Dai 12 hot dog di Ruth ai 117 kg di Doncic: bilance e atleti, storia di un rapporto difficile

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racconto

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Il caso del nuovo giocatore dei Lakers è solo l'ultimo di una lunga serie: dai 138 kg (grazie allo chef personale) del giocatore di baseball CC Sabathia ai 105 kg dell'attaccante inglese Akinfenwa, il giocatore più forte del mondo per un noto videogioco. I casi sono tanti, le scuse dei protagonisti... anche

Giorgi Burreddu

5 febbraio - 12:53 - MILANO

Ci vuole un fisico bestiale. Dimenticatevi il David, il marmo, l’addominale scolpito: si può essere campioni anche con qualche chilo in più. Grasso è bello. Ma non per tutti. A un certo punto della sua carriera Ronaldo - quello prima di Cristiano - si stufò di essere chiamato gordo. "È sempre la stessa cosa. Se non segno gol è perché sono grasso. Se segno è perché ho perso peso. Il mio peso ideale è 88 chili, non so quanto peso al momento e non mi interessa molto”. Era arrivato in Europa all'inizio degli anni Novanta. Magro come un fuso, veloce come un fulmine. Al Real Madrid cominciò a ingrassare, stampa e tifosi presero a insultarlo. Più tardi si scoprì che la colpa era dell’ipertiroidismo, ma ormai il danno era fatto. Nel 2011, quando lasciò il calcio con più di una lacrima sul viso dopo aver vinto tutto e battuto tutti i record, disse: “Volevo continuare, ma non ci riesco più. Penso a un'azione, ma non riesco a farla come vorrei. È il momento. È il corpo che mi fa male. La testa vuole andare avanti, ma il corpo non ne può più”. Il corpo degli atleti è luogo di storie. Celebrato, scolpito, mostrato. Stereotipato, fin dall’antichità. In un’epoca in cui gli atleti di alto livello sono ossessionati dalla percentuale di grasso corporeo e preferiscono i frullati alla pasta prepartita, ci sono anche straordinarie eccezioni.

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