
Il ritratto Maradona è diventato oggetto di culto laico. Ma è scontro tra ambulanti e Comune sul filo della legalità
Marco Ciriello
17 ottobre - 08:18 - MILANO
M aradona muore, Napoli cerca una icona da venerare e la trova ai quartieri Spagnoli dove c’è un murale dipinto nel 1990 da Mario Filardi che ritrae un Diego gigante, e così nasce un vero e proprio mausoleo a cielo aperto. In epoca bizantina, l’effigie garantiva la permanenza di Cristo tra i vivi, incarnando nella pittura la sua presenza per procura; prima ancora c’erano i ritratti imperiali che surrogavano l’imperatore nelle province romane dove fisicamente non poteva trovarsi per la vastità dell’impero. Diego muore a Buenos Aires il 25 novembre 2020, epoca Covid, e non essendoci un altro luogo di culto il murale è diventato lapide, la raffigurazione ha guadagnato forza e magia trasformandosi in una icona sacra. Poi sono cominciati i pellegrinaggi, prima dei napoletani – la cui natura come diceva Raffaele La Capria sta nel dimostrarsi –, e poi tutti gli altri: da Mourinho a Conte. Trasformandolo in un luogo di culto maradoniano, soprattutto per i turisti. Ma la maggior parte dei maradoniani sa che quel posto non è un luogo maradoniano, lo è diventato a furore di popolo, i suoi luoghi sono Soccavo, dove c’era e c’è il centro Paradiso; lo stadio a Fuorigrotta che ora porta il suo nome; casa sua, a via Scipione Capece; persino il lungomare e i locali che frequentava o il Golfo dove tutto cominciò: su uno yacht.