Martinenghi: "A Singapore nuoto libero! L’oro di Parigi mi rende leggero"

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Stanotte ai Mondiali torna l’olimpionico dei 100 rana: "Non sono l’uomo da battere, voglio cogliere l’attimo"

Stefano Arcobelli

Giornalista

26 luglio - 08:00 - MILANO

Neanche uno sceneggiatore ispiratissimo avrebbe potuto programmare la finale dei 100 rana ai Mondiali di Singapore lo stesso giorno della finale olimpica di Parigi: il 28 luglio. Un anno dopo, Nicolò Martinenghi si porterà sul blocco, sin dalle batterie di stanotte, quell’indimenticabile ricordo che gli ha cambiato la vita. Tete fu il primo oro della spedizione italiana e con un margine di due centesimi sul britannico Peaty e sullo statunitense Fink che fa venire i brividi ogni volta che tutti pensano a lui. 

Tete, c’è qualcosa di non detto di quel 28 luglio 2024? 

"Era tutto strano già nel riscaldamento. Mi dicevo 'qualcosa deve succedere. Posso vincere', ed ero felice di nuotare e di vedere solo una luce rossa che si accende quando tocchi il muro. Poi tremavo, dei primi 10 minuti post gara c’è solo il buio. E poi ricordo i 3 minuti prima della cerimonia e i 3 minuti sul podio". 

Ha dimostrato che si vince con la testa un’Olimpiade. Ma lei ha vinto anche titoli mondiali ed europei. Insomma, è sempre sicuro di sé? 

"La sicurezza sta nel fatto che nonostante tutto io ho sempre voglia di buttarmi e cercare di eccellere in ciò che faccio. Io non sempre ero favorito, non sempre sono in forma, e non sempre sono sicuro di vincere. Poi una volta che sono lì tutto cambia, entro in un 'mindset' diverso. L’occhio della tigre o la zampata del gatto: sono io". 

E che cosa cambia adesso che è il re dei Giochi?

"Non è una mia prerogativa quella di dover per forza rimanere davanti ai ragazzi che crescono. Io quando ero più piccolo, ero quello che voleva arrivare, voleva mangiare le caviglie a chi gli stava davanti. Ed è bello sapere che a oggi si sono invertiti i ruoli. È stimolante. Prima per me era stimolante inseguire, ora è stimolante essere inseguito". 

Nel 2014 inseguiva un certo Adam Peaty che a Parigi ha fatto piangere negandogli il tris d’oro. 

"Nuotavo inseguendo l’inglese che era imbattibile. Quando cresci tanto e ti ritrovi nello stesso punto, pensi al Nicolò cresciuto e al Nicolò bambino che è uguale a quello di 11 anni fa in piscina". 

Invece sulla scelta di lasciare Azzate per Verona? 

"I cambiamenti sono tanti, sono tantissimi, gli stimoli sono sempre dietro l’angolo. È sempre tutto nuovo, diverso. E il Tete d’oro sa cosa ha fatto, il cammino che ha fatto, quanto vale. Ora voglio divertirmi, voglio godermi quello che verrà nel migliore dei modi. Nuoto per me stesso". 

Da Giunta a Pedoja quali sono le differenze?

"Marco mi ha cresciuto, mi ha fatto crescere come persona, come atleta e quindi c’è anche un rapporto proprio forte dietro. Con Matteo, stiamo costruendo un bellissimo rapporto: di fiducia assoluta. Sia io nei suoi confronti che da parte sua verso di me, perciò credo che con ogni allenatore sia una situazione a sé. Non c’è un modo diverso, mi pongo come atleta, sono sempre Nicolò". 

Con la Pellegrini parlate più di nuoto o di altro?

"Fede la vedo pochissimo ma è anche giusto così, quando ci vediamo preferiamo parlare di tutt’altro piuttosto che di sport". 

Come sta cambiando il mondo della rana dopo che i 50 metri sono diventati olimpici? 

"Cambia tanto e poco, ognuno sfrutta sempre nuove potenzialità, nel migliori dei modi. Non credo che prima, anche se non olimpici, i 50 rana ai Mondiali non si preparassero. È come tutte le altre gare". 

Si aspetta la rivincita di un Qin Haiyang stratosferico o un anno dopo lui è più ridimensionato? 

"Il cinese è forte, forte vero, quindi tornerà ai suoi altissimi livelli, senza ombra di dubbio". 

Uomo da battere: che effetto fa? 

"Non sono l’uomo da battere, ma ho grandi aspettative. Penso solo a me stesso, non agli avversari. E non mi preoccupa nulla. Salire sul blocco ha lo stesso peso di ogni volta, quando sei lì non conta quanto hai vinto prima o quanto hai fatto prima, conta solo come sei in quel momento e come ti approcci alla gara. Sinceramente non lo sento questo peso addosso". 

Viberti e Cerasuolo sono i compagni-avversari in casa: quanto la stimola l’alto livello in casa? 

"Il livello è alto ed è giusto che ci sia questa competizione, questa rivalità interna. Ognuno sprona l’altro, perciò è bello per questo, molto bello, io mi diverto". 

Cogliere l’attimo è ormai la sua griffe? 

«Sì, carpe diem. Ma in verità, l’ho sempre fatto, fa parte delle mie caratteristiche, perciò è difficile lavorare su quello, nel senso che è una cosa innata per me, perciò spero di continuare così". 

Perché si diverte come sempre? 

"Esatto". 

Una cosa che non ha ancora fatto nel nuoto? 

"Nel nuoto quasi tutto, anzi ho fatto quello che potevo fare ed anche oltre. I 1500 mai...". 

Che Mondiali saranno? 

"Divertenti, nuovi e difficili: ma a me le sfide piacciono".

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