Ghiaccio e rock, così Sinner è diventato lord di Wimbledon: il numero uno è sempre più lui

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Jannik ha iniziato male, perdendo il primo set. Poi è venuto fuori inchiodando a fondo campo. Una lezione di tecnica sopraffina, e un segnale importante al rivale

Gianni Valenti

Vicedirettore Vicario

14 luglio - 07:29 - MILANO

Il re di Wimbledon è italiano, non era mai successo nella storia del tennis. Ringraziamo Jannik Sinner che ci ha regalato questa incredibile gioia dopo aver giocato una partita intensissima, emozionante che ci ricorderemo a lungo. Grande Jannik, in un sol colpo ha vendicato la pesante beffa del Roland Garros con tutte le complicazioni psicologiche che una sconfitta del genere si poteva portare dappresso, s’è tolto di dosso la maledizione dello spagnolo che incombeva sulla sua testa ed ha fatto capire al mondo che il numero 1 del tennis è sempre lui, non ci sono tante discussioni. Grande Jannik che ha rovesciato una finale cominciata male nella quale appariva troppo contratto, quasi in soggezione più che dello spagnolo, dei fantasmi che erano minacciosi nell’aria pronti a piombare sul campo per rovinare la festa. E invece i cattivi pensieri sono stati ricacciati ben presto al mittente a suon di pallate da fondo campo. Dritto o rovescio, non c’è stata differenza. Anche il servizio ha fatto la sua parte soprattutto nei momenti cruciali.

frenetica rivalità

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Per una volta il campione azzurro ha tenuto sotto scacco costante il rivale di sempre inchiodandolo sulla linea di fondo campo come poche volte è successo durante la loro giovane ma già frenetica rivalità. Lo spagnolo, a parte qualche rara occasione, non è riuscito a liberare il suo micidiale dritto (il suo colpo migliore) perché lo schema tattico disegnato da Jannik ha funzionato quasi sempre a dovere. Primo set a parte, Sinner ha giocato davvero un gran bel tennis. Abbiamo rivisto il rovescio al salto che sta diventando il suo marchio di fabbrica. Ed anche il dritto a sventaglio di rara potenza. Come suonava la pallina quando usciva dal suo piatto corde. Lo potremmo definire come un rock tennistico martellante, di rara bellezza, che ci ha entusiasmato e ci ha tenuto col fiato sospeso allo stesso tempo, game dopo game. È stato un crescendo quello di Jannik, con quello sguardo che s’è fatto sempre più cattivo con il trascorrere del match. Sguardo feroce e pugno alzato verso il suo angolo dove sedevano gli allenatori Simone Vagnozzi e Darren Cahill e i suoi genitori Hanspeter e Siglinde.

personalità glaciale

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Sì, cattivo come forse mai abbiamo visto, voglioso di caricarsi e caricare anche il pubblico che ammirava questo ragazzo dai capelli rossi volteggiare sull’erba con tanta leggerezza e una tecnica sopraffina. Così lo vogliamo, capace di andare anche oltre la sua personalità di ghiaccio. Serve questo tipo di grinta per vincere sfide di tale livello. Alcaraz è stato battuto più nettamente di quanto non dica il punteggio. Ci ha provato lo spagnolo a portare dalla sua la gente del centrale di Wimbledon in un disperato tentativo di rimonta. Ma stavolta il suo gesticolare, i suoi vamos ripetuti sono caduti nel vuoto. Perché dall’altra parte la pallina arrivava sempre più forte e precisa. Alla fine Carlitos pareva quasi rassegnato di fronte a tanta determinazione. Certo non si aspettava un Sinner a questo livello. Vinto il primo set, forse, pensava ad una partita più in discesa. Ma la realtà, brutale, è stata un’altra.

sussulto

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Quando in Italia sono scoccate le 20.20 Sinner è andato a servire per il titolo dei Championship. È logico pensare che tutti i tifosi azzurri abbiano trattenuto il fiato come fosse stata la scena finale di un vero e proprio thriller. Immagini a cui non vedevamo l’ora di assistere ma che ci hanno trasmesso un’inevitabile apprensione. Pochi, interminabili secondi ed ecco i tre match ball per il nostro condottiero che a differenza della finale persa in malo modo a Parigi stavolta si giocava il destino con il servizio a disposizione. Una sola incertezza che ci ha fatto comunque sussultare. Poi il trionfo, il più bello di sempre perchè colto nel tempio mondiale del tennis. Chi vince a Wimbledon entra direttamente nella leggenda. Sinner porta il nostro tennis a un livello mai così alto della sua lunga e prestigiosa storia. Lui è sempre più il numero uno del mondo, ha vinto due dei tre tornei del Grande Slam disputati in questa stagione arrivando a quota quattro nel suo personale palmares. Il tutto a soli 23 anni. E allo stesso tempo dà un segnale forte a Carlos Alcaraz facedogli capire che le gerarchie sono state ristabilite una volta per tutte. Il loro sarà un duello serrato che durerà per molti anni ancora, anche perché di rivali all’orizzonte che possano impensierirli se ne vedono pochi. Di certo non ci annoieremo. A New York tra fine agosto e inizio settembre la prossima puntata. Sinner da campione uscente parte favorito. Il cemento è il suo terreno di caccia preferito. Ci attendono altre gioie.

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