Il gigante Thiam: "In trasferta con un'agente scattò la scintilla, ora è mia moglie. Musica? Neomelodica"

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Il portiere del Monza, alto 2 metri e 2: "Prima di sposarmi ero tipo da Celentano, ora parlo napoletano e ho cambiato musica. Perché paro i rigori? Allenamento e poi... segreto"

Matteo Brega

Giornalista

14 novembre - 11:06 - MILANO

Duecentodue centimetri fuori, una profondità inestimabile dentro. Demba Thiam, portiere del Monza capolista, è un viaggio. Si racconta e racconta. Dei brianzoli e di sé. Primo posto, 6 vittorie di fila, miglior difesa della B, 6 clean sheet, 32 parate su 37 tiri in porta subiti: è difficile non parlare di promozione con questi numeri? "A questo punto non ci si può nascondere, a patto però di continuare a lavorare, passo dopo passo, la strada è ancora lunghissima. Perché i margini di miglioramento ci sono ancora, vanno esplorati con umiltà". 

Meglio di così si può quindi? 

"Certo, siamo un gruppo perfetto, ci vogliamo bene, c’è armonia nello spogliatoio e giochiamo divertendoci. Il primo pensiero dovrebbe essere sempre quello, innanzitutto divertirsi". 

È difficile fare previsioni in un campionato come la B? 

"Sì, perché secondo me vanno fatte valutazioni in tre fasi: dall’inizio alla pausa di novembre; dalla ripresa al successivo stop di marzo; e la lunga corsa finale di primavera. Non dobbiamo mai pensare di essere primi, ci sono difficoltà continue, il torneo è davvero equilibrato e ci possono essere sorprese". 

Lei è stato uno dei primi nomi voluti dalla nuova proprietà. 

"Mi ha fatto molto piacere, avevo anche altre squadre interessate a me, ma ho voluto il Monza in maniera decisa così come la società ha voluto me. Mi piace il progetto e per questo ringrazio tutti per avere avuto questa opportunità, in primis il dottor Baldissoni e il direttore Burdisso". 

Come procede con Bianco? 

"È un allenatore completo che ascolta tutti e che cerca il confronto. Vuole bene a ognuno di noi, prima di essere un tecnico è un uomo vero". 

È più orgoglioso di essere migliorato con i piedi o nell’essere un esperto pararigori? 

"Per la prima cosa, anche perché ho svolto allenamenti supplementari per riuscirci". 

E sui rigori invece? 

"Studio molto, ma è un segreto… (sorride, ndr)". 

Con 202 centimetri ha mai pensato di provarci con il basket? 

"Ho provato e gioco ancora piuttosto bene, da pivot, ma il calcio è il calcio…". 

È nato a in Senegal, ma ha il passaporto italiano: come mai? 

"Ho sposato Gabriella, una donna napoletana. L’ho conosciuta durante una trasferta a Milano quando ero alla Spal. Partita di Coppa Italia, prestava servizio nella scorta, è una poliziotta. È scattata la scintilla… Ci siamo sposati e abbiamo una bambina di quasi 4 anni, Aida, stesso nome di mia madre. Viviamo a Marigliano, provincia di Napoli". 

Lei ha giocato in Italia da Nord a Sud, si sente come un italiano acquisito ormai… 

"Beh, a casa parlo pure in napoletano con mia moglie. Ascolto pure musica neomelodica, mi piace Liberato. All’inizio ero più uno da Adriano Celentano…". 

Lei è nato a Dakar in Senegal e ha il passaporto italiano: la nazionale africana è un obiettivo? 

"È una conseguenza più che altro. Se gioco bene col Monza, è più facile che mi convochino". 

Se ripensa alle sue origini? 

"Sono arrivato in Italia nel 2013, non avevo ancora 15 anni. A Dakar giocavamo tutti i giorni: ragazzini contro adulti. A volte giocavo e uscivo con i più grandi. Ma ho sempre avuto la testa sulle spalle. Quando sono arrivato a Viareggio avevo solo uno zaino. Volevo diventare un giocatore professionista e ho superato molte difficoltà. Dopo qualche tempo sono andato a Livorno. I miei sono rimasti a Dakar dove ho già portato la mia famiglia. Ho due sorelle e un fratellastro". 

Che papà è? 

"Spero di essere bravo: voglio che mia figlia abbia ciò che io non ho potuto avere". 

Si adatta alle novità? 

"Subito, non mi lamento. In ogni luogo dove sono stato ho preso qualcosa che mi ha arricchito". 

Monza è molto vicino a Milano: ne sente l’influsso? "Preferisco i luoghi tranquilli, lontani dal rumore. Vivo appena fuori Monza e appena ho un po’ di tempo libero prendo la bicicletta e pedalo al parco".

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