Chechi: "Bonicelli? Ragazzi preparati ma spinti verso esercizi sempre più estremi"

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L’olimpionico degli anelli: "Infortuni così non capitano spesso. Lorenzo è stato sfortunato, però andrebbero rivisti i codici"

Claudio Lenzi

Giornalista

26 luglio - 08:42 - MILANO

Jury Chechi, per tutti 'Il signore degli Anelli'. Oro all’Olimpiade di Atlanta 1996, settantadue anni dopo la vittoria di Francesco Martino a Parigi 1924, e bronzo ai Giochi di Atene, all’età di 34 anni, dopo aver smesso e ripreso ad allenarsi. Da mercoledì vive un momento di sconforto per l’incidente accaduto a Lorenzo Bonicelli: “Non lo conosco personalmente, ma è come se lo conoscessi”. 

La caduta agli anelli è stata un errore o solo sfortuna? 

“Direi sfiga, perlopiù. Non ho le competenze per giudicare, ma quel tipo di uscita agli anelli è molto complessa, se l’ha presentata è perché si sentiva assolutamente sicuro dopo averla provata centinaia di volte. Sono fatalità che non dovrebbero accadere, ma purtroppo...”. 

La notizia dell’incidente ha fatto il giro del mondo. Subito c’è chi ha accusato la ginnastica artistica: “Troppo pericolosa”. 

“Non è così, anche se negli scacchi ci sono meno possibilità di infortunarsi che nell’artistica. I ragazzi che vanno a fare quelle gare così importanti sono atleti preparati, che hanno la capacità di fare quegli esercizi. Poi ci sono infortuni meno gravi e infortuni più gravi come questo, che però non capitano spesso”. 

Esiste, però, un problema di codici, una rincorsa a rendere questo sport sempre più spettacolare ed estremo? 

“Sì, penso che sia così, questa scelta di voler dare così tanta importanza alle uscite non è giusta. È chiaro che questi ragazzi cercano di aumentare molto la difficoltà, mettendo anche a rischio la realizzazione dell’uscita stessa, però è una richiesta che arriva dal codice internazionale e quindi i ginnasti si adeguano. Prendiamo i tripli alti (le uscite con tre rotazioni, ndr), adesso hanno tanto valore e tanti atleti provano a farlo aumentando il rischio, poi magari col tempo verrà assimilato, ma intanto il pericolo è aumentato”. 

La storia di Lorenzo è quella di tanti ginnasti arrivati a rappresentare la nazionale, ma spesso come riserve. È così dura emergere? 

“Ogni ginnasta ha la sua storia, le sue caratteristiche, ma non c’è dubbio che Bonicelli fosse un atleta di alto livello e che ovviamente potrebbe ancora dimostrare tutto il suo potenziale, ha soltanto 23 anni. Ecco, direi che fino a questo momento non ha ancora dimostrato quanto vale veramente, per motivi tecnici e di opportunità non è ancora riuscito a a raggiungere livelli altissimi. Glielo auguro con tutto il cuore, e se non potrà farlo dopo questo infortunio, gli auguro di continuare con la vita”. 

Tutta la squadra azzurra è rimasta in Germania e non è voluta ripartire. Quasi quarant’anni fa era accaduto a lei un episodio simile. 

“Proprio così, infatti da mercoledì purtroppo vivo un momento di disagio e di sconforto, perché ricordo bene la storia di Federico Chiarugi, tutto quello che è accaduto nel 1986. Mi ricordo l’infortunio al corpo libero che lo costrinse sulla sedia a rotelle e tutto quello che è stato dopo. Anche noi come squadra, con Paolo Bucci, Boris Preti gli siamo sempre stati vicini, dalle giornate in ospedale agli anni successivi. Mi auguro fortemente che quella di Lorenzo sia una storia molto diversa e che lui possa tornare a fare quello che ama di più”.

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