Le azzurre di Soncin superano 2-1 le scandinave grazie a una doppietta dell'attaccante, che ha tagliato il traguardo delle 61 reti in nazionale
Dalla nostra inviata Alessandra Bocci
16 luglio 2025 (modifica alle 23:46) - GINEVRA
Finisce con Andrea Soncin in ginocchio davanti alla panchina, il mucchio selvaggiamente allegro delle azzurre in campo, il pubblico di Ginevra, che chiaramente tifava per l’Italia, e l’ha veramente spinta nei momenti difficili, una rincorsa durante dodici lunghi anni, costellati di qualche luce in campo mondiale e due momenti bui in campo europeo. L’Italia delle ragazze torna in semifinale dopo il 2013, quando poi uscì per mano o meglio piedi delle future campionesse della Germania. Ma adesso è inutile guardare avanti, adesso una nuova storia è qui: è presto per spingersi a pensare ai fasti degli anni Novanta ma intanto l’immensa Cristiana Girelli e le sue compagne hanno raggiunto il traguardo che si erano prefissate, il traguardo massimo. Il resto, se verrà, sarà qualcosa che appartiene per ora al mondo dei sogni oltre che delle superpotenze europee. Ma questa, come dice sempre il ct Soncin, è un’Italia no-limits.
PRESSIONE
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L’Italia parte subito forte, aggressivissima contro una Norvegia che non è più quella di qualche anno fa, ma che in ogni caso si presentava con credenziali di un certo riguardo, visto che arrivava a punteggio pieno da prima del gruppo delle padrone di casa della Svizzera e con anche un paio di vittorie in rimonta nel carnet. Ma la squadra disegnata da Soncin, con l’infaticabile Oliviero ancora titolare come Bonansea, mette subito sotto pressione una Norvegia un po’ appannata, incapace di accendere la sua stella Ada Hegerberg. Nel primo tempo c’è molta Italia: la prima occasione è di Caruso dopo appena 8 minuti, poi ci provano Girelli, Severini, Bonansea che alla mezz’ora scocca un tiro che finisce a fil di palo. Poco dopo però è la stessa Bonansea a lisciare la palla e offrire un pallone d’oro a Hegerberg, che non trova la porta. Sul finale ci prova anche la Gaupset, finisce senza reti ma la partita è viva.
FENOMENO
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Nel secondo tempo è Cristiana Girelli, ispirata dall’indomabile Cantore che brucia la fascia, a trovare il vantaggio con un tocco nell’area piccola. Sempre Girelli fallisce l’occasione del raddoppio e la Norvegia comincia a macinare metri. L’Italia ha speso tanto, comincia a subire di più le iniziative delle nordiche, Salvai fa un paio di salvataggi dei suoi in area, poi arriva il pasticcio dell’arbitro Frappart, che al 13’ concede un rigore in un’azione chiaramente viziata da fuorigioco. Per fortuna delle azzurre (in verde) Hegerberg mette a lato. Giuliani aveva indovinato la direzione giusta, ma purtroppo è meno attenta ed efficace pochi minuti dopo: una sua uscita fuori tempo libera lo spazio a Hegerberg, che questa volta non sbaglia. 1-1, tutto da rifare al 21’, Italia in affanno con il desiderio di non rischiare tanto da perdere anche la possibilità dei supplementari, ma insieme la voglia di continuare a provarci. Soncin fa i suoi cambi: fuori l’esausta Bonansea, dentro Cambiaghi, fuori Severini, dentro Greggi. E’ ancora la Norvegia però ad avere più spesso in mano il pallino del gioco, ma l’Italia resta lucida e al 45’ è ancora Girelli pescata al momento giusto da Cantore a trovare il gol, questa volta di testa. Il calcio toglie, il calcio dà: questa volta l’ultimo minuto è stato quello buono per l’Italia. Segue un recupero confuso, e una gioia pazzesca per una squadra che un paio di anni fa sembrava sottoterra e ora può dire di aver fatto un’impresa. Piccola, grande, si vedrà. Quel che è certo è che le ragazze del pallone sanno ancora produrre energia anche negli occhi di chi guarda.