L'Europa del calcio non è in crisi: perché i criteri di qualificazione al Mondiale ci castigano?

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Supporters celebrate Cape Verde’s victory against Eswatini during the FIFA World Cup 2026 Africa qualifiers group D match at a fan zone in Sao Vicente, Cape Verde, on October 13, 2025. A carnival-like atmosphere erupted in the streets of Cape Verde on Monday after the tiny archipelago nation qualified for the first time ever for the World Cup. Located off the coast of Senegal, it is the country with the smallest population to represent Africa in the global showpiece, with just 550,000 inhabitants. (Photo by QUEILA FERNANDES / AFP)

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Con l'espansione a 48 squadre il Vecchio Continente passerà dal 40 al 33% di partecipanti mentre tutte le altre sono cresciute. Così Capo Verde e Giordania sono già qualificate, e nazioni come l'Italia sono in bilico...

Franco Arturi

14 novembre - 08:35 - MILANO

Forse suona male dirlo proprio ora perché la qualificazione dell’Italia è ancora una volta in bilico, ma un Mondiale che ha già promosso alla fase finale Capo Verde e Giordania e diverse altre squadre di non eccelso livello non sta penalizzando un po’ troppo le formazioni europee. È una domanda legittima. Il caso esiste in pieno, tralasciando la particolare situazione dell’Italia. L’Europa esce castigata in modo a mio avviso inaccettabile dalla nuova formula della fase finale del Mondiale, allargata a 48 squadre. Lo dicono i numeri con la loro verità brutale: il Vecchio Continente aveva il 40% delle squadre in Qatar nel 2022 (13 su 32), e scenderà al 33% (16 su 48) l’anno prossimo, mentre tutte le altre aree del pianeta saranno, al contrario, gratificate da un grande aumento percentuale, dall’Africa al Nord-Centro America.

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