Perché è così importante ridurre gli zuccheri già da bambini: lo studio

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Una dieta povera di zuccheri nei primi mille giorni protegge il cuore: il rischio cardiovascolare cala fino al 30%

Daniele Particelli

3 novembre - 18:03 - MILANO

Limitare il consumo di zucchero nei primi anni di vita non serve solo a prevenire la carie e l'obesità infantile, ma può proteggere il cuore per molti anni a venire. A confermarlo è un ampio studio pubblicato sul British Medical Journal dai ricercatori della Hong Kong University of Science and Technology di Guangzhou, secondo i quali una dieta povera di zuccheri fin dall’infanzia è associata a un rischio significativamente più basso di infarto, ictus e insufficienza cardiaca in età adulta.

Perché è così importante ridurre gli zuccheri già da bambini

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Lo studio fornisce una prova concreta del fatto che le abitudini alimentari acquisite nei primi anni di vita possono lasciare un’impronta duratura sulla salute del sistema cardiovascolare, influenzando metabolismo, infiammazione e regolazione ormonale. Per farlo, i ricercatori hanno analizzato le conseguenze di un episodio storico.

Il razionamento dello zucchero nel Regno Unito

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I ricercatori, guidati da Jiazhen Zheng, hanno analizzato la fine del razionamento dello zucchero avvenuta nel Regno Unito nel 1953, imposto a partire dal 1940 a causa della Seconda Guerra Mondiale. A partire dai dati raccolti in quegli anni, la durata dell’esposizione al razionamento è stata considerata in base alla data di nascita: i bambini concepiti o nati durante le restrizioni hanno ricevuto una quantità minima di zucchero nei primi mille giorni di vita, mentre quelli nati dopo il 1953 hanno avuto accesso a un’alimentazione più ricca di zuccheri.

Come è stato condotto lo studio

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Lo studio ha coinvolto 63.433 partecipanti della UK Biobank, con un’età media di 55 anni. Di questi, 40.063 persone erano nate durante il periodo del razionamento (quando i bambini ricevevano meno di 40 grammi di zucchero al giorno e non prima dei due anni d’età), mentre 23.370 erano nate subito dopo, quando le restrizioni erano state revocate.

A partire da quei dati, i ricercatori hanno confrontato i tassi di malattie cardiovascolari (infarto, insufficienza cardiaca, ictus e mortalità correlata) con i dati clinici dei partecipanti, includendo anche un gruppo di controllo esterno di adulti nati in altri Paesi per escludere l’influenza di fattori politici o ambientali locali. I risultati parlano chiaro: i bambini che nei primi due anni di vita non avevano assunto zuccheri raffinati mostravano in età adulta un 20% di rischio in meno di sviluppare malattie cardiovascolari, un 25% in meno di infarto, un 26% in meno di insufficienza cardiaca, un 31% in meno di ictus e un 27% in meno di morte cardiovascolare.

Non solo. Gli autori dello studio hanno osservato anche un miglior funzionamento del cuore nei soggetti esposti a meno zucchero nei primi anni, un aspetto che suggerisce come la restrizione precoce possa influire positivamente sullo sviluppo delle strutture cardiache e dei vasi sanguigni.

I limiti dello studio

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Lo studio, per evidenti motivi, è stato di tipo osservazionale e per questo non ha potuto dimostrare un rapporto diretto di causa-effetto. Le evidenze raccolta, però, rafforzano l’ipotesi che un eccesso di zuccheri nella prima infanzia alteri il metabolismo in modo duraturo, favorendo infiammazione cronica, aumento della pressione arteriosa e accumulo di grasso viscerale. Secondo gli autori, il periodo tra la gravidanza e i primi due anni di vita rappresenta una finestra cruciale per impostare comportamenti alimentari salutari e regolare i meccanismi ormonali che controllano appetito e glicemia.

“I nostri risultati sottolineano i benefici cardiaci delle politiche di educazione alimentare incentrate sul razionamento dello zucchero nella prima infanzia”, hanno spiegato i ricercatori: “Le strategie di prevenzione dovranno considerare anche fattori genetici e ambientali, per sviluppare interventi personalizzati e realmente efficaci".

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