Cos'è l'insufficienza venosa cronica diagnosticata a Trump

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Non è una malattia grave, ma merita attenzione. Scopriamo perché

Anna Castiglioni

31 luglio - 11:39 - MILANO

Negli ultimi giorni, alcune immagini hanno mostrato le mani del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump visibilmente segnate da lividi. La conferma della diagnosi di insufficienza venosa cronica è arrivata dopo qualche giorno dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, che ha riportato le parole del medico curante di Trump: "Nelle ultime settimane il Presidente Trump ha notato un lieve gonfiore nella parte bassa delle gambe e, per precauzione, è stato sottoposto a una serie di accertamenti medici". Ha chiarito che non si tratta di nulla di preoccupante: Trump è stato visitato dall’unità medica della residenza presidenziale e sottoposto a controlli, tra cui un’ecografia Doppler alle gambe. L’esame ha rilevato la presenza di una condizione chiamata insufficienza venosa cronica, molto comune nelle persone anziane e generalmente benigna se gestita correttamente. La notizia ha attirato l’attenzione, anche perché si tratta di una patologia spesso trascurata o banalizzata, pur colpendo milioni di persone nel mondo. Ma cos’è davvero l’insufficienza venosa cronica? E perché, pur non essendo grave, merita attenzione?

cos'è l'insufficienza venosa cronica

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L’insufficienza venosa cronica è una condizione in cui le vene, in particolare quelle delle gambe, non riescono più a far risalire il sangue verso il cuore in modo efficace. Normalmente, le vene sono dotate di piccole valvole che impediscono al sangue di tornare indietro, ma con il tempo queste valvole possono indebolirsi o danneggiarsi. Il risultato è che il sangue fatica a risalire e tende ad accumularsi nelle gambe. Questo ristagno può provocare una serie di sintomi: gonfiore, senso di pesantezza, crampi notturni, prurito, fino ad arrivare a cambiamenti della pelle e, nei casi più gravi, ulcere.

sintomi dell'insufficienza venosa cronica

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Tra le manifestazioni cutanee più frequenti nelle forme moderate o avanzate della malattia c’è anche la dermatite da stasi. Si tratta di un’infiammazione cronica della pelle che compare di solito nella parte bassa delle gambe, in particolare sopra le caviglie. La pelle diventa arrossata, pruriginosa, spesso secca e desquamata, e può assumere un colore bruno o violaceo nel tempo. Nei casi più severi può evolvere in una fibrosi dei tessuti o addirittura favorire la comparsa di ulcere. La dermatite da stasi è un segnale importante, perché indica che il ristagno venoso sta cominciando a compromettere anche i tessuti superficiali e richiede una gestione tempestiva. Anche se può sembrare una condizione puramente “estetica”, legata alle vene varicose, l’insufficienza venosa è una patologia a tutti gli effetti. Non è solo fastidiosa: se non trattata, può compromettere la qualità della vita e aumentare il rischio di complicanze cardiovascolari.

perché colpisce soprattutto gli anziani

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Con l’età, i tessuti perdono tono ed elasticità, comprese le pareti dei vasi sanguigni. È per questo che l’insufficienza venosa cronica è molto più frequente dopo i 60-70 anni. Ma non è solo una questione anagrafica: anche uno stile di vita sedentario, la predisposizione genetica, il sovrappeso, gravidanze ripetute o lavori che costringono a stare a lungo in piedi possono contribuire all’insorgenza del disturbo. Nel caso di Trump, i medici hanno parlato di una forma lieve, senza segni di trombosi né problemi arteriosi. Ma anche nelle forme iniziali, è importante non sottovalutare la situazione: riconoscere i sintomi e intervenire precocemente aiuta a evitare l’evoluzione verso stadi più complessi.

diagnosi e trattamenti

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La diagnosi dell'insufficienza venosa cronica viene fatta in ambulatorio, spesso attraverso un’ecografia Doppler, un esame non invasivo che permette di valutare il flusso sanguigno e lo stato delle vene. In base alla gravità, il medico può proporre diverse soluzioni. Nelle forme lievi, come probabilmente quella diagnosticata a Trump, il trattamento si basa soprattutto su misure conservative: calze elastiche a compressione graduata, movimento quotidiano, esercizi specifici e, quando necessario, farmaci venotonici che migliorano il tono delle vene. Nei casi più avanzati, oggi esistono tecniche mini-invasive molto efficaci, come l’ablazione endovenosa con laser o radiofrequenza, che permettono di chiudere le vene malate senza doverle rimuovere chirurgicamente. Anche se l’insufficienza venosa cronica è molto comune e spesso considerata “banale”, in realtà non va trascurata. Secondo diversi studi pubblicati su riviste internazionali, può essere associata a un aumento del rischio cardiovascolare, indipendentemente da altri fattori di rischio. Fortunatamente, è anche una condizione che si può gestire molto bene, soprattutto se presa per tempo. Il caso di Trump ci ricorda che anche piccoli segnali del corpo – come un gonfiore o un livido ricorrente – meritano attenzione, specialmente dopo una certa età. Prendersi cura delle proprie vene significa anche prendersi cura del proprio cuore e del proprio benessere complessivo. E come sempre, chiedere un parere medico resta il primo passo, anche in assenza di sintomi gravi.

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