Superiorità netta? Macchè: paradosso Alcaraz, è 10-5 su Sinner ma ha fatto solo 6 punti in più

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Nei 15 incontri tra Jannik e lo spagnolo il bilancio sorride nettamente a Carlos, però su 3.152 punti giocati, la differenza è praticamente nulla

G.B. Olivero

Giornalista

10 settembre - 20:52 - MILANO

Come al solito, il più lucido è stato lui: Jannik Sinner. Dopo la sconfitta in finale contro Alcaraz a New York, il tennista azzurro ha analizzato cosa fosse accaduto agli Us Open e ha anche indicato la strada da seguire per evitare che si ripeta non la sconfitta (quella fa parte del gioco e va accettata sempre, soprattutto se dall'altra parte della rete c'è lo spagnolo) ma una sensazione di inferiorità così marcata. Il set vinto è stato più frutto del caso e dell'abituale atteggiamento perfetto anche nelle giornate più nere: appena Alcaraz ha lasciato una fessura (la prima palla-break), Sinner l'ha fatta diventare una breccia (strappando il servizio al rivale) e poi una porta (conquistando il parziale). Ma non c'è stato tempo di illudersi e siamo abbastanza convinti che nemmeno Jannik, sempre molto attento alle sensazioni che arrivano dal campo, abbia davvero pensato di poter vincere. La quindicesima sfida tra i due dominatori del tennis mondiale, quindi, ha fissato un primo turning point: c'erano state tante partite bellissime e importanti, quella di New York però ha traghettato la rivalità al secondo livello. Non sarà l'ultimo: si sono affrontati 40 volte Nadal e Federer (24-16), 50 volte Djokovic e Roger (27-23), 60 volte Nole e Rafa (31-29). Jannik e Carlos possono avvicinarsi a quelle cifre o superarle, ma nel corso della loro carriera ci saranno due o tre momenti decisivi per l'eredità che lasceranno. Come accaduto a entrambi nel corso di quest'estate: dopo la batosta di Wimbledon Alcaraz ha studiato per due settimane gli accorgimenti necessari per battere Sinner e l'azzurro farà lo stesso dopo la netta sconfitta di New York.

sinner-alcaraz, il bilancio dei confronti

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Nelle prime quindici sfide si sono giocati 3.152 punti: Alcaraz ne ha conquistati 1.579, Sinner si è fermato a 1.573. Sei punti di differenza è nulla. Ma i punti, come i gol, vanno pesati e non solo contati. E Jannik viene inchiodato alla necessità di qualche modifica dal bilancio complessivo degli incontri: 10-5 per lo spagnolo, addirittura 8-1 negli ultimi nove confronti. Cincinnati non conta per le condizioni fisiche dell'azzurro (anche se durante il torneo era sembrato più centrato lo spagnolo) e al Roland Garros sarebbe potuta arrivare una vittoria, come purtroppo ricordiamo bene. Ma il concetto di fondo resta invariato: negli scontri diretti finora Carlos ha avuto qualcosa in più. E di conseguenza Jannik lavorerà sul proprio tennis per ridurre il gap, anche a costo di buttare via qualche partita contro avversari inferiori. L'allenamento è fondamentale e sarà Simone Vagnozzi ad accompagnare il giocatore in questa evoluzione tecnica e tattica. Ma solo il torneo darà le risposte attese, perché la competizione mette alla prova ogni aspetto, compreso quello atletico nel quale servirà un'ulteriore crescita: Alcaraz costringe Sinner ad alzare l'intensità al massimo livello dal primo all'ultimo punto e le partite sono sempre molto faticose. Non aspettiamoci rivoluzioni: sarebbe assurdo. Il tennis di Jannik è strutturato, è stato generato da anni di lavoro con l'obiettivo di sfruttare anche le sue qualità oculari e biomeccaniche. Si parla di cambiamento, ma sarebbe più appropriato parlare di arricchimento. Ecco perché va sottolineato l'aspetto tattico: Sinner può allenare tanto un colpo (il back di rovescio, la volée, la smorzata), ma se non è convinto di usarlo è come se non l'avesse nella sua borsa degli attrezzi. A volte è sembrato che Jannik utilizzasse le famose variazioni solo in fase di controllo. Invece bisognerebbe introdurle di più quando le cose girano meno bene. Come sempre, nasce tutto dalla testa e in tal senso le sue parole nella pancia dell'Arthur Ashe Stadium ci lasciano tranquilli.

in cosa deve migliorare sinner

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Sinner è un ragazzo che decide e va per la sua strada: fu così quando lasciò Piatti e scelse Vagnozzi, quando volle Cahill nello staff, quando mollò Panichi e riprese Ferrara in seguito a qualche sensazione poco positiva che aveva avuto in campo tra Roma e Parigi: pur avendo disputato due finali consecutive dopo un lungo stop, aveva la percezione che qualcosa non andasse. Adesso è il momento di intervenire sul gioco e soprattutto su quei dettagli che fanno la differenza. Il servizio, ovviamente, è l'esempio più facile perché è l'unico colpo che prescinde dall'avversario: bisogna alzare le percentuali e l'efficacia (servire bene dà fiducia, non porta solo punti), soprattutto "pulire" il movimento lavorando sul mulinello (spostamento del braccio dietro alla schiena) e sul lancio di palla. Dettagli che fanno la differenza e che vanno incastrati nel gioco abituale di Sinner, che un anno e mezzo fa, ad esempio, fu molto bravo a inserire traiettorie diverse nei suoi scambi da fondo. L'obiettivo finale è battere Alcaraz, certo. Ma quello più importante, perché dà un senso compiuto a ogni sessione di allenamento, è la costante ricerca di un miglioramento: Jannik vuole presentare una versione di se stesso ancora superiore e diversa e spostare un po' più in là i propri limiti. Non c'è nulla di più gratificante nello sport.

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