Il turco già pronto a partire per il ritiro della squadra di Chivu dove ritroverà Lautaro e compagni
Il luccichìo del Bosforo è lontano, sempre di più, e Istanbul, ponte tra Oriente e Occidente, resta al momento solo il posto migliore in cui riscoprire le origini (e fare placide vacanze). Il giardino verde di Appiano, invece, si avvicina davanti agli occhi di Hakan Calhanoglu, che martedì dovrebbe tornare qua a sudare per l’Inter: il ritiro lo aspetta quattro giorni prima del resto dei big lasciati in America, ma l’incontro con Lautaro non sembra spaventare nessuno ormai. L’uscita improvvisa dell’argentino a Charlotte e il rintuzzo presidenziale di Marotta sembrerebbero non aver lasciato strascichi troppo profondi: vince la voglia di Hakan di rifarsi in nerazzurro dopo una stagione in calo. L’alta diplomazia del club si è messa al lavoro su tutti i fronti e gli spigoli del rapporto tra il regista e il capitano, tra il numero 20 e tra il numero 10, sono stati arrotondati. Anche Chivu, che da giocatore d’élite ha visto ogni genere di crisi dentro a uno spogliatoio, ha avuto merito: ha trovato subito le parole giuste su entrambi fronti, il bene dell’Inter viene prima di tutto. Lo stesso presidente Marotta, ieri prima di infilarsi in auto all’uscita dalla Lega Serie A, ha usato parole al miele per il turco riaccolto a corte: "Calhanoglu è un nostro giocatore a tutti gli effetti, quindi arriverà quanto prima. Non appena sarà convocato...".
tutto fermo
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A cambiare, però, è stato soprattutto il pensiero dello stesso Hakan: è vero che non ha mai sbattuto i pugni sul tavolo per chiedere una uscita fragorosa da Milano, ma, indirettamente, aspettava una mossa ufficiale del Galatasaray. In viale della Liberazione, però, non sono arrivate Pec da Istanbul ed è mancato l’affondo anche quando il vicepresidente del club turco Abdullah Kavukçuha ha incontrato il ds nerazzurro Piero Ausilio in un hotel di Milano, dopo ampia opera di depistaggio. In realtà, Calha non è mai stato un’esigenza tecnica del Gala, piuttosto era una richiesta patriottica che scavalcava il club: far giocare il capitano della Nazionale con la maglia del più governativo tra i club della capitale aveva un certo peso politico. Al momento, però, la priorità a Istanbul resta Victor Osimhen: è una operazione che si trascina con un carico di milioni, promesse e tensioni varie con Napoli. In questo contesto, l’idea del ritorno in patria è progressivamente scemata nella testa di Hakan, anche se in questi luoghi niente può essere mai dato per scontato al 101%. Anche tra qualche settimana non ci si aspettano cose turche a Milano, ma resta pur sempre vivo il ricordo di quanto accadde con il bizzoso Romelu Lukaku nel 2021, precisamente il 12 di agosto. Dopo lo scudetto, il belga, che era pupillo di Conte più di quanto Calha lo sia stato di Inzaghi, andò via per inseguire il sogno Chelsea per un assegno irrinunciabile. È lo spauracchio, il precedente che, almeno in teoria, potrebbe diventare rischio, ma ad agosto lo scenario sarebbe ben diverso: con il campionato dietro l’angolo, servirebbero solo e soltanto 25-30 milioni non trattabili, oltreché una plateale forzatura di Hakan. Non ci sono, però, avvisaglie.
la testa
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In linea di principio, una volta iniziato il ritiro, per l’Inter la questione Calha sarà un libro chiuso e riposto sullo scaffale. Anzi, proprio l’aut l’aut del club dei giorni scorsi ha portato il regista a risintonizzarsi definitivamente sul nerazzurro. In ogni caso, la patria resta cucita sul cuore, a maggior ragione per chi è nato e cresciuto da turco in Germania come Hakan: tra un anno, nel 2026, il regista nerazzurro si vede comunque là, al Gala, ma prima vorrebbe un ultimo giro di giosta in A e Champions. Al momento fatica proprio a Istanbul e per qualche giorno si è allenato con lui anche con l’ex compagno e grande amico Marko Arnautovic. Superato il risentimento al soleo che gli ha rovinato il Mondiale, Calha è ormai con la testa ad Appiano.