Ultimo miglio in Parlamento per la riforma che introduce in Costituzione la separazione delle carriere dei magistrati. In Senato è iniziata la discussione generale sulla riforma Nordio che giovedì mattina riceverà il via libera da Palazzo Madama, quello definitivo del Parlamento. Ma è già il referendum confermativo a tenere banco nel dibattito politico: il Pd ha tenuto una prima riunione per mettere a punto la strategia referendaria e il ministro Guardasigilli ha auspicato una campagna sul merito e non sul governo Meloni, come fu per Renzi nel 2016.
Trattandosi della cosiddetta seconda lettura della riforma, il Senato non potrà modificare il testo con emendamenti: nell'Aula di Palazzo Madama è dunque iniziata una lunga discussione in cui si sono iscritti a parlare tutti i senatori del Pd e di Avs e la maggior parte di quelli di M5s. Per la maggioranza interverrà un senatore per gruppo. La maratona si concluderà giovedì mattina, con le dichiarazioni di voto dei gruppi e il voto atteso a mezzogiorno.
Nordio in diverse occasioni della giornata ha espresso una serie di auspici. In primo luogo che la campagna referendaria sia sui contenuti della riforma e non sia un "Meloni sì, Meloni no, come fu per Renzi". La riforma, ha insistito, "non è così rivoluzionaria come si dice" perché la separazione delle carriere è conseguente all'adozione nel 1983 del processo accusatorio in luogo di quello inquisitorio; tanto è vero che in tutti i Paesi dove il modello processuale è accusatorio le carriere dei magistrati sono separate. Ma il parere delle opposizioni, è diverso: i due Csm per giudicanti e Pm porterà esiti indesiderati, sintetizzati in Aula da Alessandro Alfieri (Pd) e da Roberto Castaldi (M5s): la magistratura inquirente "più autoreferenziale, più forte, contravvenendo le finalità declamate" oppure "un modello diverso, che è quello che c'è in alcuni Paesi dove il procuratore, è sotto il controllo politico".
Ed è su questa linea che si è mosso il Pd nell'assemblea dei gruppi parlamentari a cui è intervenuta la segretaria Elly Schlein, per elaborare le prime strategie referendarie. Tanto Schlein, quanto i due capigruppo (Francesco Boccia e Chiara Braga) hanno fatto lo stesso ragionamento: la separazione delle carriere esiste già in Italia, visto che - ha sottolineato Schlein - cambiano funzioni circa 20 magistrati all'anno su 9.000 (la legge Cartabia del 2022 infatti permette per ciascun magistrato un solo cambio). In più la riforma Nordio non incide sulla lentezza dei processi e sulle disfunzioni del sistema giustizia. Perché dunque questa riforma? "questa destra vuole incidere sugli equilibri che la Costituzione mette a garanzia dei diritti dei cittadini" ha detto Schlein. Il leader di M5s, Giuseppe Conte, è tranchant: ""faremo una campagna per spiegare ai cittadini i pericoli di questa riforma che è il disegno di Licio Gelli".
I due fronti concordano che non essendoci il quorum il referendum sarà vinto da chi mobilita il proprio elettorato. Si profila "un Armageddon" come ha detto Carlo Calenda che pure con Azione sostiene la riforma, dove è probabile che i contrari trasformino il referendum in un giudizio sul governo. Di qui la cautela del presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha ricordato di aver propugnato in passato la separazione delle funzioni "che non separava le carriere ma rendeva, come è tutt'ora, difficile il passaggio da una carriera all'altra". "E' giusta la separazione delle carriere ma forse il gioco non valeva la candela". Mentre invece l'aspetto dei due Csm è un tentativo di ridurre il peso delle correnti. Non so se riesce".
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