L’ucraino Usyk, re dei pesi massimi sul ring di Wembley, dov’è salito col parka personalizzato firmato Stone Island
Non c’è supereroe senza un mantello. Quello che Oleksandr Usyk ha indossato a Wembley la settimana scorsa per entrare sul ring era speciale: un pezzo unico prodotto da Stone Island apposta per lui, un parka grigio metallizzato con un motivo composto da un alfabeto pixel che riproduce i nomi dei membri della famiglia dell’ucraino. E speciale è stato anche l’incontro, chiuso alla quinta ripresa da un gancio sinistro alla tempia di Daniel Dubois: Usyk è tornato campione indiscusso dei pesi massimi proprio così, con un bellissimo colpo da fumetto.
Usyk, ma lei è così stiloso anche nella vita di tutti i giorni?
"Certo! Il mio guardaroba è espressione della mia gioia di vivere, e io mi godo ogni singolo giorno che il Signore mi concede su questa terra".
Usyk vs Inghilterra: 8 dei suoi ultimi 9 rivali erano inglesi, per loro non è finita bene...
"Nulla di personale, è solo sport. Anzi, la mia storia contro gli inglesi riflette il livello alto della loro boxe. E con la maggior parte dei miei avversari sono rimasti in buoni rapporti, sono bravi ragazzi e nobili combattenti. Vi dirò di più: sono grato agli inglesi per il loro supporto all’Ucraina fin dall’inizio dell’invasione del mio Paese".
Qual è stata la chiave del match con Dubois?
"Dietro a ogni campione ci sono tre cose: disciplina, passione e un team che lo supporta. Quindi si vede che io e i miei ragazzi di ‘Ready to Fight’ abbiamo fatto bene i compiti. Abbiamo analizzato i miei e i suoi incontri, studiato le situazioni che potevano capitare, identificato punti di forza, di debolezza, errori, e in base a questo, sviluppato le strategie. Poi le abbiamo allenate, e le abbiamo messe in pratica".
Ora chi c’è sulla sua strada? La trilogia con Fury oppure...
"Adesso voglio solo passare del tempo con la mia famiglia. Cosa succederà lo lascio decidere a Dio, sono sicuro che lui ha per me i migliori progetti possibili”.
"Usyk dovrebbe ritirarsi, è campione indiscusso, non ha più nulla da dimostrare", ha detto qualcuno. Davvero?
"Mai data troppa importanza a quello che dice la gente... Sono al massimo della mia forza, fisica e mentale. Combatterò ancora una volta. Poi mi dedicherò di più ai miei cari".
"Non ho motivazioni, ho disciplina", ha detto dopo la vittoria. Che consiglio darebbe a un ragazzo che si avvicina alla boxe per trovarla, una disciplina come la sua?
"Tutto parte dalla testa. Quando mi lavo i denti la mattina, sorrido allo specchio e penso a che bella giornata ho davanti e a che allenamento super farò. E quando il lavoro è insopportabile, e certe volte lo è, ricordo a me stesso che la fatica passerà e le vittorie arriveranno. Perché se fai qualcosa pensando già che poi non ci riuscirai, stai sicuro che sarà così. Ciò che fa la differenza è la mentalità con cui affrontiamo le sfide più grandi".
Ai Giochi, uno dei suoi rivali più agguerriti è stato Clemente Russo. La batté ai Giochi del 2008, lei si prese la rivincita quattro anni dopo a Londra...
"Quegli incontri mi hanno plasmato, specie il primo. Se non lo avessi perso non sarei l’uomo che sono oggi. Quella volta Dio mi fermò e mi fece cambiare strada. Ho lavorato più duro, studiato di più, solo così sono tornato sul ring contro Russo quattro anni dopo, l’ho battuto e sono diventato oro olimpico".
Ogni sua vittoria porta in alto la bandiera ucraina. Che messaggio darebbe al suo popolo?
"Agli ucraini e a chi ci sostiene: abbiate fede, state uniti, e la luce prevarrà sulle tenebre".
In attesa di un altro avversario, c’è un pugile del passato che vorrebbe incontrare?
"Muhammad Ali. Per sedermi con lui e ringraziarlo per come ha influenzato la boxe".