Il Tre: "Sognavo di essere Neymar, poi scelsi la musica. Scambierei la Champions dell'Inter con..."

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Il rapper romano, cuore nerazzurro ed ex calciatore: "L'Inter in tre parole? Amore, follia, sacrificio". "Sceglierei Neymar per un duetto"

Andrea Barilaro

1 novembre - 16:29 - MILANO

Quando rappa è Il Tre. Dodicesimo a Sanremo ‘24 con Fragili, sei dischi di platino, quasi un milione di ascoltatori mensili su Spotify. Se appartenete alla Gen Z, avrete sentito almeno una volta Cracovia Pt. 3, oppure Fuori è notte. E se non è così, vivete in Tibet senza wi-fi o state mentendo. Quando gioca a calcio è “Neymar, punto”. In breve: parte da sinistra, dribbla col doppio passo e segna col tiraggiro. Dieci anni al campetto del Santa Maria della Mole, sud di Roma: il suo Maracanà. “E se fossi stato brasiliano adesso sarei in seleçao, però mi sono dato al canto...”. All’anagrafe è Guido Luigi Senia, 28 anni come Lautaro, Barella e Thuram. Romano a voja, romanista mai, laziale se proprio deve. Molto meglio interista. “Sono un tifoso sfegatato, ma non chiedetemi se scambierei la Champions dell’Inter con la vittoria di Sanremo”.

Perché? Cosa scegli? 

"Beh, ovviamente... (due o tre secondi di silenzio, il dubbio che possa rispondere Champions pervade tutti i presenti durante l’intervista) la vittoria del Festival! Ma se l’avessi chiesto a mio padre avrebbe detto la vittoria dell’Inter eh”.

Che ci fa un interista a Roma? 

“Mio papà è un tifoso sfegatato: la passione me l’ha trasmessa lui”. 

Ma tra Lazio e Roma chi scegli? 

“Lazio tutta la vita. Cioè, se in finale di Champions ci fosse il derby della Capitale sarei in Curva Nord con la sciarpa biancoceleste”. 

Prima volta allo stadio? 

“A un concerto di Jovanotti”. 

Prima partita? 

“2011, finale di Coppa Italia Inter-Palermo. Quella della doppietta di Eto’o”. 

Prima a San Siro? 

“Oddio, sai che non me la ricordo? Sicuramente sarà stata una partita ‘peso’, tipo Inter-Milan o roba così”. 

L’Inter in tre parole? 

“Amore, follia, sacrificio”. 

Tre pazzie fatte per l’Inter? 

“Pazzie onestamente non ne ho fatte, però ti posso dire da piccolo ero proprio focalizzato sul campionato. Prendete gli anni dal 2008 al 2012 e chiedetemi qualsiasi cosa di Inter: ricordo tutto, ogni singola cosa. Vedevo le partite con mio papà sul divano: era figo. Che poi è quello che faccio anche adesso, solo che sono cresciuto”. 

Tre calciatori dell’Inter all time? 

“Adriano, l’Imperatore. Poi Recoba e Sneijder. Ma fammene dire quattro, ci metto anche Mihajlovic”. 

Tre dell’Inter di oggi? 

“Bastoni, Barella e Thuram”. 

Se Anima Nera, il tuo nuovo album, fosse una partita di calcio? 

“Bella sta domanda. Ti direi Argentina-Francia, finale dei Mondiali in Qatar. Un saliscendi incredibile, una partita che ha tenuto tutti incollati fino alla fine”. 

Canti ‘Battiti a 140’: quando sono stati così alti per l’Inter? 

“Inter-Barcellona 4-3, semifinale di Champions dello scorso maggio. Lì ho davvero rischiato l’infarto”. 

‘Vederti con un altro mi fa troppo strano’. Questa facile: uno tra Icardi e Lukaku. 

“BigRom tutta la vita, non lo avrei mai immaginato in un’altra squadra. Oltretutto andò alla Roma, dunque per me fu pure peggio! La coppia con Lautaro era pazzesca, ho dei gran bei ricordi con loro due lì davanti...”. 

‘Una come te è impossibile che la scordi’. Tolta Inter-Barcellona, se fosse una partita dell’Inter?

“2006, Inter-Roma di Supercoppa: andiamo sotto 0-3 nel primo tempo e poi la vinciamo 4-3. Ero sulla nave con mio papà, stavamo andando in Sardegna. Ricordo che faceva un macello clamoroso!”. 

