Che abbondanza: David e Vlahovic più Openda, la Juve di Tudor ha un arsenale da 60 gol

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Al canadese e Dusan, decisivi nelle prime due gare, si aggiunge il belga: non solo buoni numeri, ma anche nuove soluzioni tattiche

Guglielmo Buccheri

2 settembre - 16:13 - TORINO

Sessanta diviso tre è la cifra giusta per dare all’estate della Juve una dimensione più profonda. Sessanta gol in tre: David più Vlahovic più Openda, si può o, almeno, si può pensare. Se è vero che un attaccante si porta in dote ciò che è stato capace di raccontare sotto porta, Igor Tudor fa bene – lo avrà già fatto – a buttare un occhio dentro l’ultimo lustro dei suoi uomini chiamati ad andare a segno: dal 2020 ad oggi, i tre bianconeri viaggiano ad una media di 20 reti a stagione con David più ricco a quota ventidue. 

lo storico

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Le proiezioni hanno la loro piccola, grande magia. Ciò che resta è la sensazione che la “nuova” Juve abbia calato sul tavolo un bel tris da utilizzare anche senza freno a mano tirato. Vlahovic segna, esulta, respira: Dusan si è liberato dall’ansia da prestazione e, così, movimenti e mira tornano. Durerà anche quando il mercato, e la possibilità di scegliere un’altra dimora, ribusserà alle porte della Continassa? Se non dovesse durare sarebbe come uno strappo ad un patto siglato guardandosi allo specchio: non me ne vado perché me ne andrò con l’umore della piazza dal colore, radicalmente, diverso. Palla a gennaio, dunque. E, intanto, braccia allargate nel pomeriggio di Genova come nella prima serata di agosto allo Stadium contro il Parma: due sfide, due centri per il centravanti serbo. David, al Ferraris, ha sbandato, ma è stato scelto per quella preziosa confidenza con la gioia che lo ha accompagnato nell’ultimo quinquennio: 13, 19, 26, 26 e 25 i suoi numeri. Openda ha superato tre volte la cima delle venti realizzazioni contando, all’indietro, i cinque campionati passati e, per lui, oltre alla rete c’è molto altro: seconda punta o esterno, fa lo stesso. Tradotto: come dicono i maestri della panchina, un nove e dintorni si sceglie anche, e soprattutto, per il suo storico perché chi non ha mai avuto confidenza con le difese avversarie, di solito presenta un conto in rosso. Sessanta diviso tre è roba da effetti speciali o da grande abbondanza: Vlahovic, David, Openda si annuncia come un fattore da scoprire. E Tudor non è insensibile alla sfida: sulla lavagna del tecnico croato c’è un’indicazione che porta, nel caso, ad una versione bianconera con le due frecce là davanti. 

novità

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Tre, cinque, due? L’ipotesi è in campo anche perché l’allenatore di Spalato non vede David alle spalle di Dusan, ma insieme sì. Openda merita una lettura a parte vista la sua duttilità che lo mette in prima fila per occupare lo spazio d’attacco a 360 gradi avendo conoscenze ad ampio spettro. Tudor aspettava il sì per Kolo Muani, può consolarsi con una linea offensiva che consegna alla sua Juve imprevedibilità e senso del gol. Il gioco delle coppie è servito: in un campionato alla ricerca dell’uno contro uno più efficace - l’arte del dribbling è una rarità -, i bianconeri mettono in vetrina Yildiz, Conceicao e, ora, Zhegrova e lo stesso Openda. Oltre la sosta per i due incroci della nostra nazionale sul cammino verso il Mondiale, c’è un calendario senza pause: i sei volti dell’attacco avranno modo di alternarsi e tirare il fiato senza che il livello subisca strattoni o vada fuori giri. A giochi fermi è così, il resto è nelle variabili di una stagione aperta ad ogni pronostico: di sicuro, l’estate della Juve, seppur ancorata a trattative annunciate, si è chiusa con un respiro inatteso. Vlahovic è più leggero, nella testa e nelle gambe, David può diventarlo, Openda lo è sempre stato. "Noi da scudetto? Non scherziamo, siamo appena alla seconda giornata. Posso, però, dire di avere una squadra seria e bella tosta...", così Tudor. E con una proiezione da sessanta reti in tre: palla tra i piedi di chi non deve tradire le attese. E i numeri.

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