Da Papiss Cissé a Stephen Ireland, da Joleon Lescott a Emile Heskey: la rosa del Wythenshawe FC veterans – la squadra over-35 dell’omonimo club dilettantistico di nona divisione inglese - conta quasi 1900 presenze e oltre 200 gol in Premier League
Immaginate di uscire di casa una domenica pomeriggio a fare due passi, magari anche con il cane al guinzaglio da usare come scusa per girovagare un po’ più a lungo. Immaginate, sempre in questa domenica, di sentire in lontananza urla e cori appena accennati, di avvicinarvi con circospezione e di scorgere un campo malmesso, irregolare, fangoso. E proprio lì, in un contesto che stride con quello che state vedendo, riconoscere distintamente vecchie figurine un po’ sbiadite di un calcio passato. Barbe lunghe, corse sincopate e fisici non più atletici imbevuti però di una nostalgia che riporta indietro prepotentemente negli anni. È un po’ questo che devono aver provato negli ultimi mesi gli abitanti di Wythenshawe, zona a sud di Manchester dove da questa estate una squadra di amatori composta in parte da una manciata di ex giocatori di Premier League ha cominciato a far parlare di sé, attirando folte schiere di curiosi e appassionati.
Una rosa di ex stelle
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La rosa del Wythenshawe FC veterans – la squadra over-35 dell’omonimo club dilettantistico di nona divisione inglese – conta complessivamente quasi 1900 presenze e oltre 200 gol nella massima divisione inglese, 89 convocazioni in nazionale e 15 trofei. Gli Ammies giocano in casa a Hollyhedge Park, a una decina di chilometri dall’Old Trafford e trionfano su quasi ogni avversario che incontrano grazie a un nutrito gruppo di ex professionisti che si è ritrovato quasi per caso a divertirsi come una volta nello sconfinato panorama delle Sunday League inglesi, i campionati amatoriali che si disputano appunto di domenica rispetto al tradizionale sabato britannico dedicato al football. Qualche nome in squadra? Stephen Ireland – ex Manchester City, Aston Villa e Stoke City –, Emile Heskey – ex Liverpool con 62 presenze con la nazionale inglese –, Joleon Lescott – ex Manchester City con quasi 200 gettoni in Premier League – e Danny Drinkwater – campione d’Inghilterra con il Leicester City nel 2016. A loro si aggiungono poi Maynor Figueroa (Wigan), Jefferson Montero (Swansea), Oumar Niasse (Everton), Nedum Onuoha (Manchester City e QPR), George Boyd (Burnley) e Papiss Demba Cissé (Newcastle). Quest’ultimo è tornato d’attualità negli scorsi giorni per via di 30 secondi surreali, in cui batte malissimo un rigore, si avventa goffamente sulla ribattuta e batte il calcio d’angolo immediatamente successivo direttamente fuori dal campo, condendo la sequenza con grandi sorrisi che tradiscono tutta la leggerezza del contesto. Nel secondo tempo della stessa partita, poi, segna 7 dei 13 gol con cui il Wythenshawe ha travolto i poveri over-35 del Liverpool South.
è solo un gioco
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Tutto è nato proprio grazie a Stephen Ireland, ex centrocampista irlandese con 245 presenze in Premier League, che ha cominciato a giocare qui su consiglio di un amico che da anni ormai scende in campo ogni domenica con gli Ammies. Da quando ha accettato, ha iniziato a reclutare man mano vecchi compagni e avversari. “Sono venuto qui durante il precampionato solo perché amo giocare a calcio”, ha detto Ireland al Guardian. “Ho invitato alcuni ex calciatori di mia conoscenza e, lentamente ma inesorabilmente, tutti ora vogliono venire a giocare. Questo però senza prendere il sopravvento: mi piace l’idea di un buon mix con i vecchi ‘veterani’ che già giocavano qui”, ha poi concluso. Il dipinto forse più bello di questo ambiente è però quello di Drinkwater: “Non vorrei sembrare folle, ma il divertimento è lo stesso che si vive giocando in Premier League. Fai un riscaldamento blando di 10 minuti, ti diverti e poi ti bevi una pinta: meglio di così… È come il calcio di quartiere, quello che ti piaceva da bambino. Il tutto arricchito da sfottò e battute continue in campo”. Forse il bello di tutta questa storia nasce proprio qua: vedere ex atleti un po’ cresciuti divertirsi come ragazzini, tornando a fare ciò che per via delle rispettive carriere hanno smesso di fare troppo presto. Con le scarpe sporche di fango ancora prima di calciare, con i colori della maglia un po’ sbiaditi come i ricordi dei primi calci, mossi da quella stessa passione che – dopo aver firmato contratti milionari in passato – li porta ogni mese a versare 15 sterline nelle casse del club per giocare su pesanti campi di periferia.










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