Lo smartwatch della Mela morsicata si rinnova senza strafare. Migliore autonomia, aumentano le funzioni per il monitoraggio della salute. Lo abbiamo tenuto al polso tre settimane e vi diciamo che...

Il più diffuso degli orologi intelligenti è anche il migliore degli orologi intelligenti? La domanda sull’Apple Watch è da un milione di dollari e si ripropone fin da quando fece la sua prima comparsa al polso di Tim Cook nel 2014, aprendo la strada a un cambiamento sostanziale nelle abitudini di chi possiede un iPhone. Dapprima schiere di sfacciati imitatori, col tempo la comparsa di concorrenti temibili che hanno provato a ritagliarsi nicchie di specificità. Oggi chi ha un telefono Android magari sarà tentato da un Galaxy Watch 8, gli agonisti preferiranno uno vero e proprio sportwatch, mentre nessuno (a quel prezzo) offre l’autonomia e i sofisticati sensori per il monitoraggio della salute del nuovo Huawei Watch GT6. Lo smartwatch Apple, però, rimane l’orologio mainstream per eccellenza: cioè, quello che incontra le necessità della platea più ampia. Anche la sua ultima versione, l’Apple Watch Series 11, fa ciò a cui i prodotti dell’azienda californiana ci hanno abituato: migliorano senza snaturarsi, “marcano a uomo” i concorrenti e ne fanno proprie alcune innovazioni, ma rendendole di facile uso e sempre con una perfetta integrazione tra hardware e software. In particolar modo, il Watch 11 colma la principale delle lacune che si attribuivano all’orologio Apple: la durata della batteria. Lo abbiamo tenuto al polso per tre settimane ed ecco alcune cose che ci sono piaciute.

finalmente la batteria!
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La prima è la motivazione principale all’acquisto del nuovo Watch, cioè proprio la sua batteria che adesso ha un'autonomia dichiarata di 24 ore filate: non siamo ancora alle settimane promesse da modelli come il GT6 o dal Garmin Forerunner, ma è tanto di più delle 18 ore con utilizzo standard del suo predecessore. Anche se (per dirla tutta), secondo alcuni test effettuati l'incremento sarebbe più modesto e, soprattutto, Apple avrebbe usato una metodologia di calcolo "più generosa". Addio alla necessità di ricaricare ogni sera, comunque, e spazio alla conseguente possibilità di sfruttare al meglio le funzioni di monitoraggio del sonno che ora sono ancora più intuitive, con una sorta di punteggio dato giorno per giorno alla qualità del riposo. A noi è bastata prendere l’abitudine di attaccarlo alla presa ogni mattina durante la colazione: sono sufficienti 15 minuti per otto ore di carica, mentre chi dispone di almeno una mezzoretta di tempo andrà senza problemi a fine giornata e oltre.
sotto controllo
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Tra le funzionalità dedicate alla salute debuttano le notifiche per l’ipertensione. A molti sembrerà un di più, ma proprio nei giorni del nostro test ci siamo trovati a confrontarci con un anomalo sbalzo della pressione sanguigna. Stanchezza fisica? Stress? Chissà. Avere al polso il Watch ci ha consentito un briciolo di tranquillità in più in attesa di controlli più approfonditi. C’è da dire che non è una funzione esclusiva del Watch 11, fa parte delle novità di watchOS 26 e non è ancora approvata dall’agenzia regolatoria europea, ma i potenziali sviluppi ne faranno uno strumento salvavita come è già avvenuto, un paio di anni fa, per l’ECG. Al momento, per ricevere un “allert” sono necessari almeno 14 giorni di monitoraggio (e un misuratore di pressione esterno da collegare per registrare le variazioni e sopporle a un medico). ù
sleep score
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Un’utile novità, come si accennava, c’è anche nell’analisi della qualità del sonno. A molti tenere al polso lo smartwatch nelle ore notturne dà fastidio (e siamo tra essi), ma detto questo, la funzione Sleep Score adesso rende la cosa semplicissima: assomma alcuni dati - la durata del sonno, l’ora in cui si va a dormire, interruzioni e risvegli notturni - e assegna un punteggio. Più alto è, migliore è stato il riposo. Cercare di avvicinarsi a 100 e quindi imporsi una routine, sarebbe la scelta sensata. Noi, al momento, non ci siamo riusciti.
il motivatore intelligente
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L’Apple Watch 11 si affina anche nella pratica sportiva, seppure non sia comparabile alla versione Ultra e ancor di più agli sportwatch propriamente detti: qui la novità è rappresentata da Workout Buddy, una sorta di motivatore AI attivabile dall’app Fitness. E’ utile soprattutto per i runner, anche se è compatibile con altri tipi di allenamento, dal trekking alla bici. Lo abbiamo provato nei nostri blandi percorsi da 5, 6 km di corsa moderata, ma sarebbe necessario un po’ più tempo perché gli incoraggiamenti inizino ad essere davvero utili. Buddy richiede cuffie Bluetooh, Apple Intelligence attivo sull’Iphone ed è solo in inglese (per ora). Bella la nuova grafica nella modalità allenamento, con ai quattro angoli del display altrettanti pulsanti-scorciatoia per le funzioni preferite.

super vetro
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Nel design e nelle dimensioni la Serie 11 non si discosta in nulla dall’Apple Watch 10: stesso spessore, stesse misure dello schermo e della cassa (42 o 46 mm), solo un paio di grammi di differenza nel peso, e ciò non è detto che sia un male per un oggetto così collaudato nella sua esperienza d’uso quotidiana. Migliora il vetro del display che adesso è due volte più resistente ai graffi, secondo Apple e si chiama Ion-X: un’ottima cosa per chi è un po’ sbadato come noi. Un’altra novità, infine, che avrebbe potuto fare la differenza è il passaggio della connettività cellulare al 5G, con anche il wi-fi dual band (una doppia antenna satellitare). L’uso dell’orologio senza l’iPhone diventa possibile, veloce, con una migliore copertura, ma la funzionalità non è attiva in Italia e questo dice molto sull'affidabilità dell'attuale rete di quinta generazione nazionale. Il prezzo dell’Apple Watch 11 non muta rispetto alla serie precedente: 459 euro per la versione in alluminio, che diventano 809 per quella in titanio aerospaziale. Basterà tutto questo a convincere gli incerti all'acquisto? Qualche dubbio resta per chi già possiede il Watch 10.