Le reazioni politiche all'arresto di Almasri in Libia

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Dopo l'arresto di Osama Almasri Anjim ordinato dalla Procura generale libica e il suo rinvio a giudizio con l'accusa di tortura di detenuti e della morte di uno di loro sotto tortura ha provocato una serie di reazioni anche nella politica italiana.

Parla di una figura vergognosa a livello internazionale per cui il governo deve chiedere scusa agli italiani"  la segretaria del Pd Elly Schlein."Le autorità libiche hanno ordinato l'arresto di Almasri, per tortura e omicidio. Lo stesso criminale che Meloni, Nordio e Piantedosi hanno liberato e riaccompagnato a casa con un volo di Stato, dopo che la magistratura e le forze dell'ordine italiane lo avevano fermato nel nostro Paese per il mandato d'arresto della Corte Penale internazionale. Evidentemente per la procura in Libia il diritto internazionale non vale "solo fino a un certo punto", come per il governo italiano. 

"Che umiliazione per il Governo Meloni" scrive su FB  il leader del M5s Giuseppe Conte. £Alla fine Almasri, un torturatore con accuse anche per stupri su bambini, è stato arrestato in Libia. Invece la nostra premier e i nostri ministri lo hanno fatto rientrare a casa con voli di Stato, con la nostra bandiera, calpestando il diritto internazionale e la Corte Penale internazionale, il cui Statuto a tutela dei diritti è stato firmato a Roma. Ora diranno che anche la Procura generale in Libia è un nemico del Governo?" 

"Il Governo Meloni è il Governo dell'ingiustizia" afferma il leader di Iv, Matteo Renzi. "La giustizia libica ha arrestato il generale Almasri per torture sui detenuti. Anche la polizia italiana lo aveva fatto, per lo stesso reato, quasi un anno fa. Ma Giorgia Meloni e Carlo Nordio hanno scelto di liberare Almasri e gli hanno pagato un volo di Stato con tutti gli onori, scrivendo una pagina vergognosa nella storia delle Istituzioni del nostro Paese". 

"È un paradosso che oggi sia la Libia a dare lezioni di giustizia all'Italia. Il Governo Meloni deve vergognarsi", riporta una nota del capogruppo del Pd in commissione e giustizia della camera, Federico Gianassi

"Il governo Meloni - sostiene Angelo Bonelli Deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, co-portavoce di Europa Verde - ha protetto un torturatore e stupratore. Oggi la Libia arresta Almasri per torture e omicidi, gli stessi crimini per cui la Corte penale internazionale ne aveva chiesto la cattura. Ma l'Italia lo ha liberato e rimandato a casa con un aereo di Stato. È una vergogna nazionale: Meloni e Nordio hanno ostacolato la giustizia internazionale e coperto un criminale. Questo governo ha tradito i principi di legalità e diritti umani: una vergogna nazionale firmata Meloni". 

E Nicola Fratoianni di Avs: "Per torture ed abusi ordinato l'arresto di Almasri a Tripoli. Evidentemente sarà consegnato alla Corte Penale Internazionale.
    Insomma quello che Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno impedito a gennaio, violando la legge , ora accade in Libia.
    Un po' di vergogna dalle parti di Palazzo Chigi, no eh?". 
   

"Cos'altro deve accadere se non l'arresto in Libia di Almasri con l'accusa di violenze e torture sui detenuti perchè Nordio si dimetta" commenta il segretario di +Europa, Riccardo Magi.
 

"Guarda se adesso Al Masri ce lo rimandano eh..". E' il commento ironico del senatore del Pd, Filippo Sensi, su X.   

"L'arresto di un torturatore in Libia, dopo il suo rimpatrio gestito dal governo italiano - dichiara Giovanni Barbera, della Direzione Nazionale di Rifondazione Comunista - è la fotografia impietosa di un Paese che predica libertà e democrazia ma stringe la mano ai carnefici. È lo specchio di un governo che, mentre reprime i poveri e i migranti, si inchina davanti ai poteri forti e alle logiche di guerra".
   

E il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia: "È un colpo durissimo alla nostra credibilità e alla nostra storia di Paese che ha sempre difeso la legalità e i diritti umani. Il governo Meloni dovrebbe provare un sentimento di vergogna e chiedere scusa ai familiari di chi è morto per quelle torture, a chi quelle torture le ha subite e anche ai cittadini italiani, per averli ingannati con le menzogne del Ministro Nordio in Parlamento e con la propaganda di tutta la maggioranza guidata da Meloni. La dignità dell'Italia non si difende con i proclami, ma con il rispetto della giustizia e del diritto internazionale." 
   

"L'arresto di Almasri in Libia è la conclusione di una vicenda indecorosa per il nostro governo e una figuraccia internazionale di Giorgia Meloni. Hanno protetto, scarcerato, rimpatriato con un volo di Stato un criminale, che perfino la procura libica considera tale" dice Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia viva.
   

Per la deputata Democratica Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito Democratico "la decisione della Procura generale libica di disporre la custodia cautelare del generale Almasri per omicidio e violazioni dei diritti umani rappresenta una pietra tombale su un caso che ha mostrato una gestione torbida e inqualificabile da parte del governo. A questo punto non ci sono più alibi: chi ha coperto e giustificato deve fermarsi.     Continuare su questa strada, arrivando perfino a forzare il parlamento o a sollevare conflitti costituzionali per difendere l'indifendibile, metterebbe in imbarazzo l'Italia e le sue istituzioni più di quanto già non sia avvenuto. Alla maggioranza chiediamo di fermarsi, per rispetto della giustizia e della dignità delle nostre istituzioni". 
   

"Con il governo di Giorgia Meloni siamo arrivati al punto di doverci affidare alle autorità libiche per assicurare Almasri alla giustizia. Mentre il nostro governo lo liberava e lo riportava in patria con tutti gli onori di un volo di Stato, dicendo di temere ritorsioni contro il nostro Paese o dando la colpa ai giudici cattivi della Cpi, la magistratura libica contesta reati gravissimi al criminale Almasri. Per colpa del governo Meloni ormai l'Italia si abbassa ai livelli degli stati canaglia" affermano le capogruppo M5S nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato Valentina D'Orso e Ada Lopreiato. 
   

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