L'ultimo round delle regionali vede ogni coalizione tenere il suo territorio, ma gli scossoni non mancano. Primo tra tutti, l'esito del derby FdI-Lega in Veneto che viene stravinto dai leghisti trainati dal consenso di Luca Zaia. Il partito di Matteo Salvini - a risultati non ancora definitivi - si attesta oltre il 36%, doppiando di fatto i meloniani, fermi tra il 17% e il 18%, e lasciando ancor più indietro gli azzurri (5-6%). Un risultato senz'altro figlio della candidatura come capolista del governatore uscente: la Lega alle precedenti regionali del 2020 prese il 9% e alle ultime europee il 13,5% (un terzo dei consensi di Fratelli d'Italia nel 2024 avevano raggiunto quota 37,58%).
Duelli interni a parte, in Regione, il centrodestra trionfa con circa 30 punti percentuali di scarto dagli avversari, che però si consolidano crescendo quasi del doppio rispetto a cinque anni fa. Il campo largo, nei fatti, si consolida in particolare al Sud conquistando Campania e Puglia, con il Partito Democratico nettamente primo partito della coalizione.
E' proprio in quest'ottica che diversi osservatori sottolineano un possibile effetto sui collegi alle prossime politiche: "Con l'attuale legge elettorale, nel Meridione, potrebbero essere conquistati al 90% dal campo largo - afferma Antonio Noto che ha curato exit poll e proiezioni del consorzio Opino Italia per la Rai -. Non a caso il centrodestra sta discutendo di una nuova legge elettorale". Dello stesso parere Lorenzo Pregliasco, direttore di Youtrend, che accende i riflettori su una decina di collegi solo tra Puglia e Campania e una ventina in tutto il Sud: "Non è detto che" l'alleanza di governo "riuscirebbe a vincere" con le attuali regole. E questo "vorrebbe dire non avere più la maggioranza a Palazzo Madama".
FdI in Campania starebbe attorno al 12-13%, tallonato da Forza Italia (che cresce all'11%) e abbastanza avanti alla Lega (data sul 5%). Ma all'attivo i meloniani, cresciuti rispetto al 6% del 2020, annoverano anche la lista di Cirielli (tra il 5 e il 6%): somma che li riporterebbe più o meno in linea con i risultati delle ultime europee (il 19%). In Puglia Fratelli d'Italia sta in una forbice tra il 16 e il 17% (più del 12,6% delle ultime regionali, meno del 27% delle europee); mentre FI - questa volta staccata di diversi punti - è a sua volta avanti alla Lega (rispettivamente 8% e 7% circa).
Il Pd vola in Puglia, dove conquista il 26,6%, seguito dalla lista "Decaro presidente" che - superando il 12% dei consensi - rafforza l'autonomia del neogovernatore. Terzo partito del centrosinistra è il M5s che, dato tra l'8 e il 9%, registra una performance poco sotto il risultato del 2020, dove però correva con una sua candidata, e ancora inferiore rispetto al 14,1% delle europee. Avs, che punta sul traino di Nichi Vendola, combatte per l'ingresso in consiglio regionale: l'ultima volta era rimasta fuori. Anche in Campania i dem sono primi: con circa il 18%, staccano il M5s che, pure esprimendo il presidente non supera il 10% (la lista Fico è quotata oltre il 5%). I contiani, dunque, crescono rispetto al 2020, ma facendo un confronto con le europee, quando si affermarono con il 20,77%, registrano una perdita non indifferente. Buone performance per la lista legata a Vincenzo De Luca, "A testa alta", data all'8%: il governatore uscente manterrà un suo peso in Consiglio regionale. Il risultato più basso dei pentastellati è in Veneto: meno del 3%, quasi due punti percentuali sotto Avs.
Sull'esito del voto pesa l'astensionismo con cui i governatori dovranno fare i conti: nessuna delle tre Regioni alle urne si è avvicinata al 50% e tutte hanno registrato un crollo dei votanti di 11-16 punti percentuali. Ad essere evaporato, per gli analisti, è stato il voto di opinione: quello strutturato su preferenze ha fatto la differenza. Alberto Stefani in Veneto e Roberto Fico in Campania hanno vinto con percentuali ampie rispetto a quelle dei loro predecessori Zaia e De Luca nel 2020, mentre Antonio Decaro ha ampiamente superato Michele Emiliano.
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