Stop alle auto a benzina, Filosa: "Stellantis investirà di più in Europa solo se cambiano le regole"

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Dopo il programma strategico da 13 miliardi di dollari negli Usa e il potenziamento della fabbrica in Marocco, l’amministratore delegato di Stellantis ora guarda al Vecchio Continente: “Solo se il divieto di vendita delle vetture con motore termico dal 1° gennaio 2035 verrà attenuato”

Gianluigi Giannetti

4 novembre - 20:41 - MILANO

“Crediamo davvero che la regolamentazione per come è stata fissata da Bruxelles sia sbagliata. Non sbagliata a metà, non imperfetta, ma semplicemente sbagliata. Dobbiamo assicurarci che l'Europa lo capisca”. Non sceglie giri di parole l’amministratore delegato di Stellantis Antonio Filosa nel suo intervento all’Automotive Industry Day organizzato a Parigi dalla Pfa, l’organizzazione che riunisce le aziende francesi attive nel settore auto. La sua partecipazione assume i contorni di un vero e proprio allarme sul tema cruciale della possibile revisione dello stop alla vendita di auto con motore benzina e diesel a partire dal 1° gennaio 2035, obbligo finora ampiamente discusso dall’opinione pubblica e dalle aziende produttrici, ma rimasto formalmente sempre intatto. Come noto, il Consiglio europeo dedicato alla competitività tenuto il 23 ottobre si è concluso certo con una dichiarazione che è sembrata aprire ben differenti spiragli, citando l’eventualità di concedere l’utilizzo di combustibili sintetici e-fuel o biocarburanti di origine agricola, ma l’argomento cruciale è rimasto per ora significativamente sotto traccia: la richiesta principale il è lo spostamento del divieto, idealmente al 1° gennaio 2040. “C’è talmente un largo consenso tra molti operatori del settore che non consideriamo un piano B. C’è solo il piano A e dobbiamo spingerlo nei confronti dei legislatori e delle autorità politiche europee”, ha sottolineato con forza Antonio Filosa.

Vincono Usa e Marocco

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L’intervento dell’amministratore delegato di Stellantis non può poi non citare il fattore competitività dell’industria continentale, con i rischi di delocalizzazione che corre. “Le regole hanno imposto l'adozione di un'unica tecnologia elettrica che siamo ben disposti a sviluppare, ma i costruttori cinesi hanno un enorme vantaggio competitivo. La sovranità industriale dell'Europa è a rischio a causa della dipendenza dalla Cina, che ha costruito il proprio ecosistema indipendente a partire da oltre 20 anni fa. L'Europa avrà bisogno di almeno 10 anni per fare altrettanto”. Il meccanismo di difesa a cui fa riferimento Antonio Filosa richiede una azione comune dei costruttori automobilistici del continente. In mancanza della quale, appaiono nelle sue parole inevitabili le iniziative individuali che già guardano ad altri orizzonti. Stellantis ha varato un programma strategico di investimenti da 13 miliardi di dollari negli Usa per i prossimi quattro anni, "il più grande investimento nei 100 anni di storia dell'azienda negli Stati Uniti" lo definisce l'azienda, che prevede la creazione di oltre 5.000 posti di lavoro.  Stellantis investirà poi 1,2 miliardi di euro in Marocco per aumentare la produzione di automobili nel Paese africano, più che raddoppiando (da 200 mila a 535 mila veicoli l’anno) la capacità della fabbrica di Kenitra, inaugurata nel 2019. "Stellantis potrà effettuare maggiori investimenti in Europa solo se il divieto di vendita delle auto a benzina verrà attenuato e i costruttori continentali saranno liberi di innovare anche in tecnologie diverse da quella puramente elettrica", riassume Antonio Filosa.

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