliamo di bambini più piccoli e di ragazzi. Cerchiamo di offrire un'immagine propositiva e di coinvolgerli nel ruolo. Sono loro che diventano i vigili: li vestiamo, caschetto e paletta, li facciamo partecipare attivamente. Questa cosa li prende molto e li esalta tantissimo. Si immedesimano, si mettono dall'altra parte della barricata e capiscono meglio. Abbiamo pensato di piantare un piccolo seme che poi può maturare alle superiori. Se ci hanno visti da piccoli già ci conoscono e non ci trovano così spigolosi. Sanno che se hanno un problema non devono scappare da noi, ma si devono rivolgere a noi, devono coinvolgerci, chiedere aiuto. È questo il messaggio fondamentale. Non sempre facile, ci sono realtà molto diverse, spesso non solo difficoltà socio ambientali, ma anche difficoltà di comunicazione. In molte scuole ci sono classi composte da molti bambini stranieri e il nostro messaggio non verbale, la comunicazione del corpo e la nostra empatia ci hanno portati ad avere un feedback importante. A fine anno facciamo una festa in cui coinvolgiamo tutti i ragazzi. Viene la banda, gli diamo delle patenti di servizio a chi supera delle piccole prove, cerchiamo di farli venire dalla nostra parte per ribadire l'importanza di stare dalla parte delle regole e l'importanza della sicurezza stradale in tutti i livelli. L'arricchimento personale è enorme. Quando torniamo per la seconda volta nelle classi dei bambini ci fanno trovare dei disegni dove siamo rappresentati come supereroi, ci fanno cartelloni, ci salutano, ci abbracciano: un torna conto al quale non siamo abituati perché, purtroppo, in strada spesso siamo spesso un bersaglio diretto da parte degli adulti. E questo per noi è molto importante, ci dà la forza per andare avanti e di credere che stiamo facendo la cosa giusta perché loro saranno gli adulti di domani. Se ci vedono in questo modo, forse non tutti, qualcuno cambierà idea, ma è un divulgare un'immagine di noi, portare qualcosa di noi che spesso dietro a un semaforo non si vede". 

Educare per prevenire? 

"Per strada ci comportiamo in base al nostro senso civico. Facciamo vedere ai ragazzi un cartone dove il personaggio si alterna con differenti personalità alla guida di un'auto, in moto, se fa il pedone, ognuno di noi con ruolo diverso, ma facciamo parte tutti di uno stesso sistema e le regole servono per vivere meglio. Questa cosa loro la percepiscono e serve per instillare il concetto che non si rispettano le regole solo per evitare la multa o fare i furbi; il senso civico ci aiuta a vivere meglio tutti quanti".

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