Persino nella data di nascita di Claudio Villa si può trovare traccia della sua personalità debordante, del suo essere "larger than life". Il primo gennaio 2026 saranno cento anni da quando Claudio Pica è nato a Roma, a Trastevere, in via della Lungara: Villa è il nome d'arte, scelto non appena ha cominciato a farsi largo nel mondo della musica e a prendere le distanze da quelle umili origini - papà Pietro vetturino e mamma Ulpia casalinga - che non ha mai ricordato volentieri.
L'esordio nel 1947, con il primo 78 giri: pubblicato per l'etichetta Parlophon, conteneva "Serenatella dolce e amara" e "Canzoncella" ed è ancora tra i più ricercati dai collezionisti.
Nel complesso, ha venduto 45 milioni di dischi in tutto il mondo e ha registrato qualcosa come tremila canzoni.
Claudio Villa amava il suo soprannome, Il Reuccio, un titolo assegnatogli da Corrado nel 1956 nel corso del programma "Rosso e Nero" e non si può non sorridere pensando che Elvis Presley era The King of Rock'n'Roll e Claudio Villa Il Reuccio della Canzone. Quando venne incoronato Reuccio, Villa aveva già vinto per la prima volta il Festival di Sanremo nel 1955 con "Buongiorno Tristezza", in un'edizione dove aveva conquistato anche il secondo posto (con "Il Torrente).
Le cronache ci ricordano che con quattro vittorie il Reuccio detiene il record di primi posti a Sanremo insieme a Domenico Modugno: il Festival è stata la sua ossessione, ben al di là delle 12 partecipazioni. Gli altri trionfi nel 1957 con "Corde della mia chitarra"; nel 1962, con "Addio... addio", in coppia con Modugno, e nel 1967, con "Non pensare a me" con Iva Zanicchi. Per un certo periodo aveva iniziato una sua guerra personale nei confronti dei "patròn" che si alternavano nell'organizzazione del Festival: restano nella memoria, dopo l'ennesima esclusione, una sua conferenza stampa furente, con pugni sul tavolo e improperi e varie proteste plateali. Tutta questa rabbia accumulata è stata in qualche modo risarcita da Pippo Baudo quando, durante il Sanremo 1987, il 7 febbraio interruppe la gara per dare in diretta la notizia della morte di Villa, all'età di 61 anni, mentre era ricoverato all'ospedale di Padova per un intervento chirurgico al cuore.
Nel palmares dell'artista, anche le vittorie in due edizioni di Canzonissima, nel 1964 con "'O sole mio" e nel 1966 con "Granada" e il successo al Festival di Napoli 1963 con "Jammo ja'" con Maria Paris. E anche una trentina di film, da "La banda del buco" a "Fontana di Trevi", da "Canzone proibita" a "Primo applauso".
Claudio Villa è stato per certi aspetti il simbolo della canzone italiana tradizionale, ispirata al bel canto. Era cresciuto cantando gli stornelli e le canzoni romane ma idolatrando Carlo Buti e i grandi tenori alla Tito Schipa: aveva una voce potente e tenorile che gli permetteva anche di affrontare arie d'opera e che, soprattutto, era la ragione del suo successo ma che allo stesso tempo lo teneva legato a un modo di cantare e a un repertorio che diventò improvvisamente fuori dalla storia quando la cultura giovanile impose nuovi mondi musicali e, poi, con l'arrivo dei cantautori, l'idea stessa di canzone cambiò radicalmente. Un personaggio non facile, dal carattere bellicoso, che con la sua complicata vita sentimentale - due matrimoni, con Miranda Bonansea e Patrizia Baldi, e una lunga relazione con Noemi Garofalo - e le delicate vicende legate alla paternità - con la battaglia legale intentata dai figli Manuela e Claudio per il riconoscimento - ha alimentato le cronache rosa, che ha goduto di un successo enorme, anche al di fuori dell'Italia e che oggi rappresenta un pezzo di storia della canzone e dello spettacolo del nostro Paese.
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