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Nei decenni passati accadeva che Djokovic vincesse in Australia, il Roland Garros era di Nadal, Wimbledon esaltava Federer. Ora il n.1 e il n.2 sono inavvicinabili
Si può simpatizzare per un campione invece di un altro, ammirare uno stile di gioco rispetto ad un altro, ma alla fine il tennis, che è uno sport individuale e senza supporti esterni (penso ai piloti di F1: non sempre il migliore possiede la macchina più veloce e dunque è destinato a perdere), non mente: chi conclude l’anno al n.1 del mondo se lo è meritato. E dunque complimenti ad Alcaraz, i cui numeri nel 2025 sono semplicemente eccezionali: otto tornei vinti con due Slam, 70 vittorie in stagione di cui 55 da aprile ad oggi e in generale la sensazione che gli svolazzi di una volta, che gli costarono qualche sconfitta inopinata, siano ormai un lontano ricordo. Certo, sulla corsa al primato in classifica di fine stagione hanno pesato i tre mesi di assenza di Sinner da febbraio a maggio a causa della sospensione per il caso Clostebol, ma anziché recriminare su ciò che poteva accadere godiamo di ciò che succederà l’anno prossimo, quando a parità di calendario il loro duello sarà ancor più esaltante.










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