Atalanta, torna Kolasinac. Con Palladino chance di rilancio per Ederson e Zalewski

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Il bosniaco mai utilizzato, il brasiliano intermittente come la Dea. Il polacco dopo lo stop non ha convinto Juric

Andrea Elefante

Giornalista

14 novembre - 11:22 - MILANO

Palladino giocherà a carte scoperte: la rincorsa dell’Atalanta a posizioni più coerenti con il potenziale della rosa e le ambizioni del club non consentirà tempi morti, dunque il tecnico appena planato a Zingonia sarà chiamato a fare subito scelte chiare come il suo progetto di gioco. Le carte che avrà a disposizione non sono poche, anzi: c’è grande abbondanza. Ma ce ne sono tre che, per motivi diversi, sono mancate all’Atalanta di Juric. Non hanno potuto fare il gioco dell’ex tecnico (Kolasinac), non ci sono riusciti per quanto era prevedibile (Ederson), sono entrati nel suo mazzo con troppa discontinuità (Zalewski). Ma oggi la Dea, e il nuovo tecnico, difficilmente possono fare a meno di ricominciare (anche) da questi tre.

Il carisma di Sead

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Kolasinac deve ancora rivedersi in campo dopo l’infortunio al crociato della scorsa stagione, ma in realtà è stato già convocato per le ultime partite e si sente pronto per tornare: non a caso in questi giorni è in nazionale e magari domani il suo ct, contro la Romania, gli regalerà quel rientro finora, forse, anche un po’ frenato da Juric, probabilmente a scopo precauzionale (e perché aveva comunque alternative). Palladino conta molto sul bosniaco per il suo carisma in campo, l’esperienza internazionale, la sua leadership nello spogliatoio. Ma per chi considera ideale il modulo difensivo a tre, Kola può diventare un cardine non solo per la solidità difensiva, ma pure per come interpreta il ruolo di “terzo”: anche con attitudini offensive, quasi da centrocampista aggiunto.

La qualità di Zale

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In questo senso, sarà essenziale come Kolasinac riuscirà a coordinarsi con Zalewski, nel gioco di sfruttamento delle catene laterali - nel loro caso la mancina - che ha un’importanza non secondaria nel calcio di Palladino. Il polacco, uno dei gioielli del mercato estivo, con Juric è partito forte, ma dopo tre partite su quattro da titolare è arrivato l’infortunio di Torino, seguito da un rientro molto a singhiozzo e dalle conseguenti frizioni con il tecnico. Juric, dal suo ritorno nell’elenco dei convocati, ha tenuto Zalewski in panchina in tre occasioni, e per tutti i 90’, scegliendolo da titolare due volte nelle altre quattro gare, l’ultima con il Sassuolo giocata per appena 7’. A Palladino, che può impiegarlo anche da laterale basso in un eventuale 4-2-3-1 a trazione molto anteriore, il compito di “riscoprire” il suo sinistro, i suoi cross disegnati, il suo dribbling, la sua attitudine per l’uno contro uno. In due parole: la sua qualità offensiva, arma importante anche sulle palle inattive.

Il fuoco di Ed

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Per inquadrare il momento di Ederson è facile usare la felice sintesi scelta da poco da Walter Sabatini, il suo primo mentore: "Sembra di vedere giocare il cugino: ha perso lo slancio, è un po’ la fotografia dell’Atalanta". La sua sostituzione di domenica, per far giocare Samardzic centrale, è stata forse la pietra tombale sul rapporto Dea-Juric, ma in effetti anche nei primi 45’ di domenica, come in tutto questo avvio di stagione, non si era vista, se non per rari sprazzi, la versione migliore del brasiliano. A cui sembra mancare quella capacità di accendersi che ne ha fatto il trascinatore forse più decisivo della Dea nell’annata d’oro dell’Europa League. Ederson sa che questa stagione è forse la sua ultima chance per sperare in un club super top: ha ancora un po’ di tempo, ma come gli spiegherà Palladino, l’Atalanta non può più aspettare tempo.

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