Doualla: "Dormo 10 ore e amo i fast food. Jacobs? Preferisco gli sprinter più aggressivi"

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Un pomeriggio con la 15enne rivelazione dello sprint azzurro: "Mio papà tifa Milan e mi voleva calciatrice. Per i Mondiali non decido solo io"

dal nostro inviato Andrea Buongiovanni

31 luglio 2025 (modifica alle 23:06) - SAN DONATO MILANESE (MILANO)

A metà pomeriggio, al glorioso campo di San Donato Milanese, si sente solo il frinire delle cicale. Il gruppetto che si allena nella calura estiva è molto discreto. Poi, d’un tratto, arriva lei. E tutto cambia. Kelly Doualla è un ciclone, una scossa elettrica. A 15 anni è già una leader: riempie gli spazi con la sola presenza. Qui, da un paio d’anni, c’è la sua seconda casa. Ma ora è di passaggio: tra l’oro nei 100 e nella staffetta svedese vinta la settimana scorsa al Festival Olimpico della Gioventù Europea di Skopje, in Macedonia del Nord, e un raduno a Roma in vista degli Europei under 20, da giovedì a Tampere, in Finlandia. Intanto, l’eco del suo 11''21 – record continentale under 18 e terza donna italiana di sempre – non si è certo spenta. 

Kelly, che esperienza è stata la prima in azzurro? 

"In fatto di emozioni un po’ condizionata dallo stadio vuoto. E poi conoscevo già molti compagni. Mi ha invece affascinato trovarmi tra tanti stranieri, anche se ho comunicato solo con chi parlava francese. Da settembre, al sabato, frequenterò un corso d’inglese". 

Tecnicamente sembra essersi trovata bene… 

"Solo prima della finale dei 100 ho avuto qualche timore. E poi, in staffetta, mi sono trovata a disagio a partire dai blocchi col testimone in mano. Per il resto tra il caldo, il cibo scadente e un volo perso al ritorno, non è stata una trasferta facile. Siamo andati avanti a noodles precotti da supermercato". 

In generale, cura l’alimentazione? 

"Sono piuttosto golosa, per la gioia di Walter (coach Monti, ndr) amo i fast food, ma il dietologo dice che ho sempre meno massa grassa. Il mio segreto, insieme a una decina di ore di sonno al giorno, quelle pomeridiane comprese, è la cucina di mamma, con molti piatti camerunesi a base di carne, pesce e verdure. Mi piacerebbe tornare nel Paese di origine dei miei genitori per vedere dove sono cresciuti". 

Com’è il rapporto con loro? 

"Gli devo tanto: modulano il lavoro nella casa di cura in base alle mie esigenze. Papà, nella maggioranza dei casi, mi porta da Sant’Angelo Lodigiano al campo. E mi accompagna a scuola, evitandomi mezzora a piedi. E se non può lui, ci pensano in pullman mamma, che poi fa le acconciature anche alle mie amiche, o mio fratello Franck". 

Quanto ci mette a fare le sue? 

"Per quest’ultima, azzurra non per caso, ci sono volute quattro ore. Durerà un mesetto". 

I suoi sono orgogliosi di lei? 

"Cerco di non dargli preoccupazioni: quando esco, sanno sempre dove vado. E mai alla sera". 

E dove va? 

"A Milano, con gli amici dell’atletica ci troviamo in Duomo e andiamo a mangiare. Più facile con loro che coi compagni di classe, anche se le mie elementari, medie e ora il mio liceo scientifico sportivo, a Sant’Angelo, sono tutti nello stesso complesso". 

Quali sono le sue materie preferite? 

"Posso dire ginnastica? Non la faccio spesso, ma l’anno prossimo proveremo pure il teakwondo". 

È vero che papà l’avrebbe voluta calciatrice?

"È un grande appassionato, tifoso del Milan, ma ora è felice. Se non rischiassi di farmi male, però, a calcio giocherei sempre volentieri. Seguo qualche partita in tv ed è l’unico sport che mi coinvolge. Atletica a parte, naturalmente". 

kelly Doualla

Vista l’attenzione che sta riscuotendo e la sua età, si sente un po’ sotto pressione? 

"Quello che faccio mi diverte molto, anche se da gioco che era, sta diventando qualcosa di più serio". 

I 100 sono la sua gara preferita? 

"Sì, anche perché non ho mai corso un 200. Penso di poterli far bene, ma la curva un po’ mi spaventa, facendone una quest’inverno ad Ancona in una staffetta indoor, mi sono fatta male per la prima volta in vita mia. Vedremo la prossima stagione". 

E il salto in lungo? 

"Non l’ho mai preparato veramente, ma ho buoni piedi: credo di avere tanti margini". 

Chi apprezza tra i “colleghi”? 

"Shelly-Ann Fraser, Sha’Carri Richardson, Tara Davis e, tra gli italiani, Filippo Tortu che ho incontrato qualche volta". 

Quali ricordi ha degli exploit azzurri all’Olimpiade di Tokyo? 

"Quasi nessuno, avevo 11 anni: ho visto Tamberi, ma poi mi sono addormentata...". 

Le piace Jacobs? 

"L’ho visto dal vivo agli Europei di Roma: preferisco gli sprinter più aggressivi". 

Ai Mondiali di Tokyo ci pensa? 

"Solo l’idea mi fa capire dove sia già arrivata. Vero è che mi piacerebbe anche andare un po’ in vacanza, ma la decisione non sarà solo mia".

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