Usyk: "Vinco con la testa. E il mio guardaroba è gioia di vivere"

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L’ucraino Usyk, re dei pesi massimi sul ring di Wembley, dov’è salito col parka personalizzato firmato Stone Island

Giulio Di Feo

Giornalista

26 luglio - 08:36 - MILANO

Non c’è supereroe senza un mantello. Quello che Oleksandr Usyk ha indossato a Wembley la settimana scorsa per entrare sul ring era speciale: un pezzo unico prodotto da Stone Island apposta per lui, un parka grigio metallizzato con un motivo composto da un alfabeto pixel che riproduce i nomi dei membri della famiglia dell’ucraino. E speciale è stato anche l’incontro, chiuso alla quinta ripresa da un gancio sinistro alla tempia di Daniel Dubois: Usyk è tornato campione indiscusso dei pesi massimi proprio così, con un bellissimo colpo da fumetto. 

Usyk, ma lei è così stiloso anche nella vita di tutti i giorni? 

"Certo! Il mio guardaroba è espressione della mia gioia di vivere, e io mi godo ogni singolo giorno che il Signore mi concede su questa terra". 

Usyk vs Inghilterra: 8 dei suoi ultimi 9 rivali erano inglesi, per loro non è finita bene... 

"Nulla di personale, è solo sport. Anzi, la mia storia contro gli inglesi riflette il livello alto della loro boxe. E con la maggior parte dei miei avversari sono rimasti in buoni rapporti, sono bravi ragazzi e nobili combattenti. Vi dirò di più: sono grato agli inglesi per il loro supporto all’Ucraina fin dall’inizio dell’invasione del mio Paese". 

Qual è stata la chiave del match con Dubois? 

"Dietro a ogni campione ci sono tre cose: disciplina, passione e un team che lo supporta. Quindi si vede che io e i miei ragazzi di ‘Ready to Fight’ abbiamo fatto bene i compiti. Abbiamo analizzato i miei e i suoi incontri, studiato le situazioni che potevano capitare, identificato punti di forza, di debolezza, errori, e in base a questo, sviluppato le strategie. Poi le abbiamo allenate, e le abbiamo messe in pratica". 

Ora chi c’è sulla sua strada? La trilogia con Fury oppure... 

"Adesso voglio solo passare del tempo con la mia famiglia. Cosa succederà lo lascio decidere a Dio, sono sicuro che lui ha per me i migliori progetti possibili”. 

"Usyk dovrebbe ritirarsi, è campione indiscusso, non ha più nulla da dimostrare", ha detto qualcuno. Davvero? 

"Mai data troppa importanza a quello che dice la gente... Sono al massimo della mia forza, fisica e mentale. Combatterò ancora una volta. Poi mi dedicherò di più ai miei cari". 

"Non ho motivazioni, ho disciplina", ha detto dopo la vittoria. Che consiglio darebbe a un ragazzo che si avvicina alla boxe per trovarla, una disciplina come la sua? 

"Tutto parte dalla testa. Quando mi lavo i denti la mattina, sorrido allo specchio e penso a che bella giornata ho davanti e a che allenamento super farò. E quando il lavoro è insopportabile, e certe volte lo è, ricordo a me stesso che la fatica passerà e le vittorie arriveranno. Perché se fai qualcosa pensando già che poi non ci riuscirai, stai sicuro che sarà così. Ciò che fa la differenza è la mentalità con cui affrontiamo le sfide più grandi". 

Ai Giochi, uno dei suoi rivali più agguerriti è stato Clemente Russo. La batté ai Giochi del 2008, lei si prese la rivincita quattro anni dopo a Londra... 

"Quegli incontri mi hanno plasmato, specie il primo. Se non lo avessi perso non sarei l’uomo che sono oggi. Quella volta Dio mi fermò e mi fece cambiare strada. Ho lavorato più duro, studiato di più, solo così sono tornato sul ring contro Russo quattro anni dopo, l’ho battuto e sono diventato oro olimpico". 

Ogni sua vittoria porta in alto la bandiera ucraina. Che messaggio darebbe al suo popolo? 

"Agli ucraini e a chi ci sostiene: abbiate fede, state uniti, e la luce prevarrà sulle tenebre". 

In attesa di un altro avversario, c’è un pugile del passato che vorrebbe incontrare? 

"Muhammad Ali. Per sedermi con lui e ringraziarlo per come ha influenzato la boxe".

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