Al Consiglio federale Salvini smina il caso Vannacci

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Nessuna resa dei conti, ma qualche paletto è stato messo. La Lega riparte dal tonfo elettorale in Toscana (sotto il 5%) e dai malumori per l'"effetto Vannacci" al rovescio, e mette un freno all'attività politica dei team Vannacci. La costola dell'associazione "Il mondo al contrario", nata a sostegno del generale promosso a vicesegretario del Carroccio, non potrà fare politica alternativa o in rotta con il Carroccio. Così in tre ore di consiglio federale Matteo Salvini prova a tenere insieme le varie anime della Lega.

Quindi media, concede il ridimensionamento dei "vannacciani", rilancia la corsa elettorale del Veneto per essere lì il primo partito, arringa sulla Manovra ed evita il redde rationem interno. L'argine imposto al fan della Decima Mas - il grande assente, ma giustificato a causa della Plenaria a Strasburgo - sta in poche righe attribuite a fonti leghiste: "Sono benvenute tutte le realtà e le associazioni che possono affiancare la Lega, a patto che non siano una realtà politica alternativa". Tradotto: un conto è il ruolo da associazione culturale, un altro è quello politico. Il confronto nel partito torna alle origini, almeno nel luogo: il "capitano" raduna i suoi di nuovo in via Bellerio, storica sede del Carroccio e non a Roma, location dei Federali nell'ultimo anno. E in presenza, come rimarca la convocazione. Un segnale per molti, una ragione solo logistica (Salvini aveva appuntamenti in Lombardia) spiegano altri. La riunione si apre con applausi a Luca Zaia e Alberto Stefani, governatore del Veneto e suo aspirante successore. Sono loro gli alfieri della rivalsa del partito al voto del 23 e 24 novembre.

Entrambi si collegano via telefono ma poi scappano per un impegno nel Padovano. E da lì Zaia ribadisce la scelta, forzata, di candidarsi come capolista in tutte le province venete e aggiunge senza modestia: quel voto "è anche una sorta di referendum o sondaggio su quello che sono stati 15 anni", quelli del suo lunghissimo mandato. Nessun collegamento al telefono, invece, per Vannacci. "Sono appena uscito dalla Plenaria", racconta all'Ansa il generale, quando a Milano il Federale si è appena concluso. E aggiunge: "Mi farò aggiornare e poi vediamo".

A Milano - raccontano alcuni dei presenti - a tirarlo in ballo è il governatore lombardo Attilio Fontana. Del resto fra i leghisti un chiarimento, da parte di Salvini, sul ruolo del suo vice e le sue responsabilità, era più che sentito. Soprattutto tra i "nordisti". E ha alimentato, nei giorni scorsi, i timori all'interno del partito di uno scontro frontale. Timori che il vicepremier cerca subito di allontanare smontando la tesi della resa dei conti: "E' qualcosa che scrivete voi da una settimana, ma non sarà così", ribatte ai cronisti. E archivia a "chiacchiere giornalistiche" le discussioni su una doppia Lega, del nord e del centrosud. Successivamente lo chiarisce ricordando che "tutte le componenti del partito sono fondamentali".

Ma sul voto toscano ammette gli errori con la precisazione che non sono "di un singolo ma della squadra", perché "vittorie e sconfitte non hanno mai solo un padre". In ballo c'è pure la rivendicazione sulla Lombardia che è il coordinatore lombardo Massimiliano Romeo a rammentargli, citando il voto unanime del direttivo regionale di lunedì sera che gli ha dato mandato di continuare il pressing perché il candidato alla presidenza della regione resti al Carroccio. Salvini prova a rassicurare, compatibilmente ai tempi e alla distanza del voto previsto fra due anni. Nell'operazione di tenuta del partito, invece, punta sulla prossima manovra e insiste sul contributo delle banche: a loro "chiederemo il massimo sforzo possibile per aumentare gli investimenti in sicurezza, con un piano straordinario di assunzioni per le forze dell'ordine, detassazione di straordinari e sostegno previdenziale", elenca.

E la platea condivide e rilancia che si può chiedere "un contributo doppio" agli istituti di credito. Altro tema è l'immigrazione: il segretario promette una stretta sui ricongiungimenti familiari e il permesso di soggiorno a punti per i migranti che commettono reati e conferma la manifestazione del 14 febbraio a Milano per ribadire il sì ai rimpatri degli irregolari e le difesa dell'Occidente.

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