Il dramma di Jason Collins, primo atleta gay in Nba: "Ho un tumore al cervello in stadio terminale"

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L'ex pivot, che nel 2013 fu il primo a fare coming out nelle 4 grandi leghe Usa, rivela a Espn: "Il mio cancro non è operabile, la prognosi media è di 11-14 mesi. Se è il tempo che mi resta lo userò per testare cure che un giorno potrebbero diventare uno standard. Non ho paura, ho giocato contro Shaq..."

11 dicembre 2025 (modifica alle 22:28) - MILANO

"Qualche mese fa la mia famiglia aveva rilasciato una dichiarazione, volutamente vaga, in cui diceva che avevo un tumore. Ora invece è il momento che le persone ascoltino me: ho un glioblastoma allo stadio 4, una delle forme più letali di tumore al cervello". Parole, devastanti, pronunciate a Espn da Jason Collins, 14 stagioni in Nba come pivot in sei squadre diverse, nessun trofeo in carriera ma giocatore apprezzatissimo ovunque per la difesa e il gioco fisico in area. E soprattutto protagonista di una grande vittoria in termini civili: nel 2013 è stato il primo atleta professionista di una delle 4 grandi leghe sportive americane (Nba, Nfl, Nhl e Mlb) a fare coming out. Una scelta appoggiata dall'allora presidente degli Stati Uniti Obama, da Kobe Bryant e da tutto il mondo Nba.

la malattia

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Il tumore per Collins è stato un fulmine a ciel sereno, anche perché l'ha scoperto pochi mesi dopo essere convolato a nozze col produttore cinematografico Brunson Green. "Dovevamo andare agli Us Open, ma non sono riuscito a fare i bagagli. Ho fatto una tac e mi hanno detto che avevo bisogno di una visita specialistica. A un certo punto sono caduto in casa, all'improvviso non sapevo più come spegnere un elettrodomestico: il tumore mi stava già aggredendo. Secondo i miei familiari, ho perso la memoria a breve termine e la capacità di comprensione. Il glioblastoma è aggressivo ed è difficile da trattare perché circondato dal cervello, un mostro coi tentacoli grosso come una palla da baseball". Quando poi gli hanno chiesto com'è stato ricevere tutte queste brutte notizie, Collins ha mostrato di avere parecchio senso dell'umorismo: "Ero fuori di testa, non ricordo bene. Mio marito in ospedale mi ha detto che ho perso la voglia di guardare il tennis e ho iniziato ad apprezzare le serie tv coreane, più tranquille". Quando poi con la radioterapia Collins è tornato in sé, ha fatto ricerche sul suo tumore: "Mi sono detto: 'Stai zitto e vai a giocare contro Shaq'. Ho giocato contro O'Neal nel suo prime, ed è la sfida più grande che tu possa affrontare nel basket, non ho paura. Noi atleti abbiamo dalla nostra la determinazione, non raggiungiamo certi livelli per caso. Io e le persone che mi vogliono bene non staremo qui seduti ad aspettare che il cancro mi uccida senza prima aver lottato con forza. Lo colpiremo per primi con terapie ancora in fase di studio". 

 (L-R) Brunson Green and Jason Collins attend Colleen Hoover's "Regretting You" Los Angeles Premiere at Paramount Pictures Studios on October 20, 2025, in Los Angeles, California.   Jesse Grant/Getty Images for Paramount Pictures/AFP (Photo by Jesse Grant / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP)

il futuro

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Collins è un gigante, si porta dietro 213 centimetri per 110 chili di muscoli, è abituato a essere forte ma non si fa illusioni: "Il mio tumore non è operabile, quindi devo fare delle cure di mantenimento per cui la prognosi media è di circa un anno, dagli 11 ai 14 mesi. Se questo è il tempo che mi rimane, vorrei dedicarlo a testare un trattamento che un giorno potrebbe diventare un nuovo standard di cura per tutti. Sono fortunato ad avere questa possibilità economica, se quello che sto facendo non mi salva mi fa piacere pensare che un giorno potrebbe aiutare qualcun altro". 

La Gazzetta dello Sport

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