‘Sognerò ancora un finale a sorpresa’. Un sogno legato all’Inter? E uno per te? 

“Sicuramente la Champions League, rialzarla dopo il 2010 sarebbe figo. E per me dico fare un concerto a San Siro. Dài, perché no? Magari un giorno…”. 

‘Ti racconterò le favole solo per farti addormentare’. Il momento più bello? Insomma, uno favoloso? 

“Facile, il Triplete. E se devo dire il mio, scelgo il concerto al Palazzo dello Sport di un anno fa, nella mia Roma. Wow, davvero bellissimo. Il 18 dicembre ne farò un altro sempre lì, chiusura del tour che inizierà il 28 novembre da Bologna”. 

Quando guardi l’Inter hai riti o scaramanzie particolari? 

“I posti fissi sul divano davanti alla Tv. Mio padre gioca centrale, un mio amico sta sulla destra e io sulla sinistra, perché rientro e tiro (mima il gesto del tiraggiro di Insigne). Poi abbiamo una fissa sui calci d’angolo: papà si alza e va a saltare di testa vicino al televisore”. 

E funziona davvero? 

“Lo giuro! Poi, vabbè, stiamo a parlare di un malato di Inter, uno squilibrato, quindi non c’è da stupirsi (ride). Effettivamente in finale di Champions contro il Psg non ha funzionato, già dopo dieci minuti ho capito che sarebbe andata a finire male. Però oh, almeno lì ci siamo arrivati”.

Il giocatore che ti ha fatto innamorare del calcio?

“Sicuramente Neymar, poi Ronaldinho. Sono cresciuto con il video delle sette traverse di Dinho: per anni ho creduto fosse vero, scoprire che non lo era fu un trauma… Comunque mi è sempre piaciuto quel tipo di calcio là, quello brasiliano”. 

Calciatore o cantante: sei mai stato davanti a un bivio? 

“Ho avuto modo di diventare prima cantante che calciatore. Non che sarei diventato sicuramente calciatore se non avessi sfondato con la musica, però diciamo che fino ai 16-17 anni c’era una mezza possibilità. Poi è subentrato il canto e ho capito che mi faceva provare delle emozioni fortissime. E per inseguire questo sogno ho fatto sacrifici che per il calcio non avrei mai fatto”. 

Il momento più alto della carriera da calciatore?

“Ho sempre giocato al Santa Maria delle Mole, squadra del mio quartiere. Sono stato varie volte capocannoniere del girone ma nulla più eh”. 

Che giocatore eri? 

“Neymar, punto”. (ride)

Il gol più bello? 

“Ne ricordo uno in casa a fine campionato, una bella rovesciata dal limite dell’area. Poi ho sempre avuto il tiraggiro nelle corde. All’ultimo calcetto con i miei amici ne ho fatto un altro molto figo: sombrero di destro e tiro al volo di sinistro di controbalzo. Un golazo davvero”. 

Il calcetto con gli amici è una roba seria? 

“È sacro. Organizziamo partite su partite, ci divertiamo un botto. E io la mattina prendo e vado al campetto, anche da solo. Mi porto quattro, cinque palloni e gioco contro il muro. Poi via di tiri in porta. Come i malati! E calcio facendo finta che ci sia anche una barriera. È proprio una passione, mi aiuta a sfogarmi”. 

Secondo te rientri nella Top 11 dei cantanti italiani? 

“Forse pure nella top tre! (ride) Un altro che gioca bene è Rhove, molto bravo davvero, esterno che corre tanto e fisicamente super preparato. Anche Junior Kelly se la cava bene”. 

Quanti tatuaggi hai?

"Sincero? Ho smesso di contarli”.

Tra i calciatori tatuati chi scegli?

“Il primo che mi viene in mente è Nainggolan con la sua rosa. Poi quelli di Pinilla, lui ce li ha pure in faccia. Oppure la schiena di Ibra”.

Chi sceglieresti per un duetto?

“Neymar Prime, quello del Barcellona”.

Chi vince il campionato? 

“Qui lo dico e qui lo nego: la Serie A la vince l’As Roma”. 

Se l’Inter vince la Champions… 

“Faccio un tatuaggio con mio papà. Però solo se lo fa pure lui, quindi passo la palla al pres”.

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