L'attaccante bulgaro, appena 18enne, giocava per il CSKA Sofia quando si verificarono i fatti da lui narrati
/www.derbyderbyderby.it/assets/uploads/202505/IMG_2145.png)

Dimitar Berbatov ha rivelato di essere stato rapito quando da ragazzo giocava in Bulgaria. L'allora 18enne fu tenuto in un ristorante per più di tre ore prima di essere lasciato andare. Nell'intervista con Rio Ferdinand, ha spiegato che un suo compagno di squadra era complice dei malviventi. Grazie anche all'intervento del padre poté tornare a casa sano e salvo. Ecco le incredibili rivelazioni di Berbatov sui suoi primi anni di carriera.
Il passaggio in macchina e l'arrivo a un ristorante
—
È difficile trovare un centravanti con la tecnica di Berbatov. Il bulgaro ha sempre affascinato i tifosi d'Europa e del mondo con il suo tocco palla. Gli anni con il Bayer Leverkusen, il Tottenham e il Manchester United dimostrarono poi il suo grande fiuto per il gol. Prima di questo, però, l'attaccante ha vissuto periodi duri nel suo Paese, proprio quando iniziò a mostrare le sue qualità. Parlando con l'ex compagno di squadra Ferdinand, Berbatov ha raccontato di uno dei momenti peggiori della sua vita: il rapimento.
L'appena 18enne bulgaro giocava per il CSKA Sofia, prima squadra della sua carriera professionistica: "Stavo iniziando già a far vedere quello che valevo e quello che potevo fare su un campo da calcio. Non avevo ancora la macchina e un giorno dopo allenamento un mio compagno si offrì di darmi un passaggio. Mi disse che voleva farmi incontrare un suo amico e ingenuamente accettai". Berbatov viene portato in un ristorante ed entrando ha capito che qualcosa non andava: "C'era una persona a un tavolo e dietro di lei tre uomini enormi, davvero enormi".
Berbatov: "Ho pensato non avessi scelta, o dico di sì o mi picchiano"
—
Invitato a sedersi, l'uomo gli rivela il motivo dell'incontro: "Mi disse, 'Sappiamo chi sei. Devi cambiare squadra. Ti vogliamo nella nostra squadra' e quando gli ho detto che avevo un contratto con il CSKA mi disse che avrebbero risolto quel problema". Il centravanti, chiaramente terrorizzato ha raccontato che in quel momento voleva solo chiamare il padre per chiedere aiuto. Solo dopo tre ore gli viene concessa la telefonata e grazie a quella il bulgaro viene rilasciato.
Lo spavento è stato grande per Berbatov, il quale conclude dicendo che il momento peggiore è stato tra la telefonata e il rilascio: "Ho pensato che ormai non avessi più scelta. O dicevo di sì o mi avrebbero picchiato. Fortunatamente poi è arrivato mio padre. So che quello che dico potrebbe sembrare assurdo e incredibile, ma per noi in Bulgaria non lo era affatto. Funzionava così".








English (US) ·