PERSONAGGIO
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Da enfant prodige a "ragazzo interrotto" del calcio italiano del Duemila a causa di una impressionante serie di infortuni. Quindi la decisione di fare l'allenatore, e ora, dopo l'esonero di Pioli, la grande chance
La vita di Daniele Galloppa - romano, quarantuno anni, promosso ad interim dalla Primavera alla prima squadra della Fiorentina dopo l’esonero di Pioli - è divisa in tre parti. Giovane promessa del calcio italiano nella brillante prima parte, infortunato di lungo corso nella tormentata seconda parte che lo vide perdersi nell’inferno della mente (cit. Vasco Rossi) e quindi emergente tra gli allenatori della sua generazione, quella nata attorno alla metà degli anni 80. Qui si dice dei suoi amici Daniele De Rossi (1983) e Alberto Aquilani (1984), che in quanto ad anagrafe lo precedono di poco (Galloppa è un classe 1985) e nello sviluppo del percorso professionale condividono l’inizio (le giovanili nella Roma) e l’approdo (oggi fanno tutti gli allenatori), ma non il corpo centrale della carriera: Galloppa infatti, a differenza dei colleghi, è stato il “ragazzo interrotto” del calcio italiano del Duemila. Cresciuto in periferia, a Tor de’ Cenci, Spinaceto, lì dove Roma diventa un pregiudizio, “Spinaceto? Pensavo peggio…” dice Nanni Moretti attraversandola in vespa in “Caro diario”, figlio di Maurizio, dirigente d’azienda, e di Rita, impiegata alle Poste, un fratello, Marco; Daniele Galloppa a dieci anni entra nelle giovanili della Roma. No, non è la sua squadra del cuore. Daniele - per tradizione di famiglia - tifa Inter, l’idolo - più avanti - diventa Ronaldo il Fenomeno.










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