Farmindustria: bene la manovra ma con le politiche Ue a rischio 100 miliardi

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Made in Italy

L’industria si avvia a chiudere un anno record con l’export che ha già raggiunto 58,8 miliardi (+33%). Cattani: “Dialogo positivo con il Governo ma Bruxelles inverta la rotta”

di Ernesto Diffidenti

17 dicembre 2025

L’industria farmaceutica italiana sta resistendo alle turbolenze mondiali. Lo confermano i dati relativi all’export che nel periodo gennaio-ottobre 2025 ha raggiunto i 58,8 miliardi con una crescita del 33,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno confermandosi il primo settore per crescita: +3,4% della media manifatturiera. Nel corso di un incontro con i giornalisti il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, ha parlato di un anno “importante e significativo” sottolineando comunque l’esigenza di scelte innovative, flessibili e veloci. Con il governo Meloni c’è stato un “dialogo positivo” che si è tradotto in un emendamento al ddl Bilancio che prevede un aumento della quota per la spesa farmaceutica e c’è l’obiettivo di raggiungere entro il prossimo anno nel Testo unico sulla farmaceutica “una riduzione del payback al 13% anche se i Ceo dell’industria chiedono di arrivare al tetto del 10”. Ma è sulla governance europea che occorre cambiare rotta per non soccombere alle politiche aggressive di Stati Uniti e Cina. “L’Ue si è trincerata in ideologie green - ha sottolineato Cattani - e non riesce a partorire idee giuste. Il pericolo è che si mettano a rischio 100 miliardi di investimenti, per l’Italia si tratta di circa 25 miliardi in 10 anni”.

Le rotte del made in Italy farmaceutico

La destinazione principale dell’export farmaceutico è l’Unione europea con il 47% del totale (+33% nei primi 10 mesi 2025), seguita da Stati Uniti (23%, +61%), Svizzera (14%, +11%), Regno Unito (3%, +44%) e Cina (2%, +28%). “L’industria farmaceutica italiana non è spaventata dall’incertezza mondiale - ha aggiunto Cattani - ma deve avere il supporto e un allineamento strategico con il governo per fare le cose giuste, con riforme che garantiscano l’accesso a farmaci e vaccini in maniera omogenea sul territorio e sostenendo l’innovazione lungo tutta la filiera, con regole moderne e flessibili”.

Dalle direttiva acqua reflue un conto da 11 miliardi

In attesa di archiviare un 2025 in decisa crescita con un valore dell’export destinato a raggiungere quota 70 miliardi, appare prematuro fare stime sul 2026. “Dobbiamo sostenere i settori più competitivi - ha insistito Cattani -. Sul 2026 ci aspettiamo una crescita ma sono solo previsioni. Il trend globale indica una domanda crescente: ma la preoccupazione ora è valutare gli effetti e i rischi potenziali di politiche europee che respingono, anziché attrarre, gli investimenti”.

A preoccupare le imprese del farmaco è anche la direttiva sulle acque reflue, “su cui la Commissione non ha introdotto nessun correttivo”, ha ricordato Cattani. E questo fardello che pesa per 11 miliardi sull’industria europea rappresenta un ulteriore ostacolo alla competitività.

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