La tensione, il rigore parato, gli occhi lucidi in panchina: Camarda, anatomia di una serata no

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Dopo il mani di Juan Jesus il centravanti, 17 anni, ha avuto la grande occasione di mandare il Lecce in vantaggio, ma Milinkovic-Savic gli ha rovinato la serata. E il suo sguardo alla fine dice tutto

Salvatore Malfitano

28 ottobre - 21:04 - MILANO

È tutto in quello sguardo. Fisso, perso nel vuoto, con gli occhi lucidi che significano delusione. Quante volte, fino a domenica che il Lecce ritorna in campo per affrontare la Fiorentina, Francesco Camarda si chiederà come sarebbe potuta andare questa partita se dagli undici metri non gli fossero tremate le gambe. Succede anche i migliori, ovviamente, figurarsi se non sarà perdonato l'errore proprio a lui che compirà 18 anni il prossimo marzo. Però, almeno per un po', lo sguardo resta inchiodato su quel pallone neutralizzato da Milinkovic-Savic, poi sul punteggio di Lecce-Napoli, che ha visto gli azzurri strappare tre punti pesantissimi. Sarebbero stati ossigeno per la squadra di Di Francesco, cosa avrebbe dato Camarda per esserne l'artefice. Invece, è la lezione del calcio e dello sport in generale. Gli sbagli hanno delle conseguenze e non tutti i palloni pesano allo stesso modo. 

IL RESTO

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Di Francesco ha scelto Camarda dal primo minuto, vincendo il ballottaggio con Stulic. Il suo primo tempo è stato complesso, specialmente nelle fasi iniziali dove non arrivavano rifornimenti. È riuscito comunque a ritagliarsi un po' di spazio per tentare la conclusione, che non ha inquadrato la porta. La grande occasione giunge così all'inizio della ripresa. Il tocco di mano di Juan Jesus è ritenuto punibile, ma dal dischetto Milinkovic-Savic intuisce la direzione della conclusione, alla destra del portiere, non troppo angolato e non troppo forte. Capita, quando ci sono tanti pensieri che si annidano nella testa. Dopo la rete di Anguissa, Di Francesco ha optato per Stulic. E lo sguardo si è spento. Ma passerà.

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