
serie a Noir
Contenuto premium
12 ottobre 1999, Sampdoria-Bologna, sedicesimi di Coppa Italia: la prima partita con due direttori di gara. Doveva essere la svolta per il mondo dei fischietti, invece...
La prima partita dei due arbitri la perdono tutti. Doveva essere un esperimento, diventa un fattaccio da cronaca nera. La scena se la prendono gli ultrà della Sampdoria. Che si rendono protagonisti di un sabotaggio in piena regola, un agguato con modalità militaresche, premeditato e cercato con un solo scopo: interrompere il gioco, far saltare la sfida. E’ l’ennesima pagina vergognosa di un calcio italiano che - in quegli anni, siamo alla fine del decennio dei 90 - è ostaggio delle frange più violente del tifo. La ripresa di Sampdoria-Bologna è iniziata da una manciata di minuti quando dalla curva blucerchiata gli ultrà scaraventano sul terreno di gioco qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Cominciano con le arance, finiscono con due rubinetti. In mezzo cartacce, bottiglie di plastica, lattine accartocciate, accendini, aste per le bandiere, tubi dei servizi igienici divelti. Tanto fitto è il lancio di oggetti che il portiere del Bologna Gianluca Pagliuca non riesce a tornare al suo posto, tra i pali della porta. È sconsolato. A Genova ha giocato sette anni, in blucerchiato ha anche vinto lo storico scudetto del 1991. Giocatori e arbitri parlottano, intervengono anche i dirigenti dei due club. A centrocampo si assiste ad un conciliabolo che non promette nulla di buono. La sfida, valida per i sedicesimi di finale di Coppa Italia, viene sospesa. Lo stop arriva con il Bologna in vantaggio per 1-0, gol dello svedese Andersson. Ma conta poco. È il 12 ottobre 1999. Quel giorno - un mercoledì - avrebbe dovuto segnare l’inizio di un’epoca.