Ai Blues basta un tempo per schiantare i campioni d'Europa. Decide una doppietta di Cole che poi manda in rete il compagno. Mega rissa nel finale
Che meraviglia questo Chelsea. Il mondo ribaltato, il Mondiale ai Blues di Enzo Maresca. Contro tutto e tutti, contro l’invincibile Psg che voleva entrare nella storia e invece ha ricevuto una batosta storica, chissà con quali conseguenze, sotto gli occhi di Trump e signora. Partita fantastica, Palmer giocatore totale, lezione magistrale a Luis Enrique. Un dominio tecnico, tattico, psicologico e fisico dal primo alla fine. Un 3-0 che sta anche stretto a Maresca. Psg campione d’Europa, ma Chelsea signore del mondo. E Maresca migliore in campo.
Dominio totale
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Nessuno aveva messo sotto i francesi nell’anno solare. Qualche ko qui e là, Aston Villa, Liverpool, Botafogo, ma tutti nella “gestione” delle sfide doppie e nel gruppo di questo torneo. Il Psg aveva portato il calcio nel futuro. Invece il crollo nel momento dell’apoteosi, travolto e schiaffeggiato dal Chelsea in un primo tempo epocale: Palmer, ancora Palmer, poi Joao Pedro. Tre gol. Nel secondo tempo il Chelsea gestisce e mette paura ai francesi salvati da Donnarumma. Peccato per il finale nel quale alcuni, Gigio compreso, hanno cercato di risolvere un po’ di conti in sospeso. Faghani non sempre tiene il match in controllo.
Psg irriconoscibile
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Chi controlla sempre la situazione è il Chelsea, concentrato come Sinner a Wimbledon. Soprattutto gioca alla perfezione su tutti i limiti, fin qui ben nascosti, del Psg. Merito di Maresca che ha preparato il match come a nessuno era riuscito: solo Kompany s’era avvicinato, mentre Xabi Alonso era stato spazzato via. Dall’altra parte c’è un Psg svuotato, stanco, che non corre. Dembélé è un fantasma, Doué sbaglia e non riprende, la mediana subisce, e anche Luis Enrique è poco ispirato. Una sconfitta che gli altri tecnici studieranno per capire come giocare contro il Psg. La stanchezza è una causa, ma non basta a spiegare l’implosione.
Dominio Maresca
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Il 4-2-3-1 del Chelsea inganna anche Luis Enrique. La squadra mobile e rotante è il Chelsea. Palmer da ala destra diventa secondo centravanti, lasciando la fascia a Malo Gusto e travolgendo in due il povero Mendes, mai aiutato da Kvara. Davanti, Joao Pedro si muove alla perfezione da 9 di movimento che neutralizza Vitinha. Neto, a sinistra, fa il terzino su Doué. Fernandez, più che trequartista, raddoppia l’altra fascia. E la coppia Caicedo-James in mezzo travolge di ritmo, velocità e palloni Fabian e Neves. Davanti è come un quattro contro quattro a uomo che sorprende i francesi. Ai quali però, ecco il capolavoro, Maresca concede anche il possesso (66% finale), arretrando e poi partendo in contropiede sempre in superiorità numerica.
Europa avvisata
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I tre gol sono simili, partono da lontano, sono costruiti a destra, dove l’asse Gusto-Palmer è spaventoso, ma cominciano dalla riconquista della palla al centro: Caicedo è la reincarnazione di Kanté, ma James accanto non è da meno. Mendes e Beraldo non chiudono mai, Palmer ha il tempo di accentrarsi e tirare, Joao Pedro quasi danza sfuggendo sempre ai difensori. Aggressione in difesa e in attacco, profondità, superiorità. Troppo brutto il Psg per essere vero, bellissimo il Chelsea, mai così esaltante nel torneo in cui, però, è cresciuto per mentalità vincente e personalità, poi Joao Pedro che in tre partite lo ha trasformato. Erano sfavoriti e hanno giocato sul fattore sorpresa. Una lezione per chi ha avuto paura del Psg: solo chi lo aggredisce può far scricchiolare qualcosa dietro, perché di squadra offensiva e “divertente” si tratta. Un messaggio per la Champions che verrà. Anche il Chelsea avvisa l’Europa: tra i pretendenti alla Champions ci sono i Blues. E in panchina è nata una stella: Maresca.