Dengue e Chikungunya in Italia: in quali zone fare attenzione

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 in quali zone fare attenzione

Ecco cosa è emerso dallo studio coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler, dall'ISS e dal Ministero della Salute

Daniele Particelli

26 luglio - 17:54 - MILANO

In Italia il rischio di focolai autoctoni di dengue e chikungunya è reale e in crescita, anche al di fuori delle regioni del Nord e del Centro dove finora si sono concentrati i casi negli ultimi due anni, dalla Lombardia alle Marche e l'ultimo nel Bolognese. A lanciare l'allarme è stato uno studio coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler, dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dal Ministero della Salute, che ha tracciato una mappa dettagliata delle aree italiane potenzialmente più esposte.

Dengue e Chikungunya in Italia

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L'analisi, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications, ha preso in considerazione i dati relativi ai focolai registrati in Italia tra il 2006 e il 2023: 1.435 casi importati per la dengue e 142 casi importati per la chikungunya, mentre i contagi autoctoni sono stati rispettivamente 388 e 93. Le infezioni importate, hanno sottolineato gli esperti, provenivano soprattutto da Paesi tropicali e subtropicali come Thailandia, India, Cuba, Brasile e Repubblica Dominicana.

Nei primi sei mesi del 2025 il sistema di sorveglianza dell'Istituto Superiore di Sanità aveva registrato 68 casi di dengue e 22 di chikungunya in Italia, tutti legati a viaggi all'estero: i contagi da dengue sono stati contratti per lo più in Centro e Sud America e nel Sud-Est Asiatico, mentre quelli da chikungunya arrivano principalmente da Madagascar, Sri Lanka e l'isola Réunion. 

Rispetto agli anni precedenti, però, sono stati segnalati anche quattro casi importati di virus Zika, 12 casi autoctoni di encefalite da zecca (TBE) e cinque casi di Toscana virus. Non solo: in questa prima parte dell'anno è stata anche riattivata la sorveglianza per il virus West Nile nelle province di Oristano e Venezia, dove sono emerse prime evidenze della sua circolazione tra le zanzare.

I dati raccolti hanno confermato che il periodo più favorevole alla trasmissione va da luglio a settembre, mentre nelle regioni meridionali del Paese la stagione a rischio può estendersi fino a novembre. Se fin qui gli esperti hanno tracciato una mappa dello storico, analizzando le caratteristiche ambientali in cui la cosiddetta zanzara tigre sembra proliferare si è arrivati a ipotizzare in quali altre aree del Paese i casi di dengue e chikungunya potrebbero aumentare nel corso dei prossimi anni.

Dengue e Chikungunya in Italia, le zone in cui fare attenzione

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Le zone a maggior rischio, secondo gli esperti, restano le periferie urbane e le aree costiere lungo tutta la penisola, dove la presenza dell'Aedes albopictus e le condizioni climatiche favorevoli creano un habitat ideale per la diffusione dei virus. Gianni Rezza, igienista ed ex direttore della Prevenzione del Ministero della Salute, ha invitato le autorità sanitarie italiane e gli stessi cittadini a mantenere alta l'attenzione, seguendo poche e semplici regole se si vive o ci si trova in vacanza nelle aree più a rischio:

  • usare repellenti
  • indossare abiti coprenti, soprattutto all'alba e al tramonto
  • installare zanzariere
  • svuotare regolarmente i contenitori con acqua stagnante
  • trattare tombini e griglie con larvicidi a partire dal mese di aprile
  • cambiare l’acqua nelle ciotole degli animali
  • svuotare le piscine gonfiabili dei bambini

La buona notizia, spiegano gli esperti dell'ISS, è che in questi ultimi anni i focolai identificati sono stati contenuti rapidamente. Coi cambiamenti climatici sempre più evidenti, il rischio di endemizzazione della zanzara tigre è più che concreto e questo porterebbe i virus ad essere più stabili nel tempo, non più soltanto per una manciata di settimane all'anno. Di fronte a questo rischio, bisognerebbe correggere uno dei problemi emersi negli anni: il ritardo medio nella diagnosi dei primi casi, un aspetto che potrebbe compromettere la tempestività della risposta delle autorità sanitarie.

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