Becker: "Sinner e Alcaraz due amici feroci, ai miei tempi non era così. Forse oggi si gioca troppo"

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Il tedesco ex n.1: "Jannik arriva da 5 finali Slam di fila... Carlos è un artista che sembra finalmente maturato, anche se può cedere a chiunque"

15 novembre 2025 (modifica alle 07:56) - TORINO

Boris Becker è un attento osservatore del tennis. Instancabile come commentatore televisivo, è anche in libreria con la sua biografia dal titolo "Inside. Vincere, perdere, ricominciare da zero", edito da Mondadori, in cui racconta anche i momenti difficili del carcere. Ora, italiano d’adozione, è tornato stabilmente al tennis, raccontandolo con l’occhio di chi ne ha fatto la storia. 

Boris, tutti si domandano: vedremo un’altra finale tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz qui a Torino?

 "Se mi tolgo gli “occhiali tedeschi”, direi che le possibilità sono molto alte. Jannik finora è sembrato davvero in grande forma, e lo stesso vale per Carlos. Il punto interrogativo per me è Zverev. Ha il talento per battere entrambi, soprattutto indoor, ma deve ritrovare il suo livello migliore". 

Sulla Gazzetta, pochi giorni fa, abbiamo titolato “Bum Bum Jannik” per tutti gli ace che ha servito. Che ne dice? 

"Penso che Simone Vagnozzi e Darren Cahill abbiano fatto un lavoro fantastico dopo lo US Open per migliorare la battuta di Jannik. In estate quello era il colpo che gli mancava, specialmente nella finale di New York: secondo me Alcaraz era stato il giocatore migliore, ma anche il miglior battitore. Il servizio è l’unico colpo in cui l’avversario non partecipa, è totalmente nelle tue mani. Da allora Jannik ha cambiato un po’ la tecnica, anche il lancio di palla è diverso. La grande differenza tra il Sinner dell’estate e quello di adesso è proprio il servizio, e indoor questo conta tantissimo". 

A proposito di servizio: Toni Nadal sostiene che il tennis stia diventando un po’ noioso, perché è l’unico sport che inizia con un calcio di rigore, cioè con il servizio, e che bisognerebbe cambiare qualcosa. Lei è d’accordo? 

"Stimo moltissimo Toni, ma su questo non sono d’accordo. Penso che il tennis stia vivendo un boom globale: non è mai stato così popolare come adesso. E questo è merito di Federer, Nadal e Djokovic: quei tre hanno portato il tennis su un altro pianeta. Alcaraz e Sinner lo stanno mantenendo lassù. Quello che mi piacerebbe vedere, il prossimo anno, è qualche altro giocatore vincere gli Slam. Finora sono stati quasi solo Jannik e Carlos, e questo dice molto su di loro, ma sarebbe bello vedere altri entrare nel circolo dei vincitori". 

Nel 2026 sia Carlos sia Jannik potrebbero completare il Career Grand Slam. Chi ci riuscirà per primo? 

"Intanto, secondo me è passato un po’ sottotraccia il fatto che Sinner abbia raggiunto la finale in tutti e quattro gli Slam. È un risultato incredibile. Ha perso Parigi e New York, ma essere in finale in quattro Major di fila – in realtà cinque, se contiamo anche lo US Open dell’anno precedente – è qualcosa di straordinario, e non se ne parla abbastanza. Per l’anno prossimo il punto interrogativo è sempre lo stesso: saranno ancora Sinner e Alcaraz a dominare? Sono giovani, hanno ancora tanta fame e, al momento, faccio fatica a vedere qualcuno che possa cambiare questo scenario". 

Nella seconda parte della stagione abbiamo visto un Alcaraz molto solido in ogni parte del gioco, anche mentalmente. Ha fatto, secondo lei, il passaggio definitivo da “ragazzo” a giocatore adulto? 

