Django all'assalto della Fastnet Race per tenere vivo il sogno Admiral's Cup

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Il Team italiano che rappresenta lo Yacht Club Costa Smeralda è terzo nella generale, ma la mitica regata (in cui nel 1979 persero la vita 19 velisti) regala più punti delle altre

Maurizio Bertera

25 luglio - 19:36 - MILANO

L’impresa di rivincere l’Admiral’s Cup, tornata in calendario dopo 22 anni, si annuncia difficile per la squadra italiana. Ma non impossibile ed è legata a un ottimo risultato nella Fastnet Race che sta alla vela come Wimbledon al tennis. Tanto è vero che solo una barca con il tricolore a poppa è riuscita nell’impresa di vincerla: correva l’anno 1983 e al timone di Brava, armata dal napoletano Pasquale Landolfi, c’era un 24enne di San Francisco, Paul Pierre Cayard, che sarebbe diventato un eroe nazionale una decina di anni dopo come skipper de Il Moro di Venezia. Team Django, allestito da Giovanni Lombardi Stronati e che rappresenta lo Yacht Club Costa Smeralda, si trova al terzo posto in classifica dopo la Channel Race e le prove costiere disputate nei giorni scorsi. A guidare c’è il Royal Hong Kong Yacht Club seguito dallo Yacht Club de Monaco. 

vale triplo

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Il Wallyrocket51 azzurro è in testa alla classifica del gruppo 1, il JPK è quinto nel gruppo 2: sommando i piazzamenti, vale appunto il terzo posto in classifica al team staccato di 23 punti rispetto ai leader. Se la barca più grande si è davvero ben comportata (ha vinto una inshore, è giunta seconda nella Channel Race e ha sbagliato solo una regata), la più piccola ha faticato parecchio a tenere il passo delle avversarie e ha collezionato solo un secondo e un terzo posto di giornata. 23 punti di distacco sembrano tanti ma non lo sono perché la Fastnet Race – che parte oggi alle 13 da Cowes e si concluderà a Cherbourg, sulla costa atlantica francese - ha un peso diverso sul punteggio: è infatti una regata a coefficiente 3, ovvero il punteggio ottenuto viene moltiplicato per 3. Per intenderci, il primo posto vale 3 punti, l’ultimo (il 15° per la cronaca) ne vale 45, questo fa si che le differenze attuali in classifica possano essere ribaltate in base ai piazzamenti delle barche. Il Royal Hong Kong Yacht Club e lo Yacht Club de Monaco – attuali primo e secondo in classifica - partono certamente tra i favoriti, ma la lunga può riservare enormi sorprese. 

venti da nord

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Tra il Wallyrocket 51 e il JPK1180 quello a soffrire maggiormente in classifica le regate inshore è stato il JPK, che ha subito un po’ le performance (soprattutto alle portanti) di barche più leggere e invelate come quelle appartenenti ai Fast 40 (Ker 40, GP42 e soci), ma nella Fastnet Race la situazione può cambiare. Il JPK ha un rating IRC che sulle 695 miglia di gara può diventare pericoloso ed è certamente più competitivo sulla lunga che nelle regate corte inshore. Il meteo prevede venti predominanti dai quadranti settentrionali, quindi una lunga bolina verso l’Irlanda, dove si trova il Fastnet Rock – che è lo scoglio all’estremità meridionale dell’isola - e un ritorno alle andature portanti, con una possibile dorsale a sparigliare le carte. 

la tragedia del 1979

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Nella grande storia della Fastnet Race, c’è una pagina nera, legata all’edizione 1979 dell’Admiral’s Cup, vinta dagli australiani, ma segnata da una tragica tempesta. Se da una parte, il primo podio conquistato dall’Italia (terza con Vanina, Yena e Rrose Selavy) rese orgogliosi la vela di casa nostra, dall’altra il buon risultato venne oscurato dal disastro: 19 velisti persero la vita e 20 scafi affondarono tra Cowes e Plymouth. Due giorni di terribile tempesta a forza 11 – per colpa di una ‘collisione’ tra due perturbazioni, male annunciata ai partecipanti - scatenarono il finimondo, con venti fino a 63 nodi (130 km/h) ad abbattersi sulla flotta dove la massima parte era composta da imbarcazioni di semplici appassionati. Dei 304 yacht sulla linea di partenza, solo 86 arriveranno al traguardo, 194 si ritireranno e 20 saranno abbandonate dai velisti. Circa 4mila persone furono impegnate nella più imponente operazione di soccorso mai effettuata dalla Marina britannica in tempo di pace con largo impiego di elicotteri Sea King. Non sarà il caso della regata che parte oggi, che oltre alle 30 barche dell’Admiral’s Cup ne vede al via altre 400 anche per festeggiare il centenario del Royal Ocean Racing Club che organizza la regata, che celebra pure i suoi 50 anni. Quasi tutte corrono in IRC ma ci sono anche i Class 40, gli Imoca 60, i maxi trimarani della classe Ultim, lunghi 32 metri che al 99 per cento battaglieranno per il primo posto assoluto. Una curiosità: a bordo delle imbarcazioni ci saranno velisti di 57 Nazioni, con un range dai 14 agli 81 anni.

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