Leader Maripan: "Sono uno da Toro. Prima la testa, quel rosso con l'Inter mi ha fatto capire la Serie A"

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Il difensore cileno: "Ho compreso l’anima di questo club. Il gruppo sta bene, c’è entusiasmo, Baroni ha idee. ora dobbiamo tirare fuori il nostro spirito"

Dal nostro inviato Mario Pagliara

1 agosto - 12:41 - MONTECARLO

Non è tutto “garra”, grinta e personalità. Guillermo Maripan è un mondo da scoprire: tosto è tosto in campo, ma poi è anche un guerriero che riesce a chiudere il primo campionato di Serie A con un bilancio “disciplinare” più che positivo (un rosso e quattro ammonizioni). Ha la battuta pronta, ma torna serissimo quando è il momento di tracciare la strada da leader riconosciuto qual è del Toro. C’è una definizione che se la sente tatuata sotto la pelle. "Io mi sento tutti i giorni un capitano senza fascia. Sempre. Guardi, non è una fascia a fare un capitano, ma è la personalità e la sua capacità di essere leader".

Maripan, qual è il bilancio della prima parte del precampionato?

“Abbiamo fatto un buon ritiro, molto duro fisicamente. I test sono stati utili per prendere il ritmo e iniziare a mettere in pratica le idee del mister".

Che cosa manca per il debutto in campionato?

"Dobbiamo capire meglio le idee dell’allenatore, e poi serve il giusto tempo ai nuovi acquisti per entrare nei meccanismi della squadra. Sono positivo, perché vedo che il gruppo sta bene: i miei compagni sono entusiasti, Baroni è un ottimo allenatore con tante buone idee".

Dei nuovi acquisti chi l’ha impressionato?

"Sono tutti calciatori forti: loro devono aiutare la squadra ad alzare il livello".

Come si sta trovando con Ismajli?

"Benissimo, è forte. Lui ha una qualità fondamentale per un difensore: una comunicazione ottima".

Aboukhlal lo conosceva già avendo lei giocato cinque anni al Monaco?

"Chi..?"

Il Cobra…

"Ah sì, il Cobra, lo chiamiamo tutti cosi (ride, ndr). A me piace tantissimo: sono sicuro che farà benissimo. Ha grandi doti, a lui piace giocare con la palla e attaccare la profondità".

A lei che cosa ha chiesto Baroni?

"Di fare il difensore. Di essere un difensore forte, di stampo italiano. Un leader".

Che cosa l’ha colpita di più di questo allenatore?

"Mi piace la sua idea di calcio e il suo stile . È diretto, è facile da capire".

5 ottobre, Inter-Torino in Serie A, se lo ricorda…

“Sì sì, me lo ricordo ancora oggi molto bene...".

Si becca un rosso dopo 20’, però da allora lei si impone: che cosa le ha insegnato quell’espulsione?

"Da quella partita ho cambiato il modo di difendere, ho capito come è la Serie A e quali sono i tempi per difendere e anticipare gli attaccanti. Questa partita rappresenta un prima e dopo, perché da quel momento ho compreso come si gioca in Italia".

Nell’ultima Serie A ha avuto solo il rosso con l’Inter e 4 gialli. Dov’è l’errore?

"Sono sempre pronto ad andare in battaglia, ma provo ad anticipare la giocata mentalmente, così non arrivo mai tardi al duello fisico. Certo, voglio stare vicino all’attaccante e andare forte, ma restando freddo evito i cartellini".

Il Toro ha giocato le prime amichevoli con un potenziale offensivo ridotto, non ci sono Zapata, Ngonge, Njie, Aboukhal è appena arrivato, Vlasic e Adams alla ricerca della forma: quando ci saranno tutti, che sensazioni ha in proiezione campionato?

"Sarà un Toro che potrà dire la sua. Tutti sappiamo quanto Duvan è forte e importante, Ngonge è un attaccante troppo forte: tutti ci aiuteranno molto. Sta nascendo un bel Toro. Dal punto di vista offensivo dobbiamo fare meglio di un anno fa".

Dove si arriverà?

"L’obiettivo è il più in alto possibile, il Toro deve stare sempre in alto. Abbiamo una grande società, uno stadio bello, una buona squadra, manca solo la fiducia. Dobbiamo credere che possiamo puntare all’Europa".

Prime impressioni su Israel?

"Ha qualità importanti per aiutarci. Ha tutto per essere un buon portiere per il Toro, ha personalità. Anche Paleari sta facendo un grande precampionato: abbiamo dei portieri forti".

Che cosa le piace della Serie A?

"Tutto, è molto competitiva. Credo di aver giocato una prima stagione in Serie A su un buon livello, adesso per me l’obiettivo è confermarmi e migliorarmi".

Quale punta l’ha messa più in difficoltà?

"Faccio due nomi: Kean e Retegui".

Nell’ultimo anno che cosa ha capito del Toro?

"Che la cosa più importante è provare a incarnare sempre lo spirito Toro. I tifosi chiedono la grinta, una qualità che mi caratterizza. Ai tifosi piace quando si entra duro, che si prenda il pallone o la gamba (ride, ndr). Io mi sento uno da Toro".

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