"Ho ho sempre visto Alcaraz come un artista del tennis. E gli artisti possono essere lunatici: hanno giornate splendide e giornate no. Ho sempre pensato che, al suo massimo, Carlos fosse più forte di chiunque, ma nelle giornate storte potesse anche perdere da giocatori di livello molto inferiore. Quest’anno quella incostanza è praticamente scomparsa. È maturato. Merita di essere numero 1, anche se la lotta è molto serrata, perché nel complesso è stato il miglior giocatore: la sua continuità è salita di livello. La grande forza di Jannik è sempre stata la continuità; Carlos ha lavorato tanto proprio su questo aspetto, e ha raccolto i frutti". 

I primi due giocatori al mondo sono rivali e amici: è mai stato amico di uno dei suoi grandi rivali? 

"Nella nostra epoca non eravamo amici. Non esisteva proprio questa cosa. Immagini me amico di McEnroe o di Lendl… impossibile. (Ride, ndr) Con Stefan Edberg andavo d’accordo, lo stimavo molto, ma non era come oggi. Secondo me il tema amicizia tra rivali è cambiato con Federer e Nadal. Sono stati loro a trasformare il modo in cui due grandi avversari si comportano uno con l’altro, ed è stato un bene: un ottimo esempio per i giovani. Trovo bellissimo che Sinner e Alcaraz abbiano questa chimica fuori dal campo: si percepisce il grande rispetto reciproco, si piacciono, non hanno problemi a fare cose insieme. Eppure in campo sono rivali ferocissimi. È un modello positivo per la nuova generazione". 

E più avanti, nel futuro, chi potrebbe inserirsi nel loro idillio? 

"Io spero che Sascha Zverev, prima di fine carriera, riesca a vincere almeno uno Slam. Ha il talento per riuscirci. Poi bisognerà aspettare la generazione successiva. Penso a ragazzi come Joao Fonseca, a un italiano come Lorenzo Musetti, a Jack Draper se sarà integro, a Ben Shelton… Secondo me sono ancora un po’ lontani da quel livello, ma non mi sorprenderebbe vederli vincere un Major in futuro". Diceva di Musetti: qui è arrivato praticamente cotto dopo otto settimane consecutive in campo. L’anno prossimo può restare stabilmente in Top 5? 

"Penso che qui abbia fatto un vero salto di qualità: prima partecipazione alle Atp Finals, primo ingresso in Top 10. Mi è dispiaciuto per lui, perché contro Alcaraz era chiaramente a corto di energie, senza gambe. Ma lo vedo ancora in crescita. Non penso che il numero 7 del mondo sia il punto d’arrivo per Lorenzo. Sì, credo che possa arrivare in top 5".

 Siamo all’ultimo torneo dell’anno, si parla di calendario troppo compresso, ma dal 2028 ci sarà anche un altro Masters 1000 in Arabia Saudita: che cosa ne pensa? 

"I tornei sono tanti, questo è certo. Alla fine sta ai giocatori decidere quante settimane vogliono giocare di fila. Ma per i tifosi è difficile seguire il tennis ogni settimana, può diventare confuso. A volte ci sono due tornei nello stesso momento, e soprattutto nella seconda parte dell’anno, quando tutti cercano di qualificarsi per le Finals, la situazione si complica. Penso che ci sia troppo tennis. Il pubblico dovrebbe “avere un po’ di fame”: se c’è tennis tutte le settimane, l’offerta si satura. Per i giocatori è un’opportunità di lavorare sempre, ma per i tifosi e per i media è davvero tanto, forse troppo". 

E non è finita: la prossima settimana ci sono le Davis Finals, con l’Italia che difende il titolo e la sua Germania. Come la vede? 

"Andrò a Bologna in occasione della cerimonia in onore di Niki Pilic, e guiderò la squadra tedesca. Finalmente siamo tornati a competere per l’Insaliatiera. E dirò di più: con Zverev e un doppio solido come Krawietz-Puetz penso che la Germania sia la squadra da battere". Parola di Bum Bum.

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